Questi nostri giudici di A. Galante Garrone

Questi nostri giudici Alcuni atteggiamenti provocano sconcerto Questi nostri giudici Ho criticato ieri l'altro la tendenza di Craxi a menar fendenti sulla nostra magistratura. Mi osùno — forse ingenuamente — a pensare che, in un Paese democraùco, la spada non è l'arma che più si addica all'uomo politico. Ma, come aggiungevo alla fine dell'articolo, non sarebbe giusto tacere i motivi di sconcerto provocati, con preoccupante frequenza, da qualche atteggiamento dei nostri giudici. Parliamone con franchezza. Una delle accuse oggi più diffuse è quella di «protagonismo». A mio parere, questo ritornello è un po' troppo insistito. Può ben darsi (e qualche volta è accaduto) che questo vezzo teatrale ed esibizionistico, dovuto alla invadenza prepotente, nel nostro costume e nella vita pubblica, di tutto ciò che è spettacolare, si sia infiltrato persino nei severi ambulacri di Temi. Ma non esageria¬ mo. A volte nasce il sospetto che questa troppo abusata deplorazione nasconaa il segreto desiderio di ricacciare nell'ombra certi imperterriti e pertanto scomodi custodi della inesorabile applicazione della legge nei confronti di tutti. Di tutti, dico. E all'attivo della magistratura, dobbiamo pur mettere questa volontà di non risparmiare i cittadini «eccellenti», gli altolocati per censo, professione, rispettabilità sociale, autorità. Piaccia o non piaccia (e a qualcuno certamente non piace), è anche questo un segno non trascurabile della maturazione democratica del nostro Paese. E non solo del nostro. Si veda il libro del sociologo statunitense Edwin H. Sutherland su // crimine dei colletti bianchi, nel suo testo finalmente integrale, pubblicato nel 1983, più di trent'anni dopo la sua prima edizione prudente¬ mente mutilata, e ora tradotto in Italia (Giuffrè Ed., 1987). I nostri crimini sono più casalinghi, provinciali: bustarelle, favoritismi illeciti. Ma sono pur sempre reati: e oggi i nostri giudici li colpiscono, senza i cautelosi riguardi di un tempo. Non c'è che dire, è un progresso. L'importante, anche per i giudici più decisi e battaglieri, è non sconfinare dal loro àmbito specifico. Eppure, se li si richiama a questo loro ben circoscritto dovere, talvolta se ne adontano come di un sacrilegio. In qualcuno, par di cogliere una certa albagia professionale, che si traduce in orgogliosa insofferenza delle critiche, quasi che si trattasse della lesa maestà di una casta di intoccabili. Non si dovrebbe mai dimenticare che A. Galante Garrone (Continua a pagina 2 in quinta colonna)

Persone citate: Craxi, Edwin H. Sutherland, Giuffrè

Luoghi citati: Italia