Arrivano i Templari dal Medio Evo di Carlo Carena

Tutto libri Tutto libri Una singolare notizia riporta di attualità il potente Ordine militare, temuto da papi e imperatori, distrutto nel Trecento Arrivano i Templari, dal Medio Evo 'Atìa-Marietti giungerà a Loreto in pellegrinaggio Gabriel Inellas Pai ?'ogo, gran maestro dell'Ordine templare residente a San Paolo del Brasile, per testimoniare la devozione dell'Ordine al culto della Vergine in occasione dell'anno mariano. Il convegno di Iesi tenta, con una decina di relazioni, un profilo dei Templari nelle Marche, una regione in cui la potente organizzazione religiosa, militare ed economica del Medio Evo aveva numerosi possedimenti e ricchezze. Uno dei temi più interessanti del convegno di Iesi riguarda i rapporti dei Templari con la Santa Casa di Loreto. Uno studioso templare, il professor Gabriele Petromilll, sostiene in un suo volume che la casa di Maria venerata a Loreto non fu trasferita In volo dagli angeli, ma per via mare dal crociati Templari che intendevano sottrarla agli infedeli dopo la caduta di San Giovanni d'Acri in Palestina. I Templari erano allora chiamati nelle Marche «angeli» perché avevano nel quartiere Sant'Angelo di Recanati un ospedale detto del Santo Spirito, oggi Sant'Anna. E' storicamente accertato che la Santa Casa in un primo momento si trovava in territorio di Recanati. Il trasferimento via mare nel 1294 avvalorerebbe l'autenticità dei materiali con cui la costruzione è fatta, e insieme annullerebbe la tesi miracolistica dell'intervento angelico. Verrebbe a farne le spese — se la tesi prendesse corpo — il culto della Vergine di Loreto quale patrona degli aviatori proclamato da Benedetto XV nel 1920. Una mostra e una libreria Santi e la necessaria determinazione e disciplina, oltre agli abituali obblighi di castità, povertà e ubbidienza. Essi non saranno mai in ozio, mai sgangherati nel ridere e nel vociare; detesteranno come futili gli scacchi, i dadi, i commedianti, i cantanti, i comici, la falconeria e la caccia, eccetto quella al leone, sulla base di un passo della prima lettura di san Pietro (.siate sobri e vigilanti, perché il vostro avversario il diavolo si aggira come un leone ruggente bramoso di divorarvi»). Si raderanno i capelli, consapevoli che .è vergognoso per un uomo nutrire la propria chioma: mai pettinati, raramente lavati, ma piuttosto ispidi e lordi di polvere, corazzati e abbrustoliti dal sole. La guerra sia per loro lotta e non torneo; mirino a vincere sema vantarsi, cercando di essere più temuti che ammirati, riflessivi prima del combattimento ma in combattimento sti¬ tutte le contraddizioni del soldato religioso e della mistica guerresca, contraddizioni tra le più profonde e travagliami del cristianesimo. Deprecata nell'esordio la milizia mondana, superba, irosa, vana, avida, Bernardo le contrappone quella di Cristo: «7 soldati di Cristo combattono sicure le battaglie del loro Signore, senza paura né di peccare uccidendo il nemico né di dannarsi morendo. Egli, vi dico, uccide sicuro e muore sicuro. Non senza ragione porta la spada: è ministro di Dio per la vendetta dei malfattori e per la lode-dei buoni. Uccidendo il malfattore non è un omicida ma, se cosi si può dire, un malecida. E se ciò è concesso a chiunque, tanto più a chi si vede confidata nelle proprie mani e forze la città della nostra fortezza: Stoni». Con questo viatico, le regole del Templari prevederanno l'adesione all'ideale di difesa dei Luoghi mando i nemici come pecore». Sotto i loro stendardi metà neri e metà bianchi, i primi nove Templari divennero presto centinaia, poi parecchie migliala, ingrossati anche — lo ammette e lo benedice lo stesso Bernardo — da briganti, omicidi, adùlteri, della cui redenzione e apporto non c'era che da rallegrarsi. Questa bassa forza di sergenti, come venivano chiamati, rimaneva comunque subordinata ai nobili cavalieri che ne formavano l'ossatura e la gerarchia, l'anima di un corpo composito e contraddittorio nella natura come nell'ideologia. La loro iniziazione era circondata di mistero, le loro