Morire di Usl di Luigi Firpo

Morire di Usi Morire di Usi inizia le ricerche proprio dall' ospedale dove sa che il suo congiunto doveva recarsi, viene invitata a rivolgersi altrove, perché nella prenotazione il nome della moglie era stato scarabocchiato in modo da non essere facilmente leggibile. Resta da chiedersi come mai neppure uno del personale, per sette giorni, abbia dovuto far pipi e in che stato debbano essere le latrine in cui la donna delle pulizie si affaccia — se va bene — una volta la settimana. Ma cosa sono sette giorni in confronto a tre mesi? Tanti ne sono passati infatti prima che sul terrazzo di una clinica romana venisse scoperto il cadavere di Luigia Martini, un' ottantenne sofferente di cuore scomparsa il 22 marzo. I resti di quella poveretta, definiti impietosamente «un sacco di stracci», vennero scoperti per caso da un infermiere richiamato su quel belvedere aereo dal trillo di un uccellino. Si tratta dell'unica nota gentile di queste squallide storie di confusioni, negligenza e incuria. Chi era convinto che le Usi fossero un cronometro di precisione, un modello raro di efficienza, austerità e sollecitudine umana, dovrà cominciare a ricredersi. Forse c'è qualcosa nella Riforma sanitaria che non funziona. Una volta la gente moriva, magari mal curata, nel proprio umile giaciglio: adesso muore dimenticata nei cessi. Non mi sembra un grande progresso. Luigi Firpo

Persone citate: Luigia Martini