«Ancora nubifragi in Valtellina»
«Ancora nubifragi in Valtellina» Fonogramma di Zamberletti alle prefetture: «Maltempo al Nord, tenetevi pronti» «Ancora nubifragi in Valtellina» Altre 48 ore di ansia - Dalla Valmalenco sfollano i diecimila rimasti bloccati da sabato Salvati 90 bambini di una colonia del Comune di Milano - Ai turisti dicono: «Andate via» DAL NOSTRO INVIATO SONDRIO — .n rischio di violenti temporali, nubifragi e forti quantitativi di pioggia è elevato: l'aggravamento è previsto entro le prossime 48 ore*. Da Roma, dal ministro della Protezione civile Giuseppe Zamberletti, arriva questo telegramma che è un ordine: •Raccomandasi impartire necessarie disposizioni cautelative ai reparti di soccorso*. Qui si fanno gli scongiuri, si spera che nulla accada, che il tempo resti al meglio. Ma da questa mattina il «rischio è elevato», proprio come sabato, il giorno della Valtellina violentata dall'acqua. Dalla Valmalenco, a fatica, scendono i diecimila rimasti lassù da sabato. A Sant'Antonio Morignone si cercano conferme: quante altre vittime sotto i 18 metri di fango e pietre? A Bormio e Morbegno si seppelliscono i morti. •A Tartano — dice il procuratore della Repubblica Ettore Cordisco — i vigili del fuoco hanno trovato un pezzo di testa. Non sappiamo ancora se di un uomo o di una donna, ma cosi sappiamo che i morti salgono a 13*. Potrebbe essere, questo pezzo di testa, del padre o della madre di Emilia Libera, la brigatista che aveva sequestrato 11 generale Dozier. «Se torna a piovere dobbiamo scappare tutti, abbandonare quel poco che ci è rimasto*. A Sant'Antonio Morignone si arriva con un elicotterino della Guardia di Finanza, Riccardo Bonetti, 22 anni, sta spazzando fango dal primo plano di casa. E davanti a casa, è come essere in riva al lago. Per otto chilometri acqua, tetti di auto che galleggiano, pali della luce che scivolano a valle, cabine della Slp impigliate in alberi zuppi. «Di noi 250 che abitiamo qui nessuno è disperso — dice Riccardo —. Ma quando l'acqua si è portata via la strada II c'erano molte macchine*. I soccorsi, a Sant'Antonio, sono arrivati ieri. Impossibile prima. Manca l'energia elettrica, i telefoni sono muti. Per otto chilometri, che erano di strada, di baite, di argine, non è rimasto nulla. Tutto è sotto quei 18 metri che dall'alto colorano di giallo. Anche — si continua a temere — altri morti. Adolfo Demonti. 11 falegname del paese, è sicuro e già l'ha detto alla polizia: «Ho visto 4 o 5 auto ferme, e almeno dieci persone scendere e guardare verso il fiume. Erano rimasti bloccati dalla frana, si guardavano attorno...: Demonti, con Arsenio De Gas peri, l'idraulico di Sant'Antonio, aveva capito che la montagna stava per franare. «Ci siamo messi a correre, abbiamo passato il Ponte delle Capre, che adesso non esiste più, e abbiamo cominciato a gridare, a chiamarli, a fare segni. Poi è scesa la frana, e sono stali travolti dai detriti e adesso saranno laggù, sepolti*. •Anch'io — aggiunge Riccardo Bonetti, mentre ripulisce dal fango bottiglie di vino — ho visto le auto trascinate via. Però penso che la gente si sia salvata: ne ho visti tanti scappare*. L'incertezza è nelle pessime previsioni meteo e nel conto delle vittime. I carabinieri di Sondrio, al due numeri di telefono messi a disposinone per segnalare i dispersi (0342/511572-511573). hanno ricevuto più di 300 chiamate. In maggior parte richieste di notizie sulla Valmalenco, ancora senza collegamenti telefonici E segnalazioni di auto scomparse, forse inghiottite da acqua e fango. E telefonate di chi è riuscito ad evitare la piena, tipo: «fa mia auto è sicuramente sotto, ma io sono salvo*. A sera nessun nuovo disperso, nessun nuovo allarme. L'allarme, adesso, è in quel telegramma di Zamberletti. Altra pioggia, altra acqua sulla Valtellina, rischia di travolgere le zone già sconvolte. Gli elicotteri dell'esercito risalgono le vallate a bassa quota, i rilievi dicono che le montagne sono spaccate in più punti, che i torrenti possono portare verso l'Adda altre migliaia di metri cubi d'acqua e detriti. A Sant'Antonio Morignone due giorni di bel tempo non sono bastati, quel che resta del paesino può finire a valle. 'L'Adda — temono qui — si è ripreso il suo territorio, torna dove c'era la strada*. Tremila valligiani hanno abbandonato i paesi. Di giorno, però, dai sentieri di montagna, tornano a pulire, a iniziare a ricostruire. A Cepina, appena sotto Bormio e poco prima di Sant'Antonio, il consigliere comunale Felice Fiorina ha paura che qualcuno possa sbagliare. «7 tecnici che vengono da fuori non conoscono le zone, è meglio che lascino fare a noi. I tecnici li abbiamo noi e siamo in grado di ricostruire da soli. Le montagne le abbiamo nel sangue e sappiamo noi come difenderle, meglio di tutti. Questa volta la ricostruzione deve essere affidata agli enti locali*. Era mezzogiorno quando Fiorina parlava di ricostruGiovanni Cerniti (Continua a pagina 2 In ottava colonna)
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