Fellini: «Amarcord Walt Disney»

Pollini: «Amarcord Walt Disney» Stasera Speciale Tg 1 con il regista per il cinquantenario di «Biancaneve e i sette nani» Pollini: «Amarcord Walt Disney» Un insolito Speciale Tg 1, sfaserò, da non perdere: protagonisti Walt Disney e Federico Fellini. L'occasione è il cinquantenario della prima di uno dei più celebri — forse il più celebre in assoluto — cartoon della storia del cinema. Biancaneve e i sette nani. H programma di dà anzitutto una scheda informativa: un lavoro di tre anni (con dubbi, esitazioni, ripensamenti), una troupe di cinquecento persone, serata di trionfo a Los Angeles, la Coppa speciale a Venezia, l'Oscar, il successo in tutto il mondo superiore ad ogni aspettativa (e persino le parodie, tra cui una memorabile del '42 dove nel finale il principe azzurro fa clamorosamente cilecca e il suo fiacco bacio non ha il potere di risvegliare Biancaneve, non più candida fanciulla ma piccante negretta canterina). Perché tanto successo? La trasmissione ripropone parecchi brani del film, e a commentarli c'è Federico Fellini colto mentre fra i mostri di cartapesta ispeziona il luna-park di Roma (sta scrivendo la prefazione ad un libro americano di servizi fotografici sui luna-park nei cinque continenti e che raccoglie impressioni e testimonianze di attori comici da Stanilo e Olilo a Danny Kaye: «Una gallerìa di gloriosi buffoni, e ci sto dentro anch'io,..»/ Senza montare in cattedra, con l'immediatezza di un discorso tra amici, Fellini dice la sua sul fenomeno Disney, •quasi in giudicabile., una presenza forte nella nostra infanzia che ha saputo magicamente trasformare figure e figurette simili a quelle che conoscevamo nelle vignette del -Corriere dei piccoli- in un mondo animato, parlato, musicato. Quale il versante più appetibile di Biancaneve? Il regista non esita: il versante nero, l'atmosfera horror che per altro colora di cupi risvolti la favolistica popolare. Tra le cose migliori le sequenze sui terrori di Biancaneve e il fascino della perfida, -ipersessuata- regina che non a caso assume le sembianze di una orrida strega da incubo. E' presumibile — dice — die Disney avvertisse l'influenza del cinema horror americano esploso nella prima metà degli Anni 30; e indica (e il programma la riporta) un'altra sequenza -gotica-, dal Pinocchio, quando Lucignolo e Pinocchio — fra guizzi di ombre sulle pareti, urla strozzate, gemiti, smanie, specchi infranti — subiscono la metamorfosi da ragazzi a ciuchini in una dimensione che ricor¬ da Dottor Jekyll e Mister Hyde. Pimpante intervista che ha un'aria — o forse lo è — tutta spontanea e improvvisata. Non mancano gli aneddoti in cui Fellini immette il suo piacere di raccontare: a Disneyland in America lui, la Masino e Polanski sono stati costretti a buttarsi sotto i tavoli di un finto saloon del West perché — vociava Disney sparacchiando con un fucile giocattolo — .fuori si era scatenato l'attacco degli indiani». E suggestionato da Fantasia (tentativo di esprimere la musica con i colori), una volta, in campagna dai suoi, il regista giura di aver visto uscire da una stalla dove risonava il muggito di un bue una lunga ondeggiante striscia rossa che gli è entrata nel cervello e si è poi dispersa in tanti frammenti- Narratore compiaciuto sempre ai confini di una «cronaca sognata., e caratterista sornione che pare uscito dai suoi film. Fellini non rinuncia all'analisi approfondita del fenomeno Disney: aderente ai valori in cui credeva la maggior parte degli americani, improntato ad un «ottimismo inguaribile», ufficio stampa attraverso cui l'America ha gestito per anni un ritratto di se stessa... E lui. Disney? Un grande cineasta, curioso e prudente, artista e uomo d'affari, «sublime pagliaccione», capace di mescolare il poetico con il buffonesco e il patetico, «una leggenda del suo tempo destinata a durare». E' una trasmissione in cui Fellini chiaramente si diverte. E noi con lui. Ugo Bozzolai.

Luoghi citati: America, Los Angeles, Roma, Venezia