La breve favola dei Canavesio di Ugo Bertone

La breve favola dei Canavesio La «scalata» dei due giovani finanzieri torinesi conclusa con una comunicazione giudiziaria La breve favola dei Canavesio Partono nell'81 con un miliardo di capitale - Hanno poco più di ventanni - Alla fine dell'86 hanno 32 società, giro d'affari di un migliaio di miliardi - Ma oggi in Borsa fanno finta di non averli conosciuti MILANO — I Canavesio? •Dal 3 luglio non passano piti di qua: Alla Sem. già quartier generale di un Impero da mille miliardi rispondono cosi. Ma il numero di Cesare, il più giovane, alla Florio-Invest ce l'avete? 'No. Ho solo il vecchio numero della società. Ma lì non sanno nulla di Cesare'. Pure quest'epilogo singolare — una merchant bank senza numero di telefono — suona bene in questa storia, un po' Irreale, un po' incredibile dei fratelli finanzieri: sei anni di galoppo tra scalate in Borsa, trasferimenti di pacchetti, raffinate costruzioni di ingegneria finanziaria, promesse di sbarchi sui grandi mercati internazionali. Quasi un sogno, una bella favola tra immagini alla moda (i finanzieri yuppìes), stereotipi di maniera (pallidi, votati alla Coca Cola) e miraggi di finanza spettacolo, un po' all'americana sfumati cosi,.nell'imbarazzo e nel silenzio (e oggi sono pochi in Borsa ad ammettere di averli conosciuti e frequentati). E poi? Da qualche giorno la vicenda dei Oatsby alla torinese si recita più tra le aule dei tribunali che non sul grande palcoscenico di Piazza Affari. Una vicenda ancora oscura, magari destinata a ridimensionarsi tra le mani di abili legali oppure capace di provocare sviluppi impensati n bollettino di Palazzo di Giustizia, pur coperto dal più assoluto segreto istruttorio, lascia filtrare queste informazioni. Una decina di giorni fa i due Canavesio si sono presentati, spontaneamente al magistrato che, pochi giorni prima, aveva inviato loro una comunicazione giudiziaria. I reati? Le contestazioni, frutto di un rapporto alla magistratura del lavoro di ispezione alla fiduciaria Pidelital, non sono certo leggere: si va dalla falsa comunicazione sociale e illegale ripartizione degli utili al conflitto di interessi con l'aggravante del danno rilevante alla società. Sul piano penale, poi, si contestano reati come la truffa, l'appropriazione indebita, l'omessa comunicazione alla Consob e, per finire, pure si parla di omesse dichiarazioni sul terreno fiscale. he conseguenze? Senza entrar nel merito della partita giudiziaria non si può non sottolineare che la liquidazione della Pidelital, motore e cuore del piccolo impero Canavesio, prende le mosse dalla legge 430 del 1986, nata sull'onda delle reazioni per il crack Cultrera (il bancarottiere dell'Iti ancora latitante) e di Luciano Sgarlata. Una legge che può offrire al liquidatore la possibilità di andare a fondo, scardinando i veli delle fiduciarie, e di indagare su tutte le ramificazioni di ioreste complesse (le società dei Canavesio sono una cinquantina) ma dalle radici fragili, senza limitarsi alla semplice liquidazione della fiduciaria per cui, tra l'altro, 1 conti non appaiono poi cosi disastrosi: 83 miliardi raccolti, una settantina già restituiti ottime possibilità di raggranellarne un'altra decina a fronte dei titoli posseduti. Ma, senza anticipare previsioni su una vicenda complessa e dagli esiti tutti da verificare, resta una storia dal contorni tutti da capire. Come è possibile che l'Italia degli Anni Ottanta, tra decine di convegni sulla trasparenza e la sovrapposizione di mille controlli, possa conoscere una parabola del genere? Massimo Canavesio, trent'annl, sguardo triste e tanta riservatezza. Cesare, tre anni di meno, dinoccolato, timido, gentile e silenzioso. La loro storia all'americana inizia 11 14 settembre del 1981. 'Quel giorno — ha spiegato a suo tempo Massimo — decisi di fondare Vlfp. Capitale di un miliardo'. Parte dei quattrini viene dal padre, ormai già ritirato dagli affari (aveva accumulato una discreta fortuna come distributore di acque minerali), parte da alcuni risparmiatori che credono in questo genio precoce della finanza. E' il momento della grande fortuna della finanza atipica. Massimo Canavesio utilizza la formula dei certificati di partecipazione per il varo della sua prima iniziativa, il programma Colle di Castiglione. Le cose vanno bene (non benissimo), ma i Canavesio capiscono subito che l'epoca degli atipici volge al termine. Non solo. Le frontiere di Torino («una citta ove la finanza è monopolizzata — spiega Massimo — da pochi gruppi e dove non c'è spazio. Così, pur restando