La lingua che sfida Babele

La lingua che sfida Babele L'ESPERANTO HA UN SECOLO: DAI MARTIRI AI FESTIVAL La lingua che sfida Babele Nasceva in Polonia il 27 luglio 1887 per spezzare le barriere linguistiche - La usò Tolstoj e fu censurato - Stalin perseguitò 30 mila russi che la parlavano e Hitler fece sterminare la famiglia del suo inventore, l'oculista ebreo Zamenhof - Ma oggi la praticano 8 milioni di persone in 110 Paesi - Festeggiamenti a Varsavia e a Londra, dove in esperanto si recita Oscar Wilde LONDRA — Come tutto ciò che profuma d'eccentrico, l'esperanto ha in Inghilterra una base ideale. E' Londra infatti che organizza l'unico festival nazionale per festeggiare il centenario della lingua. Al teatro Bloomsbury, questo mese, verrà messa in scena la commedia di Oscar Wilde La graveco de Sidegli Go, e cioè L'importanza di chiamarsi Ernesto. Esce una serie di nuovi francobolli, non solo in Inghilterra, ma anche in Bulgaria, Cuba, Polonia, Cina e Germania dell'Est. La casa editrice Hodder & Stoughton pubblica un testo per Imparare da soli l'esperanto. Per festeggiare questo centenario ci saranno weekend speciali all'Esperanto Hotel in Morecambe, classi e convegni, conferenze, spettacoli di burattini e ricevimenti in Parlamento, dato che 204 tra deputati e Pari del Regno hanno aderiti: all'Vniversala Esperanto Asocio. Ci sono personaggi famosi e discussi quali Lord K Uson, ex primo ministro, e parlamentari come Tony Benn e Joan Maynard. Quasi tutti sono o liberali o laboristi: l'esperanto ha radici internazionaliste che piacciono di più alla sinistra che non ai conservatori. Una serie di nuove traduzioni di grandi classici si aggiunge al tutto Shakespeare, al Corano, alla Divina Commedia, alla Bibbia e ad Asterix, che fanno già parte della biblioteca alla Londona Esperanto Clubo, in Drummor.d Street, che conta ben 38 mila volumi inclusi 164 testi scritti originariamente in esperanto. Ma il massimo dei festeggiamenti avrà luogo a Varsavia, dove dal 25 al 31 luglio si riuniranno circa 6 mila persone, perché è in Polonia die li 27- luglio di cent'anni-fa ■nasceva la lingua inventata da un ebreo polacco, l'oculista Ludovik Lazarus Zamenhof. Oggi, dicono alla sede britannica, sono più di 8 milioni le persone sparse in 110 Paesi a parlare l'esperanto correttamente. E' facile, dicono, ha solo sedici regole di grammatica, radici latine e slave, ma ha anche parentele con le lingue asiatiche: tutti la possono apprendere ed è precisa. Il testo originale di Zamenhof conteneva solo 48 pagine e un dizionario pieghevole di 921 parole-radici dalle quali si potevano formare più termini. La pro¬ nuncia è invariabile e tutto si legge come si scrive. Sull'esperanto vengono pubblicati ben 132 periodici (il più importante del quali è El Popolo Clnlo, dalla Cina Popolare) e ben 5 mila programmi radiofonici vengono diffusi ogni anno in questa lingua. Anche se il linguaggio più parlato al mondo è il cinese mandarino, seguito dall'hindi e dallo spagnolo, quello più utile, la lingua franca di oggi, è l'inglese. Ma troppi errori, dicono gli esponenti dell'esperanto, vengono commessi per mera incomprensione; l'inglese si presta all'incomprensione, gli americani parlano diversamente dagli inglesi ed i palati latini non sanno pronunciarla. Vari disastri aerei sono avvenuti per questo non capirsi, sottolineano. Se tutti noi adottassimo l'esperanto non ci sarebbero invece problemi. Di una lingua comune che potesse trascendere le barriere nazionali si parlò per diversi secoli. Da quando, nel XVII Secolo, Descartes suggerì la creazione di una lingua internazionale, varie hanno visto la luce, come il volapuk, il soresol, il latino sine flexione. / Interglossa, il ro and mongling. L'esperanto non è che la proposta più giovane, lanciata in un'epoca speciale, in un mondo diverso. Ha avuto una relativa seppur modesta fortuna, e anche se non tutti la prendono sul serio ha persino avuto i suoi martiri e ha resistito cent'anni. E cent'anni sono molti. Verso la fine del XIX Secolo, il dottor Zamenhof pubblicava la lingua per comprendersi meglio: le intenzioni erano buone, il lavoro eccellente. Il 27 luglio 1887 le idee di Ludovik Zamenhof venivano pubblicate in un libro dal titolo Linguo internala. L'autore usava uno pseudonimo prendendo un gerundio dalla propria lingua, esperanto (speranzoso), che avrebbe dato il nome alla sua creazione. C'erano stati almeno 500 tentativi di lanciare una lingua internazionale e ci avevano provato, oltre a Descartes, personaggi come Comenius di Boemia e Leibnitz. Prima, naturalmente, c'era stato il latino, la lingua franca del mondo colto, del mondo politico, con il quale si firmavano i patti, si tenevano convegni internazionali, si scrivevano