«Francesi, assolvete Barbie» di Enrico Singer

« Francesi^ assolvete gorbie » Il difensore agita i fantasmi di Vichy e contesta i «crimini contro l'umanità» « Francesi^ assolvete gorbie » Cinque ore di arringa, in un silenzio tesissimo per dimostrare che il boia di Lione era solo un piccolo ingranaggio nella macchina nazista - «I giurati devono sapere che anche gli ebrei hanno i loro traditori» - La sentenza attesa in serata DAL NOSTRO INVIATO LIONE — Non solo i crimini contro l'umanità non sarebbero -un'esclusiva» del nazismo. Per l'avvocato difensore di Klaus Barbie, l'ex comandante della Gestapo di Lione è anche innocente, o almeno non direttamente responsabile, dei delitti che gli vengono rimproverati. Anzi, il processo e tanto più una condanna sarebbero un'offesa al diritto, alla verità e all'onore della Francia. Questo è quanto Jacques Vergés ha cercato di dimostrare ieri con un'arringafiume che concluderà soltanto questa mattina prima di lasciare al nove giurati popolari e ai tre eludici togati il compito di stilare l'ultimo capitolo: di pronunciare la sentenza per l'ex Obersturmfùhrer delle SS. Se nella prima giornata dedicata alla difesa Vergés aveva indossato i panni dell'awocato-politico, Infiammando l'udienza, ieri ha utilizzato tutto l'arsenale giuridico per demolire l'attendibilità delle prove, sollevare il dubbio sulle testimonianze, contestare la legittimità dell'estradizione di Barbie dalla Bolivia e sostenere l'impossibilità di applicare in modo retroattivo una legge: quella che nel 1964, anche In Francia, riconobbe la non prescrìttibllità dei crimini contro l'umanità. Poco importa se molti degli argomenti dell'avvocato hanno contraddetto quelli del politico. Se il valore simbolico di condanna contro i -nazismi vecchi e nuovi» reclamato mercoledì da Vergés sembra strìdere con una richiesta di assoluzione. -In questo processo i grandi discorsi hanno nascosto il vero nodo: il giudizio di un imputato», ha esordito Vergés rovesciando, quasi, il suo stile di difesa. E qual è il vero nodo del processo di Lione? Stabilire il ruolo del tenente delle SS, che a Norimberga fu inserito al 241° posto della lista dei criminali nazisti, nella macchina dello sterminio. Dire se per questo, oggi, può essere condannato all'ergastolo, come ha chiesto il rappresentante dell'accusa, il procuratore generale Pierre Truche. La risposta di Vergés è no. Una risposta che l'avvocato di Barbie ha sviluppato ria¬ prendo i capitoli della discussa estradizione del 5 febbraio 1983 dalla Bolivia e dell'«tncerto nozione» dei crimini contro l'umanità. Del collaborazionismo della Francia di Vichy e anche di •alcuni notabili della comunità israelita». Oltre che quello della debolezza delle prove materiali e del ricordi, se non della sincerità, dei testimoni. Cosi, Vergés, ha definito un rapimento la cattura di Barbie, ha ricordato la grazia concessa da Pompidou a Paul Touvier, il capo della «Gestapo francese», responsabile di crìmini forse più atroci. E si è soffermato a lungo sulla vera natura deU'Uglf, l'Unione generale degli israeliti di Francia. La cattura di 86 ebrei nella sede dell'Ugif di Lione — tutti deportati e morti nelle camere a gas — è uno dei cinque capi d'accusa contro Klaus Barrile. Ma per Vergés non solo la responsabilità diretta dell'ex Obersturmfùhrer delle 88 non è dimostrabile in questo, come negli altri casi. «/ giurati — ha detto — debbono sapere che anche gli ebrei hanno avuto i loro traditori», che i'Ugif era un organismo messo in piedi dal regime di Vichy con uno scopo perverso: quello di consegnare ai nazisti gli ebrei arrivati da altri Paesi, soprattutto dall'Est, In cambio di una «tolleranza» per la comunità israelita francese. Non è certo una rivelazione, ma nel disegno di Vergés è un'arma per affermare che Barbie sarebbe soltanto un piccolo ingranaggio della macchina mostruosa del Terzo Relch, nella quale sono entrate complicità di ogni genere. Sarebbe un mediocre esecutore di ordini superiori. E nemmeno tanto zelante, dal momento che tutte le torture, le deportazioni e gli assassini! di cui è accusato l'uomo che comandò la Gestapo a Lione tra il 1942 e il '44 sarebbero colpa di altri. Almeno nella tesi della difesa. Ieri Jacques Vergés ha parlato per quasi cinque ore in un'aula affollata all'inverosimile, con le vittime èopravvisute di Klaus Barbie, e i familiari di quelle uccise, impietriti nelle prime file. Con molti giovani ebrei tra il pubblico. Ma non si sono ripetuti gli Incidenti di mercoledì, quando un altro dei difensori, l'avvocato algerino Nabli Boualta, era stato Interrotto dopo avere detto che Israele è oggi responsabile del -genocidio «rrfsciante del popafo palestinese». Le parti civili hanno preferito evitare la trappola della polemica. Questa aera, alla, fine dell'arringa di Vergés/ starà ai giudici pronunciare la sentenza. Enrico Singer

Persone citate: Jacques Vergés, Klaus Barbie, Klaus Barrile, Paul Touvier, Pierre Truche, Pompidou