Va' pensiero sulle mani di Arena di Armando Caruso

Va' pensiero sulle mani di Arena Va' pensiero sulle mani di Arena Un momento del Nabucco da domenica al RegioGui, Antonino Votto, Tullio Serafin e con Gavazzeni. «Ecco perché amo Verdi e il melodramma. Perché ho avuto la gioia di studiare con questi maestri che hanno fatto dell'operismo la loro religione, un atto di fede. Diceva Gui: «nle», comco dellaPurtrdel pas«SI, vsmi e cper ciò Gui: «n brutto di Verdi è stile», come connotato fisiologico della sua musica. Purtroppo sono fantasmi del passato. «SI, viviamo di questi fantasmi e con una certa amarezza per ciò che oggi è diventata la musica di teatro. Io sono fermamente convinto che l'approccio all'operiamo debba essere un atto d'amore, che consenta di raggiungere elementi conoscitivi profondi, autentici, senza gli sconvolgimenti visionari o sovrapposizioni registiche ingiustificate. Quando qualche regista pretende di sceneggiare anche una sinfonia, come era capitato a me, non si può fare altro che andarsene». Qual è la sua «verità»? «La pagina scritta. Pochi altri direttori italiani di una certa fascia anagrafica sono rimasti 1 custodi di questi valori. Tullio Serafin su un recitativo a pianoforte teneva una lezione che lasciava il segno in tutti, maestri e cantanti. Oggi, altri compiono un percorso inverso, anche perché — e non è il caso di far nomi — questa pagina scritta non sanno proprio leggerla». Quindi sarà un bel Nabucco? «Abbiamo studiato a fondo con tutto il cast al completo per un mese, con professionisti che hanno ben assimilato il loro ruolo. Questa organizzazione artistica fa onore al Regio». Maurizio Arena, che l'ulti¬ ma volta venne a Torino nella stagione '84-'85 per dirigere Maria d'Alessandria di Ghedini, ricorda con commozione un uomo che ha fatto molto per la cultura torinese, il cugino Massimo Bruni, critico musicale: «Era un uomo di rara sensibilità e vasti interessi. Ogni colloquio con lui era un bagno purificatore. Mi ha dato molto, è difficile dimenticarlo». Qual è il suo ricordo più immediato e quali i prossimi impegni? «Arrivo da una bellissima incursione novecentesca: la Fiamma di Respighi, che Giorgio Pestelli ha recensito con sensibilità. E' una partitura del '34. Splendida. Ho concluso pochi giorni fa a Sofia l'esecuzione integrale della Francesca da Rimini con la Kabaivanska, Manuguerra e Matteuzzi. Ne verrà fuori un compact disc, ma sono stati 25 giorni di martirio. In luglio vado a Cagliari per Aida, in agosto a Toronto per la Forza del Destino e a San Francisco per Nabucco con Cappuccini e la Dimitrova». Quando tornerà a Torino? «Nell'89 per un'altra opera verdiana. La forza del destino. Armando Caruso »c

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