Il soggetto debole di Gianni Vattimo

D soggetto debole NOI, DOMINATI DALL'ECONOMIA D soggetto debole Si parla sempre più spesso di «regole del gioco», per indicare le norme che reggono il sistema politico, il mondo dell'economia, o settori più specifici di rapporti sociali in cui individui e gruppi interagiscono fra loro. Naturalmente, sono regole del gioco anche quelle degli scacchi, del calcio, dello scopone. E' solo un caso, un effetto di metafore, o ci sono davvero dei nessi tra questi sport o passatempi e attività serie come la politica e l'economia? In qualche senso, si può sostenere che anche le attività serie hanno perso oggi un po' del loro peso: come nella scienza non ci si illude più di trovare la vera realtà delle cose, ma piuttosto si formulano leggi probabilistiche in base a cui e possibile manipolare la natura, così nel campo giuridico le leggi non pretendono più di avere un fondamento naturale assoluto, si presentano appunto sempre più come regole «arbitrarie», anche se non affidate all'arbitrio di singoli individui; e questo le accomuna alle regole di attività ludiche come il calcio o gli scacchi. E' questo uno dei modi in cui ci si può introdurre alla problematica discussa dal giurista Pietro Barcellona (professore universitario, già deputato nelle liste del pei) nel suo ultimo libro su L'individualismo proprietario (Ed. Boringhieri). La società in cui è divenuto possibile parlare delle leggi come di «regole del gioco» è, per Barcellona, la società tardo-moderna nella quale non solo la riflessione sul diritto, ma prima il pensiero scientifico, la filosofia, la sociologia, hanno scoperto in vari modi di non potersi richiamare a fondamenti assoluti, a strutture metafisiche che facciano da base alle certezze e che forniscano norme sicure di comportamento. * * Questa generale dissoluzione delle certezze metafisiche, dice Barcellona, ha dato luogo al sorgere di un «soggetto debole», quello appunto di cui hanno parlato di recente alcuni filosofi italiani, ma che si ritrova anche alla base di teorie sociologiche come quella di Miltlas Luhmann, o nella archeologia del sapere di Foucault e nella antropologia ne gativa di Gchlcn. Di queste e altre teorie sociologiche, economiche, filosofiche, e ovviamente giuridiche, Barcellona dà alcune esposizioni sintetiche nel suo libro, che in tal modo si offre anche come un utile e accessibile sommario di molte delle idee che circolano nei dibattiti odierni. Lo scopo del libro non è tuttavia principalmente espositivo. Barcellona ha una tesi precisa da proporre, almeno sul piano critico: vuol mostrare che questo generale indebolimento di strutture, che ha il suo aspetto centrale nella dissoluzione del soggetto, non costituisce una novità rispetto allo sviluppo dell'individualismo moderno, come invece talvolta si crede, e soprattutto non ha nessun carattere cmancipativo. La scomparsa delle grandi teorie metafisiche, e della stessa idea di verità, si verifica in modo esplicito nell'epoca in cui, d'altra parte, il soggetto non sembra più capace di grandi decisioni, di grandi credenze: la società di massa produce un livellamento di opinioni, aspettative, bisogni. 1 nostri comportamenti sono tutti statisticamente previsti — anche le minoranze devi anti hanno un loro posto nelle statistiche; e su questo si regge il mercato, la vita produttiva e in genere il sistema sociale. L'individualismo non è però scomparso: è solo diventato un «individualismo di massa», giacché la pubblicità (sia quella propriamente tale, sia quella implicita nell'ideologia del consumismo) si rivolge a ciascuno considerandolo come un soggetto di scelte, e il mondo delle merci è del resto molto vario, addirittura fantasmagorico; dunque, in qualche modo, in esso noi agiamo come individui peculiari, dotati di gusti diversi dagli altri; ma sempre entro un sistema di scelte delimitato, e subendo condizionamenti di ogni genere. Questo individualismo di massa, secondo Barcellona, che sembra in fondo non lasciare libertà ai singoli, è invece l'erede legittimo e la conseguenza logica del grande individualismo moderno, quello che ha ispirato movimenti come l'Illuminismo, la Rivoluzione francese, in genere la modernizzazione della società in nome dei diritti naturali dell'uomo. Questa discendenza, a ben vedere, è anche la ragione per cui, diversamente da quanto propongono certe teorie, l'indebolimento del soggetto che si verifica con la massificazione non contiene alcuna chance positiva e di emancipazione (il «pensiero debole», per esempio, ritiene che l'individuo massificato perda bensì il pathos dell'autenticità, della verità, dell'eroismo, ma in compenso possa divenire meno aggressivo e più amichevole nei confronti degli altri e del mondo). Barcellona pensa che l'individualismo moderno, sia nella forma più recente in cui il soggetto e ridotto al ruolo di consumatore, sia nella sua forma iniziale, è segnato da un peccato originale: il suo legame con la proprietà. Anche quando, agli inizi della modernità, la teoria politica e poi le rivoluzioni borghesi affermano i diritti naturali dell'uomo, pensano l'individuo come caratterizzato dalla proprietà; e ciò perché la rivendicazione dei diritti dell'individuo non nasce nel vuoto, è invece un momento della lotta della borghesia contro la nobiltà per assumere il controllo della società. * * La nobiltà feudale fondava i propri diritti sulla tradizione, la discendenza, cioè su fattori casuali e irrazionali; la borghesia le si rivolta contro in nome dell'uomo come tale, come individuo «astratto» — ma di fatto definito dalla sua qualità di proprietario di cose. Gò significa (come Barcellona mostra attraverso una serie di analisi storiche dettagliate) che la stotia dell'individualismo moderno è dominata dalla dimensione economica: e come all'origine il diritto naturale dell'individuo era solo il diritto del proprietario, così oggi questo diritto si è trasformato nel diritto del consumatore. Ma ciò che domina la nostra vita è sempre l'economia, e le distorsioni e le ai si a cui va soggetto il sistema politico sono in fondo legate a questo primato dell'economia e della nozione di possesso, rinata oggi in quella di consumo. Questa prospettiva economico-consumistica dominante lascia fuori, secondo Barcellona, tutta una vasta zona di diritti umani non contemplati dal sistema proprietario, che si possono forse identificare con quella che si usa chiamare la qualità della vita. Sul che, in larga misura, non si può non essere d'accordo. E' dubbio invece che un'alternativa alle distorsioni, vere o presunte, dell'indebolimento del soggetto tardo-moderno si possa trovare sulla via percorsa da Barcellona, troppo segnata dalla passione — molto razionalistica, cioè moderna e quindi proprietaria — per schemi concettuali rigidi, che echeggiano Severino, Cacciari, e perfino Cari Schmitt. In base a essi, Barcellona rifiuta di prendere in considerazione ogni ipotesi di alleggerimento dell'esistenza in virtù dello sviluppo stesso del consumismo; e ci lascia però (come spesso il pensiero di sinistra) con molte domande e pochissime indicazioni solutive. Gianni Vattimo

Persone citate: Barcellona, Cacciari, Foucault, Luhmann, Pietro Barcellona, Schmitt

Luoghi citati: Barcellona