Schiavi della carne straniera

Schiavi della carne straniera Per le importazioni spendiamo venti miliardi il giorno Schiavi della carne straniera Più scadente di quella italiana, viene però venduta a prezzi inferiori - Produciamo appena il 77% del consumo interno - Nell'86 chiuse 120 mila stalle - Un convegno all'Ice DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — Lo scorso anno oltre 120 mila stalle (su più di un milione) hanno cessato l'attività, mentre nello slesso anno la voce agroalimentare è balzata al primo posto nella scala negativa della bilancia commerciale (superando le fonti di energia), con il contributo determinante della carne (che continuiamo a consumare al ritmo di 25-26 chili l'anno prò capite); per l'import di questa voce spendiamo oltre 20 miliardi il giorno .E' una situazione insostenibile — affermano i produttori — anche perché la carne di produzione italiana continua ad essere di qualità decisamente superiore. La carne importata viene preferita, proprio perché, essendo più scadente, costa meno-. La difficile situazione del settore è stala esaminata in una tavola rotonda organizzata all'Ice dal periodico Export alimentare. Come uscire da questa situazione? -Occorre da un lato — ha detto il presidente della Federalimentare. Ferdinando Catella — modificare col tempo le abitudini alimentari degli italiani, convincendoli a usare di più le carni bianche, dall'altro agire con convinzione sull'esportazione di carni lavorate, a più alto valore aggiunto, e per le quali la nostra industria è all'avanguardia*. Attualmente. l'Italia è in grado di produrre solo il 77 per cento del consumo nazionale, mentre il restante 23 per cento viene importato da partners comunitari e da paesi terzi. Il consumo annuo prò capite di carne è pari a 78 chili, dei quali 25 di carni bovine e 21 di pollame. P»>r rilanciare la produzione italiana, è stato sottolineato, e innanzituito necessario recuperare all'estero un'immagine positiva dopo l'epidemia di afta che ha provocato la chiusura degli sblocchi sui mercati stranieri. A tale proposito, le notizie sono confortanti: da oltre 40 giorni non si segnalano in Italia focolai di infezione, ed il dato fa bene sperare, nonostante l'afta sia una malattia spiccatamente invernale. Per quel che riguarda le radicate consuetudini alimentari degli italiani. ì gusti cambiano con lentezza: .1 ritmi di vita — ha osservato il direttore generale dell'Assocarne. Benimeo — hanno causato una forte predilezione per il quarto posteriore (la fettina): stiamo cercando ora di valorizzare altra carne, qualitativamente ottima ma finora penalizzata da tempi di cottura più lunghi Ed il metodo per farlo è la tritatura: l'hamburger italiano — ha concluso Benimeo — è uno dei migliori del mondo* Un'altra soluzione per giungere ad un parziale riassorbimento de! deficit alimentare e rappresentata dall'espansione delle esportazioni di prodotti derivali e traslormati della carne: salumi e prosciutti italiani, e stato detlo. non temono confronti

Persone citate: Ferdinando Catella

Luoghi citati: Italia, Roma