NUOVO PROTAGONISTA DELLA PUBBLICITÀ TRA EUROPA E AMERICA di Furio Colombo

eroe o NUOVO PROTAGONISTA DELLA PUBBLICITÀ' TRA EUROPA E AMERICA eroe o Senza età, spesso senza camicia, è tutto muscoli e sole, denti sani e occhi chiari - Domina spot e pagine di giornale che esibiscono profumi o hi-fi, orologi o motociclette - E' simbolo di rìschio, d'avventura, di tutto ciò che non è la gabbia della'vita quotidiana - Ha l'espressione corrucciata d'uno vicino a qualcosa che conta - Considera il tenore di vita al di sopra del lavoro NEW YORK — Fateci caso: non ride mai l'eroe del tempo libero. Può darti che rida l'architetto che offre un oggetto disegnato, lo scienziato che garantisce un trattamento, una cura. L'eroe del tempo libero mai. La sua espressione è corrucciata e intenta e significa estere vicino a qualche costi che conta, forse il cuore e il motore di tutto. Col tempo libero non si scherza. E' facile definire il lavoro, la professione, nei messaggi pubblicitari, specialmente in America. Giacca e cravatta designano manager, a volte "con un guizzo di tensione che sfiora t muscoli facciali, se il messaggio dev'essere intenso, n camice (bianco o blu, secondo gli ambienti e i livelli) illustra la lunga linea 1 sicura garantita dal tecnico, il tecnico, si capisce dalle parole che gli si fanno dire (in tv) o gli si scrivono intorno (pagine di pubblicità patinar ta), ha poco potere, ma sa tutto su un punto specifico e perciò offre fiducia. Oppure esistono solo programmatori di computer8, da Singapore a New York, un mare di uomini in camicia bianca e cravatta, e di donne che -indossano il completino donna-lavoro, il cui frutto è un piccolo centauro, come le donne-poliziotto che si vedono adesso in Italia, mezze uomo (berretto, camicia, giacca, cravatta, pistola o mitragliela) fino alla cintola, e poi mezza donna in gonnellino, collant e «carpine col tacco, anche in caso di insurrezione o di colpo in banca. No, non possiamo dire che il mondo del lavoro abbia una sua faccia attendibile nella pubblicità, ma almeno ci sono alcune uniformi e alcuni dati-simbolo sui quali sì orienta il 'Creativo- delle menò'iUirhòdò giustoL'eroe del tempoTiberonon ha datisimbolo e, il più delle volte, non ha camicia. Certo, togliere la camicia vuol dire spazio 'aperto, mancanza di vincoli, orizzonti senza limiti. Afa prima di tutto vuol dire rimuovere i dettagli nei quali potrei impigliarmi e definire una classe sociale, un livello economico, un privilegio o una definizione di famiglia o d'ambiente. A guardar bene nelle fotografie che parlano di tempo libero il rapporto fra ambiente e persona è rovesciato rispetto a ogni altra pubblicità. Prima di rutto mi viene chiesto di credere che esiste un mondo belìo e desiderabile, tutto pieno di tempo libero. Quel mondo — mi fanno capire — potrei godermelo da solo, basterebbe che sapessi dove guardare. Per aiutarmi, nel poster, nella-foto, nella pagina, nello spot, mettono un uomo. Quest'uomo è giovane ma in modo indefinito (non adolescente, che al¬ lora il tempo Ubero sarebbe solo 'Vacanza», e non con i segni degli anni che altrimenti indicherebbero 'intervallo' o «riposo»/ Qualcòsa grida, in quella fotografìa, che non si tratta di «/erte», lo non so e non posso sapere se e come si guadagna la vita l'eroe corrucciato del tempo libero. Mi viene fatto capire che non è il caso di domandarlo, sarebbe come informarsi sulle risorse finanziarie di un guru o di un vescovo. Con pazienza risponderebbero che conta la loro funzione. Qui la funzione è segnalare che esiste una regione libera e vasta nella quale desideriamo entrare, ma di fronte alla quale siamo esitanti. Noi, nella vita di tutti i giorni, abbiamo ancora un pregiudìzio instillato da generazioni più anziane è più pessimiste: o ti diverti o lavori. Con i capelli bagnati tirati indietro, il volto ben disegnato ma privo di identità, esposto alla luce, l'eroe del tempo libero compare fra un articolo politico e uno di economia, arriva come una visione nello spot televisivo, nel manifesto a colori vivissimi per dire, con un solo sguardo, che il tempo libero esiste. Sta a te conquistarlo. Poi, si deve credere, diventi come lui. Muscoli e sole, denti sani e occhi chiari. Rischio, avventura. Non si vedono oggetti né case intorno all'eroe del tempo libero. Creerebbero per te, che guardi, dei dettagli pericolosi. Ti metteresti a pensare «quanto costa?'