Quando morì non aveva nemmeno un nome

non q ve va nemmeno un nome Storia di un uomo fuggito dal manicomio dopo 32 anni e dimenticato da tutti non q ve va nemmeno un nome La croce, in cimitero, a lungo senza dati - Poi l'identificazione attraverso le impronte digitali - E si è scoperto così che lo sconosciuto, ucciso da un'auto, era uno degli 800 desaparecidos di Collegno - Il suo caso segnalato in un dossier affidato alla magistratura Come sparire per nove anni in una città, viverci da «sconosciuto, per tre, morirci travolto da un'auto, «vittima ignota-, e trovare la propria identità anagrafica soltanto cinque mesi dopo essere stato seppellito in una tomba senza nome. E' l'allucinante storia di uno degli 800 desaparecidos prodotti dalle storture della riforma psichiatrica (legge 180), che ha abolito i manicomi. Una vicenda compresa nei dossier sullo «stato dei servizi di salute mentale in Piemonte- che la lista verde civica ha preparato e consegnato alla magistratura. Tutto incomincia nel 1982, quando al gruppo Bartolomeo & C, che si occupa di assistenza sociale agli emar ginati. giunge una segnalazione dei vigili urbani: un vagabondo «disturba- gli in quilinl di una casa della zona Nizza perché passa la notte nell'androne portai dosi dietro tutte le sue carabattole. L'uomo, sui 50 anni, in condizioni fisiche precarie, è avvicinato da una delle volontarie. Lia: non ha documenti, non sa neppure come si chiama, farnetica di essere alla ricerca della madre. Lo rifocillano, gli cercano una sistemazione alla Casa dell'ospitalità di via Ghedinl (a mangiare va al Centro vlncenziano di via Brugnone, dove c'è suor Vincenza) e intanto Lia cerca invano di identificarlo: niente da fare. L'uomo, che nella zona Nizza è noto come Miliòn, fugge diverse volte dal ricovero proprio per tornare sulle strade che conosce, nel «suo quartiere-. Spiega lo psichiatra Annibale Crost gnani, uno degli autori del dossier: -E' naturale che tornasse nei posti noti, dove, se c'era chi lo respingeva, trovava anche qualcuno che, per pietà, gli forniva un aiuto: una brioche, un cappuccino, un indumento smesso-. D'inverno Milión si ammala: ha la bronchite, soffre di varici. Suor Vincenza e Lia lo curano, riescono a farlo ricoverare In ospedale, superando i problemi burocratici dovuti alla sua .inesistenza anagrafica». Devono anche lavarlo prima di portarlo alle Molinette, altrimenti non lo accettano. Poi Milión toma alla strada, al suol vagabon- daggi senza senso, alla ricerca di quella madre che non c'è più. Il 30 agosto 1985, sulla provinciale per La Loggia, presso la frazione Bauducchi, viene travolto e ucciso da un'auto: la salma è portata all'obitorio di Moncalieri e i carabinieri cercano di identificare lo sconosciuto. Pare un barbone: cosi telefonano alla Bartolomeo & C. Lia e Suor Vincenza riconoscono Miliòn, un nome che però per la legge non è sufficiente. Per identificarlo la polizia scientifica rileva le Impronte al cadavere e le Invia all'archivio centrale, a Roma. Nel frattempo, il 10 settembre, l'uomo è tumulato al cimitero di Moncalieri come «ignoto-. A] funerale ci sono i suoi amici di via Ghedini e di via Brugnone, vagabondi come lui. Solo cinque mesi dopo arriva l'identificazione. Si chiamava Giovanni Emilio Viale: era nato a Torino nel 1925 da una famiglia -iiiiitiiiitiiiiiiMiiiiitiiniiiiitn iiMMinnisiiii di Immigrati da Padova. A soli 16 anni, nel '41, era stato rinchiuso in manicomio, a Collegno, per aver tentato di' violentare la sorella, handicappata. E a Collegno, come «caratteriale e insufficiente mentale-, era rimasto 32 anni, uscendo e rientrando 5 volte. Poi, nel '73, era fuggito e nessuno si era più interessato a lui: «Era il periodo delle dimissioni selvagge — spiega Crosignani — e una fuga era benvenuta: risolveva un problema-. Che cosa abbia fatto dal '73 all'82 è un mistero: «Era entrato nel circuito della disperazione, mimetizzato tra i barboni, pronti loro stessi ad emarginarlo perché privo di identità, anche psichica». Ora sulla sua tomba (fossa 3, fila 25), sopra una semplice lastra di granito, suor Vincenza ha fatto mettere una lapide: «Viale Giovanni Emilio — 1925-1985 — I tuoi amici». Gianni Bislo iiii «mimiimdiiiì riin.iniEiiiuitiiiiii

Persone citate: Crosignani, Giovanni Emilio Viale, Suor Vincenza