La Thatcher blocca la Cee di Fabio Galvano

La Thatcher blocca la Cee Fallito il vertice, Londra non firma il documento conclusivo La Thatcher blocca la Cee No al finanziamento dei programmi di sviluppo prima che sia «messo ordine» nei bilanci - Dura reazione di Chirac: sarebbe ora che fosse meno massaia e più europea DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — -Sarebbe ora — le ha intimato il premier francese Jacques Chirac — che fosse meno massaia e più europea». Ma la signora Margaret Thatcher non ha ceduto che in troppo modesta misura: a un'Europa che chiedeva maggiori risorse per 1 programmi più qualificanti, una linfa indispensabile allo sviluppo nel medio termine, ha sempre risposto che prima è necessario «mettere ordine* nel marasma della politica budgetaria, in particolare di quella agricola. Ha frenato 11 piano Delors volto ad accrescere le risorse della Cee; ha detto no al raddoppio dei fondi strutturali che, secondo l'Italia, sono essenziali per attuare la politica di coesione su cui si basa il mercato unico; ha giocato al ribasso, infine, per ciò che riguarda il programma-quadro della ricerca, che Londra era ormai unica a bloccare; e ha risollevato obiezioni al momento della ricapitolazione di tutti 1 punti. Ha costretto i capi di governo, insomma, a firmare a Undici il documento conclusivo. • Cercano di isolarci; aveva osservato irritato un portavoce della «Lady di ferro», dimenticando che in altri tempi si parlava piuttosto di •Continente isolato*. Men tre 11 vertice di Bruxelles, 36° nella storia della Comunità, si avviava a conclusione con la temuta etichetta di •vertice del rinvìi., egli aveva rin carato la dose dichiarando che malia signora Thatcher non importa di essere isolata quando sa di avere ragione*. Di fatto Maggie, in nome di una logica che impone di dimostrare come anche di fronte ai problemi più gravi la Comunità sia ancora in grado di camminare, ha fatto qualche concessione; ma senza esagerare. i La mancata firma- Inglese non ha lasciato emergere, I dal vertice 'di Bruxelles, lo slancio verso lo sviluppo europeo a medio termine che si sperava potesse coincidere con l'entrata in vigore — oggi — dell'Atto Unico europeo; e c'è da domandarsi se sia sufficiente, in un bilancio conclusivo, lo sblocco di situazioni contingenti che parevano irrisolvibili. Anzitutto quella agricola, con l'approvazione da parte dei Dodici, 1 quali avevano già rinviato a Copenaghen Qualsiasi decisione sulla controversa tassa sulle materie grasse, di un suggerimento franco-britannico elaborato in mattinata da Kohl e Mitterrand, relativo all'impasse degli importi compensativi positivi della Germania (lo smantellamento si farà, ma progressivamente). E poi può avviarsi a soluzione la crisi legata al «buco» di circa 10 mila miliardi di lire nel bilancio 1987. I ministri dell'Agricoltura, riuniti già ieri sera a Bruxelles, hanno fermato gli orologi prima della mezzanotte — ora in cui la presidenza belga sarebbe stata sostituita da quella danese — e oggi affronteranno la discussione in vista di un possibile accordo. Domani si riuniranno anche 1 ministri del Bilancio, per turare — sulla base degli •orientamenti, del vertice — le falle della barca comunitaria. E in queste ore. a Lussemburgo, i ministri dei Trasporti prendono anche la decisione finale sul .pacchetto aereo, bloccato dal contenzioso ispano-bri tannico su Gibilterra. L'Europa, insomma, si muove. Ma sul temi fondamentali del suo sviluppo a medio termine, indissolubilmente legato al raggiungimento del mercato interno nel 1992 con 11 supporto di un nuovo complesso sistema di risorse, 11 meglio che si potesse ottenere alla luce dell'intransigenza britannica (anche Francia e Germania, risolto 11 problema agricolo, erano disposte a più consistenti balzi in avanti) è stato — a Undici — un insieme di vaghi impegni, di rinvìi al vertice di Copenaghen. Sono, di fatto, le proposte che la presidenza belga aveva illustrato in una proposta di compromesso, base di una minuziosa discussione protrattasi fino a tarda sera (si era prevista una chiusura nel primo pomeriggio). Il documento è servito al Dodici per ribadire l'impegno al mercato unico, ma anche, per quanto riguarda i fondi strutturali, per ridimensionare la richiesta delia Com¬ missione Cee di un loro raddoppio. Vane sono state le pressioni di Fan fani e Andreottl, che hanno sottolineato come «non ci possa essere mercato interno se mancano i messi per correggere gli squilibri regionali*; gU stanziamenti saranno •consistentemente accresciuti*, ma non raddoppiati, e comunque se ne riparlerà fra sei mesi a Copenaghen. I Dodici si sono anche impegnati a «ridefinire la base di partenza* della spesa agricola, a raggiungere «un migliore equilibrio fra le varie categorie di spesa*; ma anche sul tema delle nuove risorse il dibattito decisivo è rinviato a Copenaghen. A questo proposito c'è anche una riserva dell'Italia, con Olanda e Danimarca, relativa alla proposta Delors di rapportare i nuovi introiti Cee, attraverso una «quarta risorsa., al prodotto interno lordo (Pil) anziché all'Iva, come è attualmente: una formula, hanno sostenuto Fanfani e AndreoHl, troppo vaga perché ottenuta da estrapolazioni contabili. All'imperativo di «razionalizzare le spese, la Thatcher ha condizionato anche la soluzione del programma-quadro sulla ricerca: contro 1 6,4 miliardi di Ecu (9600 miliardi di lire) chiesti dalla Commissione, ne ha offerti 5.2, corrispondenti al ritmo di spesa dell'ultimo anno; e un'altra piccola fetta — 0,4 — concederà a Copenaghen se l'Europa avrà dato prova nel frattempo di oculata amministrazione. Troppo poco, e 1 Dodici hanno dovuto varare misure provvisorie perché non si bloccassero 1 programmi di ricerca. La «Lady di ferro» non vuol proprio aprire il borsellino, neppure per il bilancio '87 che sarà salvato — ha suggerito — nel limiti delle risorse disponibili, con alchimie sui tempi dei rimborsi agricoli. E forse è davvero un successo se l'Europa, di fronte ai no di Londra, è riuscita a emergere dal vertice di Bruxelles con la speranza di qualche piccolo passo. Fabio Galvano