Devi avere il conto in banca per poter scendere in campo

Devi avere il con to in banca per poter scendere in campo Il professionismo Usa ha ispirato le novità del calcio Devi avere il con to in banca per poter scendere in campo Lo logica degli affari antepone il fatto economico ai meriti sportivi Fra le tante rivoluzioni annunciate lunedi da Carraro nel calcio italiano, figura l'inedita decisione di non considerare più i meriti sportivi sufficienti e indispensabili per salire di categoria. Dalla stagione 198889. infatti, la promozione dalla C alla B sarà condizionata alla solvibilità finanziaria delle società, mentre la partecipazione al campionato di C2 sarà condizionata da una fidejussione di 700 milioni. Non una grande cifra, a ben vedere, ma potrebbe trattarsi solo del primo passo verso ben più ampie garanzie future. Le decisioni di Carraro sembrano ricalcare le concezioni statunitensi dello sport professionistico. Oltre Atlantico la pratica agonistica al massimo livello viene considerata alla stregua di qualsiasi altro genere di attività lavorativa e, in ossequio al concetto di professionismo, vista in un'ottica imprenditoriale, di 'business*. Baseball, football americano e basket, i tre sport più seguiti dal pubblico statunitense, vivono ormai da anni con regole consolidate, indirizzi finanziari precisi e ferrei controlli da parte delle rispettive Leghe che ne garantiscono la solidità. Lo sport professionistico è spettacolo — secondo la filosofia americana — e guaistasi squadra ha ragione di esistere purché •produca* uno show talmente gradito al pubblico da consentirle un bilancio in attivo. I fallimenti (e ce ne sono stati: addirittura un'intera Lega di baslcet, la Aba, nel 1976, e anche qualche club, anche se sempre più raramente) nuocciono gravemente all'immagine di tutto uno sport: per questo vengono adottati provvedimenti cautelativi per evitare avventure. Essendo netta la divisione tra sport dilettantistico (quello delle università) e professionistico, la nascita di nuove squadre e la loro ammissione alla Lega è condizionata da requisiti rigorosissimi: impianti adeguati, un vasto bacino di pubblico poten¬ ziale e, soprattutto, garanzie economiche praticamente illimitate: alcuve decine di miliardi, poi distribuiti alle altre squadre della Lega, occorrono per l'iscrizione, e altri miliardi sono richiesti in fidejussione, per permettere alla Lega di far fronte alla deprecata ipotesi di fallimento del club. Gli errori di valutazione sono comunque sempre possibili, ed ecco che per rimediare si può trasferire la squadra da una sede poco •ricettiva* ad un'altra: nel basket, ad esempio, gli attuali campioni dei Lakers andarono a Los Angeles quando Minneapolis si dimostrò troppo avara di pubblico, e lo stesso fecero i Clippers, da San Diego. E sempre nell'ottica del business, per garantire equità competitiva e maggiore equilibrio al campionato, lo sport americano ogni anno dà vita alle 'Scelte*: i migliori elementi delle università vengono opzionali dalle squadre prò', che scelgono in ordine inversamente proporzionale al loro piazzamento in classifica. Si elimina cosi il pericolo di aste miliardarie, anche se ora gli atleti contestano questo regime che tarpa la loro potenzialità negoziale, almeno al primo anno (scaduto il contratto possono cambiare club senza indennizzi né parametri). La differenza sostanziale però tra lo sport statunitense e quello italiano è nella retrocessione: una punizione improponibile in Usa (dove tra l'altro esiste un solo campionato) considerando che ogni squadra è una •compagnia di spettacolo* cui deve essere garantito il diritto di esibirsi. Ma in Italia, dove le società professionistiche e i mecenati prolificano, oggi sarebbe impensabile bloccare promozioni e retrocessioni, almeno fino a che non si creerà un severo sbarramento (non solo economico, ma anche di impianti e di pubblico potenziale) tra mondo professionistico e dilettanttsticoosemipro: GuldoErcolc

Persone citate: Carraro

Luoghi citati: Italia, Los Angeles, Minneapolis, San Diego, Usa