De Berardinis, Delirio della conoscenza di Osvaldo Guerrieri

De Berardinis, Delirio della conoscenza H regista-attore parla del nuovo lavoro in scena al Festival di Sant'Arcangelo De Berardinis, Delirio della conoscenza il primo spettacolo dopo il divorzio da Nuova Scena - «E' l'attesa di una sposa che non arriva, l'intuizione che nessuno di noi è pronto ad accogliere» - Dal trionfo tecnologico del passato a un'ambientazione in un cortile nudo e senza luci sant'arcangelo DI Romagna — il cortile di una caia del Seicento, con i muri sbrecciati e le finestre scardinate. Lo guardi e ti sembra la dimora dell'abbandono. Sennonché, in questo luogo cosi arcigno si fa teatro, Leo De Berardinis vi rappresenta Delirio con una povertà di messi inattesa, soprattutto se si pensa ai suoi ultimi spettacoli, che avevano segnato il trionfo della tecnologia e della luminoteenlca. Leo, questa volta, ha scelto la nudità. Ha fatto ricoprire di sabbia la pavimentazione sconnessa del cortile e, con i suoi dieci attori, percorrerà fino a domani quello che lui chiamerebbe l'intricato labirinto della conoscenza. Comincia a recitare al crepu¬ scolo, sfruttando l'ultima luce del giorno e, via via che la rappresen tastone procede e s'inoltra nell'oscurità, si lascia illuminare soltanto dai lampioni della strada. Non è una bizzarria. Piuttosto, spiega lui stesso, è un modo di ritornare alle origini del teatro moderno in una ricerca che desidera sviluppare: •Voglio continuare con queste forme di teatro di cortile, allestendo magari Shakespeare, e sfruttare le risorse espressive della luce naturale. Anche Shakespeare lavorava cosi». Con Delirio Leo De Berardinis è fra gli ospiti di rango della Cittadella del Teatro di Sant'Arcangelo. Anzi il suo spettacolo è comprodotto dal Festival. Insieme a lui, a dividersi il pubblico della se- «rione •Paesaggi teatrali', ci sono il regista portoghese Manoel De Oliveira, che con De Profundis è alla sua prima esperienza teatrale, e Mario Mortone con Filottete. La sezione •Dinanzi alla tradizione occidentale* ha per protagonista assoluto l'attore polacco Jersy Stuhr, che propone una propria autobiografia teatrale anche col supporto e le testimonianze di suoi colleghi dell'Est europeo. A tutto ciò bisogna aggiungere le rassegne speciali, i •segnali di fumo» provenienti dai giovani gruppi, per un numero imprecisato di eventi. Leo si guarda idealmente intorno e gongola: «Trovo qui un clima sano e promettente. C'è una gran voglia di ricominciare. E' come se avessimo ripreso un discorso interrotto e c'è la volontà sincera di uscire dall'appiattimento». Anche per lui, dopo il divorzio da Nuova Scena, è un po' un ricominciare. Persino questo suo spettacolo, che il 9 vedremo al Festival di Asti, fa da ponte simbolico con certe sue antiche •passie*. Leo giunge ad esaltare «lo squallore di bellezza» del cortile in cui si svolge il suo Delirio. Dice che qui il teatro •deve fare i conti con spazi diversi e l'attore è costretto a modificarsi secondo gli spazi». Ricorda: «Recitavo nei teatri all'Italiana e anche nei bar, quando facevo coppia con Perla: erano due rese completamente diverse». Ma questo Delirio... «Non è affatto un delirio, anzi è un teorema molto lucido. 8i compone di dieci percorsi, uno per attore, che s'Incrociano teatralmente, n mio percorso ha una linearità in più, parte dall'antica sapienza egizia e, attraverso la Bibbia, arriva a un Pulcinella che si riscatta con una presenza esoterica». E nella sostanza, che cos'è? «E' l'attesa di una sposa che non arriva. Durante l'attesa ci sono solismi di attori sostenuti dagli altri o da me che suono il tamburo». Una sposa o un simbolo? «La sposa è l'intuizione, è la conoscenza. Non arriva perché nessuno di noi è pronto ad accoglierla» Chissà se c'entra Godot. Osvaldo Guerrieri

Persone citate: De Berardinis, De Profundis, Leo De Berardinis, Manoel De Oliveira, Mario Mortone, Shakespeare, Stuhr

Luoghi citati: Asti, Nuova Scena, Romagna, Sant'arcangelo