Trema l'Acropoli del Dalai Lama di Domenico Quirico

Trema l'Acropoli del Dalai Lama In Tibet il Potala minacciato da un vecchio rifugio antiatomico delle Guardie rosse Trema l'Acropoli del Dalai Lama Per le Guardie Rosse è una vendetta postuma e beffarda. Vent'anni fa il loro furore iconoclasta raggiunse il Tibet, estrema provincia cinese, e armati di martelli e libretto rosso si lanciarono contro gli 'orrori* e le 'superstizioni* del suo. popolo mite e devoto; ma dovettero fermarsi di fronte al Potala, il palazzo tempio del Dalai Lama che. come un'acropoli d'oro e di pietra, domina la valle della capitale. La Rivoluzione culturale è ormai solo una pagina di storia e di follia, ma l'agenzia Nuova Cina ha dato notizia che 11 palazzo, secondo la tradizione dall'aspetto di «un grande elefante addormentato*, è in pericolo. Le fondamenta del complesso che per 1300 anni ha resistito alle ingiurie dei quattromila metri e a quelle più terribili della storia, presentano crepe allarmanti: colpa di un reti¬ colo di gallerie, che dovevano formare il rifugio antiatomico certamente più alto della terra, costruito proprio a cavallo degli anni Sessanta e Settanta durante la Rivoluzione Culturale nelle viscere della Hongshan. la «montagna rossa» che domina la città. La guerra con l'Urss e gli Stati Uniti, tigri di carta ma con l'arma atomica, era •inevitabile»: 'Scavate in profondità, nascondete grano ovunque, preparatevi' ammonivano Mao e la Banda dei Quattro. E cosi nacque sotto tutte le città una Cina sotterranea costruita, con le scavatrici, le zappe, le mani' A Pechino i rifugi antiatomici, una ragnatela di decine, di 'chilometri, sono ormai una curiosità per turisti (ma ancora in parte coperta dal segreto militare). Un lavoro folle e inutile ma che a Lhasa mette in pericolo l'intangibi¬ le santuario del popolo tibetano. La prontezza con cui le autorità cinesi hanno avviato i lavori di consolidamento dell'edifico é un segno che anche in Tibet i tempi sono cambiati. Nel •cuore del mondo recintato da nevi», come lo definisce una poesia dell'ottavo secolo, si gioca u a parte non piccola della ìova politica di Deng. Questo, con 11 Vietnam e la sterminata frontiera sovietica, è uno dei tanti confini difficili per Pechino. Dall'altra parte della montagne, un popolo di esuli ricorda che la ferita del '59, quando l'ultima rivolta tibetana fu soffocata dai cinesi con brutalità, è ancora aperta. Le avances di Pechino al Dalai Lama per negoziare un ritorno in patria finora non hanno dato risultati. I rapporti con l'India di Ghandl sono sempre tesi. Ma soprattutto il Tibet è l'unica regione del Paese in cui i non cinesi sono la maggioranza della popolazione, una provincia dove, nonostante la normalizzazione apparente, neppure il marxismo confuciano della rivoluzione maoista ha avuto ragione delle secolari radici buddiste. La chiave della strategia di Deng è proprio un nuovo atteggiamento verso la religione e i suoi simboli in pietra. Pechino ha appena annunciato che con i fondi statali sono stati restaurati 160 templi, mentre grazie al contributi privati sono stati salvati 500 luoghi di preghiera A Lhasa si é svolto regolarmente il grande raduno dei lama della setta Gelugpa, quella che indossa il berretto giallo, e per la prima volta dopo molti anni si sono visti giovani trapa, i novizi dei monasteri. E' una politica che. seppure tra cautele politiche e ripensa¬ menti, alla lunga dovrebbe dare risultati; anche perché collegata a 44 grandi progetti varati per cambiare volto a un Paese per molti aspetti rimasto al medioevo. A Lhasa sono state costruite nuove strade asfaltate, un acquedotto, un ospedale più grande, insieme a opere di •prestigio» come il palazzotto dello sport e un teatro, purtroppo in orrido stile sino-staliniano. Ma ora, nella viscere della montagna sacra, bisogna fare presto a chiudere quella vecchia ferita aperta dalle Guardie Rosse. Anche perché il Potala come ricorda una interessata versione della storia riscritta a Pechino, fu costruito soprattutto dagli artigiani e dagli artisti che una bella principessa Tang portò dalla Cina al suo sposo tibetano. Domenico Quirico

Persone citate: Dalai Lama, Mao