. Non devi. Il tempo Ubero è Ubero. Il mondo è grande, la natura è bellissima. Fai un passo avanti evala occupare il tuo posto dove non si timbrano cartoline e non ci sono orari. Devi solo avere la forza di credere che l'uomo giovane tempo Ubero, al centro di una armrmin alte sfugge al vincoli del lavoro, sei tu. L'eroe del tempo libero non è mai donna, né in Europa né in America. Le donne bellissime della pubblicità_ o sono in altre pagine o compaiono dietro, sfuocate, di fianco, adoranti', e sono comunque dipendenti dal centro che lui (non lei) sta occupando ' nell'immagine. ■ Ci sono state donne che hanno dominato la fantasia, da Gilda a Brigitte Bardot. Ma non ci sono donne del tempo libero. Neppure Brooke Shields, che respira salute e armonia fisica, è mai stata usata per questo compito. E non sono mal stati usati attori già legati a un personaggio, dunque a una vita'che tradisce fatica, lavorò. L'eroe del tempo Ubero è anonimo come il vasto spazio che lo circonda. Quello spazio non e né Marrakesh né il Nevada, non ti intravede né il Grand Canyon né Bali. Quello spazio è la tua vita. Per questo l'eroe 'del tempo Ubero non ride. La sua missione è indicarti il destino, portarti fuori dai piccoli percorsi quotidiani, è l'equivalente fisico della meditazione e della trascendenti- 4^A^JlmÈ0o^ tempo Ubero (epe, alla Borges, si immagina sia-coesi-■ stente con il mondo di noi che andiamo al lavoro) è tuo. Fa un gesto e to possiedi. Qui devo dire (o chiarire) che il tempo libero quasi mai è un diretto oggetto di vendita. Turismo e industria alberghiera offrono luoghi veri, giungono al punto di indicare i prezzi del tutto compreso. Le linee aeree vendono 'intervalli' ben delimitati fra attività regolari che — anzi — promettono di agevolare. Chi offre il 'tempo libero» e i suoi eroi seri e di affidamento totale? Le acque di colonia, i dopo barba, il suono (nuovi Hi-Fi, impianti, strumenti), certe motociclette, certi orologi che, immagino, sono fatti per definire il tempo, non per contarlo, e molta moda che ha preso questa decisione: faccio vedere il corpo, suggerisco lo stato d'animo. Il vestito, poi, verrà da sé, ma quasi sempre si tratta di camicie, di shorts, di informai, di ca¬ sual, dunque di libertà. Il vestito in questa pubblicità non fa il monaco. Il monaco — uomo libero e vivo al centro del tempo libero — fa fi vestito, che sarà un po'primitivo, facile qi^movimenti,' privo di identificazioni, la testimonianza -tenace, quasi religiosa, di ciò che non è la gabbia della vita quotidiana. Può accadere che, a New York o a Milano, quando i figli sono pronti per uscire, i genitori vengano presi da uno strano disagio. Questi ragazzi, che pure torneranno a casa per sempre, sembrano sul punto di fuggire, di abitare la stiva di una nave, il retro di un bar di insabbiati, sembrano stremati dopo anni di Legione straniera, liberi finalmente, con i loro indumenti strapazzati, le loro camicie sempre fuori misura e sempre fuori da jeans o da gonne, protagonisti di un'euforia da emergenza che non c'è stata, pronti per un esodo che nessuno ha annunciato verso un posto che non si conosce (quelli dei depilante turistici sono esauriti da tempo). Ma la predicazione del 'tempo libero» visto come la Mecca, la città santa, il luogo a cui subordinare, sacrificare, adattare tutto, molti l'hanno assorbita in modo profondo, anche fra coloro che sono già nelle generazioni attive, danno buoni risultati, hanno famiglia e guadagnano. Come tanti Jean Valjean, si adattano a tutto in'attesa d asnsdeliri liberta1 che. è prtvuta;nonpoHtiea;^non^ ha nulla a che fare col resto della vita. Quale altra conclusione trarre dall'inchiesta 'Essere giovani a Torino ' condotta da Luca Ricolfi, Sergio Sca- p mazzi e Loredana Sciolta per l'Istituto Gramsci piemontese? Vedo l'anteprima sul Mondo e noto che nella scala delle 'soddisfazioni» tutto viene prima del lavoro, la salute, la famiglia, l'amicizia, l'amore, la casa, il tenore di vita. La ricerca mi pare attendibile e i giovani protagonisti mi sembrano seri e sinceri nell'avere dato risposte non truccate che hanno portato alla costruzione di questa graduatoria. Il lavoro è lontano non solo dall'occasione (trovare lavoro) ma anche dalla cultura (cos'è il lavoro, oltre che un espediente?) e dall'informazione (in televisione se ne parla solo quando qualcuno si astiene dal lavorare, segnando insoddisfazione e reclamo). A parte l'uso del computer (che però appare fratello del televisore, dei/hi-fi e della motocicletta) nessun modo o strumento di lavoro compare in pubblicità e negli spots. Agli occhi dei più giovani, tranne il padre, nessuno al mondo lavora. Intanto «l'eroe del tempo libero» li scruta da ogni angolo di messaggio e li invita a credere che — come per Papillon in Guiana — il lavoro esaltante il ticket per comprarti la libertà. Si forma allora una doppia distanza dalla vita. Non ho lavoro, non avendolo non lo amo, poiché me lo rifiutano non lo desidero (tranne che per pagarmi la vita) e se lo avessi lo userei per scavpare appena possibile. Mi ha colpito che nella scala di soddisfazioni composta a Torino, il 'tenore di vita» sia stato collocato dai giovani intervistati due gradini sopra il 'lavoro». Nonostante la diversità di cultura la risposta è identica a quella di una ricerca condotta due annìL%0uullil)nÌversltà di ^ sguardo chiaro e inflessibile dell'eroe del tempo libero (che non rivela nulla di sé ma affascina) continua a produrre seguaci nel mondo. Furio Colombo

Persone citate: Borges, Brigitte Bardot, Brooke Shields, Jean Valjean, Luca Ricolfi, Sergio Sca