«Non sono 235 mila sfaticati»

«Non sono235milasfaticati» I sindacati replicano alle accuse di improduttività nelle Poste «Non sono235milasfaticati» Secondo la Commissione ministeriale per la spesa pubblica, ogni dipendente lavora «effettivamente» la metà del tempo - Sproporzionato aumento del personale negli ultimi 10 anni ROMA — «Non è vero che l'inefficienza del sistema postale italiano sia causata dall'improduttività del personale*: i sindacati respingono il giudizio negativo espresso nei giorni scorsi dalla Commissione tecnica per la spesa pubblica del ministero del Tesoro. «Il documento della Commissione sfonda una porta aperta — ha detto Salvatore Bonadonna, segretario generale aggiunto della Filpt-Cgil —. Già da tempo infatti noi avevamo fatto precise denunce del basso livello qualitativo dell'amministrazione postale. Ma non posso condividere la tesi secondo la quale nelle Poste lavorerebbero 235 mila sfaticati*. «Vi sono certamente aree di improduttività — ha concluso Bonadonna — ma il vero problema consiste nella vecchia organizzazione del lavoro e nella mancanza di managerialità del vertice. TI ministero delle Poste non deve avere funzioni gestionali; ma deve svolgere un ruolo di indirizzo, di programmazione e di controllo. La gestione della posta e del bancoposta deve essere assegnata a un'azienda autonoma, sulla falsariga delle ferrovie*. Anche per Mario Schiavo, segretario generale della Uil-Poste «è una forzatura attribuire la massima responsabilità del disservizio postale ai lavoratori del settore. Negli ultimi due contratti abbiamo fatto un accordo sulla riduzione dell'orario di lavoro e sulla produttività che è salita con un incremento del 20 per cento. Inoltre stiamo trattando una nuova e diversa organizzazione del lavoro che prevede turnazioni diverse e generalizzate, apertura degli uffici al pubblico anche di pomeriggio e altri provvedimenti Ma vediamo, in dettaglio, le critiche mosse dalla Commissione ministeriale, cosi come sono state presentate dal presidente della commissione, Pietro Giarda, dal coordinatore, Rino Onofri, e da alcuni collaboratori fra cui Antonio Pedone, Mario Baldassarre e Giancarlo Morcaldo. 81 mette in luce innanzi tutto, la pessima organizzazione del lavoro. Ogni dipendente dcll'amml lustrazione postale — concludono gli autori del voluminoso dossier — lavora «effettivamente* la metà del tempo che passa in ufficio. E la produttività — diversamente da quanto affermano i sindacati — è in costante diminuzione: colpa, più che altro, di una rnacchina organizzativa che perde progressivamente colpi e di una errata politica di «gonfiamento* degli organici. Di conseguenza, negli ultimi dieci anni il disavanzo finanziario dell'amministrazione postale è cresciuto a dismisura. Nel 1976 era a 579 miliardi, a fine '85 aveva raggiunto i 3750, con un in¬ cremento del 648 per cento. Nello stesso periodo le entrate sono salite del 449 per cento (da 1525 a 6850 miliardi) e le uscite del 503% (da 2104 a 10.603 miliardi). Risultato: nell'85 ogni italiano ha dovuto pagare 66 mila lire — indipendentemente dalle spese che ha effettuato in prima persona per i vari servizi — allo scopo di tenere in piedi questa amministrazione. In complesso, tra il 1976 e 1' 85, il personale delle Poste è aumentato del 33,05 per cento; il numero di dipendenti per ufficio è cresciuto in media, sempre nelle stesso periodo, del 29 per cento. Il traffico postale è salito di quasi il 23 per cento, mentre gli uffici postali sono aumentati del 3%. n rapporto fra traffico e dipendenti è calato dell'8 per cento: l'aumento del personale non è stato insomma bilanciato dalle esigenze del traffico. In alcune regioni questo dato diviene quasi «patologico»: in Abruzzo e Liguria il rapporto traffico-dipendenti supera di poco il 33 per cento. Solo in Lombardia tale indicatore arriva all'84%; ma, in generale, si attesta attorno al 50 per cento. Questo appesantimento dei dipendenti delle Poste si è tradotto sia in uno sbilanciamento dei costi (oltre il 50 per cento delle spese sono assorbite dalle retribuzioni del personale) sia in una bassa utilizzazione delle loro capacità. I conti della Commissione mostrano una situazione preoccupante: gli addetti ai telegrammi, ad esempio, su una presenza fisica in ufficio di 1599 ore, lavorano effettivamente il 18,5 per cento di questo tempo. La situazione è decisamente migliore, in compenso, nel settore dei conti correnti Viene comunque ribadita la denuncia dell'inefficienza del nostro sistema postale, in rapporto con altri Paesi europei. In Gran Bretagna e Germania, ad esempio, tre quarti della corrispondenza sono recapitati in giornata Sulla realtà italiana ci sono valutazioni diverse, anche se ugualmente sconfortanti. Le Poste affermano che qui da noi una lettera arriva a destinazione dopo tre giorni e mezzo. Ma, secondo una recente indagine della Conf industria citata nel rapporto della Commissione, il tempo medio è di oltre cinque giorni e mezzo.

Persone citate: Antonio Pedone, Bonadonna, Giancarlo Morcaldo, Mario Baldassarre, Mario Schiavo, Pietro Giarda, Rino Onofri, Salvatore Bonadonna

Luoghi citati: Abruzzo, Germania, Gran Bretagna, Liguria, Lombardia, Roma