libri e trattati medici, si discutevano cause internazionali. Ma già in tempi rinascimentali Enrico Vili d'Inghilterra lo capiva male e si lasciava abbindolare da rrancesco I di Francia che lo parlava assai meglio. Quante cose avvennero per non avere il coraggio di farsi ripetere, dire di non aver capito. Più avanti nei secoli anche Mussolini fingeva di capire benissimo l'incomprensibile e veloce tedesco di Hitler, con disastrose conseguenze. Hitler e Mussolini, naturalmente, erano nemici di un moviménto internazionalista come l'esperanto. Ma prima, in Germania, al tempo della Repubblica di Weimar, l'insegnamento dell'esperanto era diventato obbligatorio in ben cinque città e Lipsia dedicava alla lingua addirittura un istituto. Nell'anno 1921-22 il corso per adulti veniva frequentato da ben 40 mila persone, probabilmente per il fatto che in Germania coesistevano minoranze che non parlavano il tedesco bene o non lo parlavano affatto. Una di queste era la comunità ebraica ed è sintomatico che la nuova lingua fosse figlia di un ebreo polacco-russo, che viveva in un mondo dove si parlavano quattro lingue, il russo e il polacco oltre al tedesco e all'yiddish, le due lingue natali di Zamenhof. Erano gli anni feroci dell'antisemitismo, termine coniato nel 1879 da Wilhelm Marr di Amburgo, fondatore della Lega antisemitica. Il primo congresso internazionale antiebraico si apriva a Dresda nel 1882 e, come tutti gli ebrei colti, Herzel, il russo che aveva tanto sperato nell'integrazione, arrivava alla conclusione che gli ebrei venivano spinti in un nuovo ghetto, invisibile e tremendo. Erano anche quelli gli anni più duri dei pogrom zaristi. Quella parte della Polonia che era stata 'assorbita, dalla Russia aveva difatti portato al governo zarista il .problema, ebraico, che la Russia aveva risolto con arresti massicci, spostamenti forzati, uccisioni. Le idee del pensiero ebraico, da Spinoza a Heine, avevano bisogno di uscire dal ghetto. Agli ebrei serviva una lingua nuova e se il tedesco poteva escere la lingua ideale dell'intelletto, Zamenhof ne voleva una più sem plice. Studiò dizionari, grammatiche, vocabolari, libri di testo per scovare le parole più precise, che combinassero la logica con la semplicità. Contrastato dal padre, un censore in lingua russa, l'oculista aveva temuto di intimidire t propri pazienti se questi avessero saputo ch'egli si dilettava In tale invenzione. Ecco perché scelse uno pseudonimo. Fu la Russia, subilo, a te mere il potenziale internazionalismo della nuova lingua. Un articolo che Tolstoj aveva scritto nel 1895 per La Esperantisto. mensile nella nuova lingua, venne censurato. Stalin la considerava la lingua della borghesia e delle spie; nel 1935 un memoro russo del Comitato centrale dell'esperanto venne condannato a cinque anni di lavori forzati. Secondo un attore solletico che venne arrestato per i suoi fervori esperantistici, ben 30 mila persone furono perseguitate e soffrirono in Unione Sovietica per voler imparare e praticare l'esperanto. Fu Hitler il nemico numero uno dell'esperanto. A Varsavia Meissinger della Gestapo ricevette ordini speciali da Berlino: la famiglia Zamenhof doveva essere sterminata! figli del fondatore dell'e¬ speranto vennero tutti arrestati e nel 1942 Wanda, Sophia, Ludovik e Lydia venivano mandati al campo di sterminio di Treblinka, ma Wanda con il proprio figlioletto riuscì a gettarsi dal treno e salvarsi. «Abbiamo i nostri martiri», dice un esperantista nella sede di Londra. Del resto Ulrich Lins, di Colonia, che corteggiò la propria moglie giapponese in esperanto, ha scritto la storia dei martiri dell'esperanto in La lingua pericolosa. Anche il Portogallo, negli anni della dittatura, proibì l'uso delia lingua. L'esperanto è ancora la lingua delle minoranze, dei Paesi dove si parlano idiomi difficili per le nostre culture, come il Giappone, la Cina e il Vietnam. William Ault, preside di una scuola scoezese. efie parla il gaelico, compone poesie in esperanto, ma non si può affermare che la letteratura scorra copiosa, anche se In Universala Esperanto Asocio stampa con entusiasmo tutto quanto venga scritto in questa lingua. Né manca l'Accademia. che mantiene la purezza della lingua, che aggiunge nuove parole, die depreca deviazioni. La Akademio de Esperanto conta quarantacinque Saggi. Quest'anno a Varsaiia gli esperantisti verranno da oltre 40 Paesi e quello elle distinguerà questa riunione internazionale sarà che in sala non si troverà un solo traduttore. I giapponesi parleranno con i tedeschi e i cinesi con i finnici; sarà questo il vero trionfo della lingua nata dal lavoro e dalla fede di un oculista polacco cento anni fa. Gaia Servadio Ludovik Lazarus Zamenhof. l'inventore dell'esperanto