torinese nell'animo e negli affetti, sono venuto a Milano-) sono troppo modeste per chi sogna la grande stagione della finanza che, tra fondi di in¬ vestimento e grandi progetti di risistemazione azionaria, si va preparando nella City meneghina. E a Milano i due sbarcano con. le raccomandazioni giuste e i giusti indirizzi. Frequentano i grandi della finanza, alla ricerca della buona occasione per sfondare. La prima si presenta nell'83 con l'acquisto del 45% di un piccolo istituto, il Credito Milanese. E' solo un assaggio (due mesi dopo il Credito Milanese passa di mano), ma che permette ai Canavesio di acquisire: una prima quota della NorrUtalia. Da ».l!ora i due fanno sul serio. Dai tempi della finanza atipica hanno Imparato che 11 denaro non è un pro¬ i , y o e. 3 n o o a o a ul o o¬ blema Insormontabile; l'Italia è piena di risparmiatori alla ricerca di opportunità. Ed ecco che gli uomini di Canavesio, 1 venditori dell'Ifp, battono le strade trovando i 6-70O risparmiatori disposti a finanziare l'assalto dei Canavesio. I quattrini vengono versati alla Pidelital che li investirà nella Finanziarla Assicurativa che, a sua volta, comprerà il 40% della Nordltalia parcheggiato presso la Cofindi di Alberto Milla. Al clienti viene promessa la restituzione del quattrini entro quattro anni dietro un tasso di interesse superiore a quello del Bot. Cominciano gli anni della gloria: •! fratelli Paperoni», «i giovani d'oro», titolano i giornali e spiegano con dovizia di particolari la giornata di questi strani vecchi-ragazzi capaci di sedici ore di lavoro al giorno, pronti a trattare con i potenti e a ragionare in grande. il meccanismo? Quello classico, delle scatole cinesi n sistema, a partire dalla Nordltalia è semplice e sofisticato: l'ultima società acquistata acquisirà alcune delle partecipazioni presenti nel portafoglio della società acquirente che, cosi riavrà parte (o tutti) 1 quattrini investiti nell'operazione. La Nordltalia, infatti, non è che una tappa nel disegno di Massimo. «Ci espanderemo — spiega — su tre poli: assicurazioni, immobiliare e servizi finanziari'. Per far questo occorre una holdingcassaforte quotata. I due ci provano con la Milano Centrale, ma rinunciano. Riesce meglio con la Sem: acquisti attenti e discreti (con 1 soldi della Nordltalia e deU'Ifp) e, dopo due mesi, i fratelli acquistano la maggioranza della Sem per una ventina di miliardi. E dopo? E' la volta della Nuova Edificatrice, della Ferrovie Torino Nord, destinata a far da holding del servizi finanziari. Alla fine dell'86 ci sono 32 società, mille persone al lavoro, un giro d'affari di un migliaio di miliardi. Un piccolo impero costruito sul rigiro di quattrini In costruzioni finanziarle da far venire il capogiro. Un esempio? La Sem compra la Nuova Edificatrice. Poi, la stessa Sem cede alla Nuova Edificatrice la Prefim e l'Impresa Canzani In cambio di 43 miliardi (la Nuova Edificatrice era costata 40 miliardi). Stessa storia per la Torino Nord, oggetto, subito dopo l'acquisto, di un aumento di capitale finalizzato all'acquisto dalla Ifp di Ifp commissionarla (una delle note più delicate), di Ifp service e Fidelità!. Un sistema che ha bisogno di alcune garanzie: un mercato finanziarlo al rialzo, pronto a far lievitare di prezzo le partecipazioni a ogni passaggio (prezzo naturalmente solo contabile); l'afflusso costante di quattrini da parte del pubblico; la fiducia del sistema bancario (e i Canavesio ne hanno avuta in abbondanza). Tutto bene fino al novembre scorso quando l'allora ministro dell'Industria Valerio Zanone manda un ispettore a verificare i conti Fide11 tal. La tendenza s'in verte: cala la raccolta; Il sistema bancario tenta di recuperare posizioni delicate e arrischiate; la Borsa, al ribasso, fa il resto. E' stata una congiura? I Canavesio (Cesare intanto si è allontanato acquisendo la Florio, società fuori per ora dalla tempesta) giurano di si. Senza dietrologie, però, resta il fatto che ben pochi acquirenti si sono fatti avanti per la Nordltalia. La Latina di De Benedetti si è ritirata, insoddisfatta delle garanzie offerte; Ouldo Accornero. per ora, si è impegnato per una lira e, una volta rivisti i conti ha parlato di situazione difficile. In realtà è una storia già vissuta, con altri protagonisti e la lezione, amara, è sempre la stessa. L'Italia dei cavilli e dei controlli burocratici, alla fine, concede gli spazi aperti alle avventure. Anche a quelle a non lieto fine. Ugo Bertone Milano. I fratelli Cesare e Massimo Canavesio, un impero da mille miliardi durato una sola primavera (Tclefoto)