gesta di un'ammirazione sconfinata; la loro stessa audacia ne provocò, coi successi, massacri leggendari per mano dei Saraceni, come quelli di Gaza e di ai Mansura, ove solo cinque scamparono su duecentonovanta, mentre la loro per festeggiare la Universale alterigia entrava nel proverbio -superbo come un Templare» (ma anche •boire corame un Templier»). Intanto subentravano la finanza e la politica. Nei loro stabilimenti europei 1 Templari, da poverissimi che erano all'inizio, accumularono gigantesche offerte, collette, bottini, donazioni, che amministrarono con sagacia, passando per usurai e avari. Nel 1250 si rifiutarono di anticipare a san Luigi 11 denaro occorrente al riscatto dei prigionieri caduti in mano degli infedeli a Damietta. Schieratisi coi Veneziani, entrarono in conflitto con Genova e coi loro colleghi Ospitalieri. Sconfitti a a San Giovanni d'Acri nel 1291 e respinti dall'Oriente, affievolendosi l'entusiasmo e la possibilità e quasi la ragione dell'esercizio della loro vocazione, i Templari si ritirarono lentamente in Europa e caddero fra le reti dei trafficanti e degli interessi delle corti: soprattutto nella crisi della Chiese, romana, nei bisogni e nelle ambizioni della Francia di Filippo il Bello. Un giorno dei primi d'ottobre del 1307, tutti i Templari in terra francese venivano arrestati e imprigionati con accuse infamanti, di cui è eco anche nelle bolle d'Inchiesta e poi di soppressione emanate da Clemente V (siamo agli inizi della «cattività a vigno ne se» del papato). Già .benemeriti pugili della fede cristiana e precipui difensori della Terrasanta — dirà il papa —, ora risalta la progressiva malignità di questi frati. Dalle tue inchieste, o carissimo in Cristo figlio nostro Filippo, illustre re dei Franchi, è risultato che< quest'ordine è caduto in nefando delitto di apostasia contro Nostro Signore, nel detestabile vizio dell'idolatria, nell'esecrabile misfatto della sodomia e in svariate eresie». Assolti in Inghilterra, Spagna e Germania, in Francia i Templari vennero condannati. Qualcuno sotto torture e minacce confessò riti di sfregio alla Croce, abiura di Cristo, culto di gatti neri e adorazione del diavolo Bafometto, pratiche di magia. Nel Concilio di Vienne 113 agosto del 1312 Clemente decretò la fine dell'ordine dopo duecento anni di esistenza e il passaggio dei suoi beni agli Ospitalieri, •questi intrepidi pugili di Cristo» disse ripetendo se stesso e rovesciando — speriamo ignaro — i destinatari del suo elogio. Due anni dopo il gran maestro Giacomo di Morlay finiva sul rogo, preceduto da una cinquantina di suoi colleghi già bruciati a Sens; ' per suo conto frate Ponsar di Glsi raccontò di essere stato gettato a languire in una fossa «con le mani cosi strettamente legate dietro la schiena che il sangue gli sprizzava fin dalle unghie». I sopravvissuti si dispersero e entrarono in altri ordini. Cadeva con l'ideale cavalleresco, di cui i Templari furono tra le ultime incarnazioni, un vero Stato aristocratico nello Stato, divenuto estraneo e appetibile alle monarchie assolute e alla nuova borghesia. La loro rovina, consumata tra fosche macchinazioni e a tinte truci, senza ch'essi, stranamente, impugnassero per difendersi le spade con cui avevano difeso tanti altri, alimentò la commozione dei contemporanei, che cinque secoli dopo si riaccese nella fantasia e nello sdegno dei romantici, ispirò qualche tragediografo e qualche nostalgico. • Mais il n'était plus temps, les chants avaient cesse», come scrisse il dimenticato Raynouard nei dlmentlcatissimi cinque atti in versi del suoi Templiers. Lo stupendo nome e la tradizione augusta e iraglcaf «lei* Templari nei foro mantelli bianchi con la larga croce rossa è depositata per sempre nelle cronache di Guglielmo di Tiro, di Giacomo di Vitry. di Jonville. nelle tremila pagine dei procedimenti giudiziari e per ultimo nella protesta del Procès des Templiers che occupa due volumi nelle opere di Michelet. Carlo Carena

Persone citate: Benedetto Xv, Clemente V, Gabriel Inellas Pai, Marietti, Michelet, Saraceni, Sens, Veneziani, Vienne