Mar di Barents, corsa all'oro nero di Enrico Benedetto

Mar di Barents, corsa all'aro nero Alla ricerca del petrolio nell'Artico inesplorato: sui diritti è «guerra» tra Oslo e Mosca Mar di Barents, corsa all'aro nero La corsa al petrolio sta trasformando il Mar di Barents, fra i più gelidi al mondo, in un rovente caso diplomatico. Grandi risorse nascoste, due Paesi in gara (Urss e Norvegia) per farne tesoro, altri pronti ad approfittarne, il tutto su quel grande campo di battaglia chiamato Oceano Artico, dove sovietici e americani schierano un potenziale bellico sconosciuto ad altre latitudini. Oslo ha fatto il primo passo, assegnando «licenze di prospezione» per il quadrante nord-orientale, finora vergine. Ventuno le richieste, quasi tutte di multinazionali. Il perché lo spiega David James, coordinatore della Shell norvegese: -Nel bacino abbiamo trovato strutture geologiche rispettabili perfino sotto parametri arabi. Qui, forse, ci sono le ultime riserve ancora intatte sul pianeta». Si cerca petrolio e gas naturale, gli stessi che dal '74 arricchiscono la Norvegia. Grazie a queste iniezioni di energia — almeno il 50% sull'export ed oltre il 20 nel pnl — Oslo ha potuto eguagliare la Svezia («sorpasso» non meno rivoluzionario, per gli scandinavi, di quello ItaliaGran Bretagna), ma soprattutto acquisire un know how fruibile ovunque. Dal Benin — che per anni ha trattato quasi in esclusiva con la nordica Saga Petroleum — all'Artico. E sapendo che 1 3/4 delle risorse attualmente sfruttate finiranno nel Duemila, lo sbocco verso il Grande Nord appare irrinunciabile. Con il suo milione 400 mila kmq. una profondità media più che abbordabile (150 metri, punte massime di 650) e porti come Murmansk liberi tutto l'anno dai ghiacci, il Barents rappresenta una scommessa che le nuove tec¬ nologie permettono di affrontare. Anche i russi, però, hanno avuto la stessa idea. Secondo Egil Bergsager, massimo esperto norvegese in questo campo, Mosca ha già piazzato quattro piattaforme di rilevamento e intensifica le trivellazioni con unità mobili. Oslo — attraverso l'organismo governativo preposto alle ricerche — sollecita maggiore coordinamento fra i due Paesi, almeno per la meteorologia ed eventuali soccorsi — ma il ramo d'olivo nasconde un contenzioso aspro sui «diritti». Come nella ormai pluridecennale querelle fra Grecia e Turchia, anche qui fa discutere lo «zoccolo continentale». Mosca ha riconosciuto sin dal '21 la sovranità norvegese delle Svalbard (un arcipelago con soli 3450 abitanti ma esteso quanto la Padania) riservandosi tuttavia concessioni minerarie a Barentsburg e Grumantbyen. Le fa gola il carbone, ma soprattutto il fait accompli d'una presenza strategica, che autorizzi nuove rivendicazioni. Anche la Norvegia, del resto, si sente in dovere di consolidare l'insediamento: solo a malincuore, dopo avere speso oltre venti miliardi, lo Storting ha decretato pochi giorni fa la chiusura di Svea. un impianto estrattivo ormai in fase d'esaurimento. Quanto all'Urss vorrebbe, ora, scongelare la «zona grigia», 155 mila kmq di mare racchiusi fra Capo Nord e Spitsbergen, l'isola principale, dove si anniderebbero le principali ricchezze. Oslo propone una divisione mediana sgradita a Mosca, che ha sempre ritenuto il Barents — malgrado tragga nome da un esploratore olandese — Afare Nostrum, Né i sovietici vogliono accettare l'arbitrato dell'Aia, l'u¬ nica Corte internazionale ad avere competenza in materia. Risultato: il braccio di ferro si prolunga, tra ardui incontri bilaterali (l'ultimo nell'inverno scorso) e una crescente insofferenza. Il ministero degli Esteri norvegese lamenta che -purtroppo si lavora nell'incertezza, non esistendo una chiara demarcazione», e accusa Mosca di ostruzionismo. L'irrigidimento sovietico avrebbe in realtà ampi motivi extra-economici. Mosca, gelosa dei quasi trecento sommergibili che incrociano quelle acque fronteggiando gli U-Boot americani, teme che la «nuova frontiera energetica» inseguita da Oslo muti gli equilibri. La Nato ne approfitterebbe subito, fa capire. Cosi le nuove prospezioni volute dal governo Bruntland stanno davvero muovendo le acque, in tutti i sensi. Enrico Benedetto

Persone citate: Boot, David James, Egil Bergsager