Una vita di Calunnie di Armando Caruso

Una vita dì Calunnie Una vita dì Calunnie Don Basilio racconta PAOLO Montarsolo, forse l'unico basso della costellazione dei Pesci — è del 16 marzo ed ha 62 anni —, Don Basilio nel Barbiere al Regio, è sicuramente l'unico erede della grande tradizione dell'opera buffa italiana: un gigante non soltanto per l'imponente statura. Suoi nobili predecessori furono Salvatore Baccaloni e Italo Tajo. Un elenco interminabile di opere in repertorio: 181, per l'esattezza, e tre personaggi che dagli Anni 50 l'hanno reso celebre in tutto il mondo: don Pasquale, Mustaf a nell'Italiana in Algeri e uon Magnifico nella Cenerentola di Rossini. Nato a Portici, dunque napoletano, ha fatto rivivere numerose opere di Paisiello e Mercatante. Cresciuto musicalmente alla Scuola e poi fra i Cadetti della Scala, Paolo Montarsolo ebbe le sue prime soddisfazioni ed i primi cachet a Torino per merito di Rocca, che lo volle nel ruolo di Dìkoj nella sua opera: L'uragano. Era il 1952. Da allora sono passati 35 anni, ma Montarsolo non ha perso il suo entusiasmo. Anzi: è arrivato pochi giorni fa da Dallas dove è stato Geronio nel Turco in Italia. Subito dopo il Barbiere parte per Monaco di Baviera, dove il direttore artistico Libermann lo attende per la Cenerentola. . «E' un festival cui non posso mancare — racconta —. Se non ci sei tu, mi ha detto libermann, Cenerentola non va in scena». A luglio volerà a San Francisco per partecipare al Merola program: sarà protagonista e regista del Don Pasquale. E negli Usa farà una tournée estiva rovente: 80 recite con i 22 giovani vincitori del concorso americano, scelti fra 800 «voci nuove». In agosto troverà il tempo per fare «una scappata a Salisburgo per le Nosse di figaro, direttore Levine». Al Festival di Karajan è di casa: otto anni di fila per le Nozze con la regia di Permeile sono un record. A settembre terrà ad Avezzano un corso di perfezionamento sul Matrimonio segreto di Cimarosa e a ottobre canterà ancora in Cenerentola per i 750 anni della fondazione di Berlino. In scena si diverte sempre come ai tempi del Cadetti della Scala. Molti ricordano un Don . Pasquale proprio al Regio in cop¬ pia con Rolando Panerai, uno dei migliori «dottor Malatesta» del dopoguerra. Nel famoso duetto del finale, soli in proscenio a sipario chiuso, i due compari mandarono in visibilio il pubblico con la loro comicità. Montarsolo, qual è la sua dote migliore? «La grande facilità di studio. Leggo lo spartito in pochissimo tempo. Ricordo che dopo aver cantato nell'Osteria di Portovenere, un'opera di Cherubini che imparai in quattro lezioni, rallora sovrintendente della Scala, Ghiringhelli, venne ad abbracciarmi». Dopo aver cantato tanto e fatto 36 regie teatrali si sente appagato? ■Mi sento tranquillo. Amo il mio lavoro, non mi sono arricchito e guardo al futuro con ottimismo». C'è un personaggio che vorrebbe interpretare? «Non uno ma due: quello di re Boris e quello di air Falstaff. SL come baritono. Oli acuti ci sono ancora e due anni fa ho cantato a Dallas nel Gianni Schicchi con uh 'sol' acuto che era una meraviglia». Armando Caruso

Luoghi citati: Avezzano, Dallas, Italia, Monaco Di Baviera, Portici, Portovenere, Salisburgo, San Francisco, Torino, Usa