Ma il sole non ride in casa pci di Paolo Mieli

Ma il sole non rìde in €asa pei Choc a Botteghe Oscure: sotto accusa le scelte dei dirigenti Ma il sole non rìde in €asa pei a non hanno giovato i tanti indipendenti - Zangheri: «Ci voleva più capacità di l'area della protesta» - Rimproveri a Pizzinato: non ha portato i voti operai Secondo Barca rappresentare ROMA — Verso le tre e mezzo di pomeriggio le nuvole basse, gonfie di pioggia che avevano oppresso la mattinata se ne vanno e spunta un bel sole. Ed è sole,- sole che ride, il successo dei Verdi, la prima novità, che vlen fuori dalle proiezioni Doxa. Per 1 dirigenti comunisti, alle Botteghe Oscure, é quasi un lenimento alla ferita provocata da quella che Achille Occhetto definisce con un eufemismo la flessione registrata alle elezioni per il Senato. In fondo, dicono gli uomini della falce e martello, la sinistra mostra una sua vitalità, noi cediamo un 2 per cento (1,9 tiene a precisare il loro esperto demoscopico Stefano Draghi) che va agli ecologisti, e questa, può essere una consolazione allo smacco che abbiamo ricevuto. «D'altra parte — afferma Alessandro Natta — la dittatone a sinistra ha impedito che l'alternativa assumesse la necessaria credibilità e ha favorito la dispersione». Ma che-anche quella flessione sia uno smacco 6 fuor di dubbio. Lo stesso Natta aveva annunciato quaranta giorni fa un risultato superiore al 30 per cento; il gran numero di Indipendenti d'ogni specie che s'erano candidati avevano fatto sognare un successo come quelli della meta degli Anni Settanta; gli uomini che meglio conoscono il partito riferivano d'aver registrato un buon calore da parte del popolo comunista. -Soprattutto da parte degli operai mi era sembrato che ci fosse una ripresa di consenso nel nostri confronti. Certo, o errano, anche punte di disaffezione nel nostro elettorato, ma quello che ho detto prima mi sembrava il dato saliente — racconta Giancarlo Pajetta; —poi, però, quando ho saputo dell'alto affluito alle urne ho cominciato a capire che c'era qualcosa che non tornava». In che senso? .Avevo avvertito in ampie fasce di gente disagiata, giovani e disoccupati per intenderci, una certa sfiducia in se stessi, forse anche sfiducia nella democrazia, e mi aspettavo di conseguenza una grande astensione. E invece quegli sfiduciati han voluto esprimersi. Ecco, io credo che ai Verdi siano andati, oltre che i voti degli ambientalisti, anche quelli di pura protesta, quasi di sfregio». Ma a metà, del pomeriggio la convinzione di poter contrapporre alla flessione del pei il consolante risultato del Verdi è venuta meno. Tanto per cominciare, quando sono arrivate le prime percentuali del voto alla Camera s'è capito che il colpo era stato ben più severo di quello dell'BS e che il pei, con quel risultato, tornava indietro di vent'anni, a prima delle elezioni del 1968. Un ritorno al capolinea, a prima, molto prima della grande stagione di Enrico Berlinguer. E a questo punto il successo del Verdi era una magra consolazione. Anzi non leniva proprio un bel nulla. Nella stanza di Natta dov'eran riuniti tutti gli uomini della segreteria, più qualcun altro (c'erano Occhetto, Zangheri, Chiarante, Pecchloli, RelchUn, Tortorella, D'Alema e Livia Turco) le facce si facevano pallide, .Io no la coscienza serena, tutto quel che si doveva e poteva fare, l'ho fatto», continuava a. ripetere il segretario. Nessuno, neanche il più pessimista, s'aspettava quella botta. E che botta: nelle grandi città si profilava una quasi catastrofe. Lo zoccolo duro del 30 per cento s'era come disintegrato. Proprio ciò che aveva previsto Luciano Lama nella recentissima intervista Laterza a Giampaolo Pansa: -lo alla questione degli zoccoli non ci ho mai creduto. Non c'è zoccolo tanto duro che possa resistere a tutti i terreni, a tutte le rocce, a tutte le usure. Non facciamoci illusioni sugli zoccola». E come era stato possibile? .Vuole la verità? Noi una vera politica la stiamo facendo solo da qualche mese. Due mesi direi», 611 commento di Luciano Barca che, tra l'altro, dice d'esser ■ sempre stato convinto che gli indipendenti, i vari Giolitti, Strehler, Coen, Cederna, Pintor e Guido Rossi non avrebbero portato voti nuovi. E su questo son molti oggi a dargli ragione o perlomeno ad avere forti dubbi. .Questo brutto risultato — precisa Gianni Borgna, un giovane dirigente candidato a Roma —'non è certo imputabile agli indipendenti. Ma altrettanto certo è che forse di loro ne abbiamo presentati un po' troppi: Troppi soprattutto per un momento come questo In cui, per dirla con le parole di Renato Zangheri, .ci voleva una maggior capacità di rappresentare tutti coloro che in Italia non stanno bene e che protestano: Un rimprovero che con espressioni ben più dure e colorite si coglie bene in ciò che si può ascoltare nel capannello dei fedelissimi ma anche arrabblatlssimi (qualcuno ha la voce rotta dal pianto) che, come da tradizione, trascorre tutto 11 pomeriggio davanti al portone principale delle Botteghe Oscure: 11 pel, riassumiamo, s'è presentato troppo come partito re- sponsablle e troppo poco come partito d'opposizione. In altre parole, quegli indipendenti sembravano esser 11 apposta per fare da punta di diamante dell'offensiva di governo di un pei che si riteneva comunque saldo e garantito. Errore. Tanto più che non erano certo uomini da giocarsi là dove ce n'era bisogno nelle periferie, nelle cinture operaie, tra 1 ceti più disagiati. Li ci volevano persone avvezze da sempre a frequentar la base, candidati immagine di una possibile riscossa contro le decurtazioni «darla», ia mancanza di lavoro e di prospettive. Almeno è questo che oggi dicono dirigenti grandi e piccoli dando una buona parte della colpa per l'insuccesso anche ai leaders della Cgu, primo tra tutti ovviamente Antonio Pizzinato, dimostratisi incapaci di prender la guida dello scontento. E cosi quest'area, che Massimo D'Alema definisce area del disagio, ha scelto di trasferirsi altrove, non solo sui Verdi ma anche su altre formazioni. .La cosa che mi fa più impressione — ammette 11 poco più che trentenne Walter Veltroni — è che abbiamo perso tra i giovani; ora dovremo analizzare bene come, dove e perché. Però già da adesso è inutile chiudere gli occhi di fronte a questo». Adesso inizia la stagione dell'autocritica: già si prevedono infuocate riunioni di comitato centrale e forse qualcosa di più. Ma nonostante la secca sconfitta bisogna anche registrare un clima stranamente più sereno, più contenuto di quello che constatammo nel 1965 all'epoca della precedente sorpresa negativa. Quasi che nell'inconscio gran parte del dirigenti fossero preparati a questa brutta giornata. Paolo Mieli

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