I venti re della stecca di Susanna Marzolla

I venti re della stecca A Milano si gareggia per il titolo mondiale di biliardo I venti re della stecca Hanno tutti un soprannome che definisce una storia, un atteggiamento nel gioco - Italiano il campione in carica, Giampiero Rosanna, detto «Braccio corto» - E il capitano azzurro è «Lo scuro» del film di Nuti MILANO — Una tenda tipo circo appena fuori il Castello Sforzesco. In pista sei tavoli con panno verde, tavoli da biliardo: è qui che da giovedì si stanno disputando i campionati mondiali della specialità «5 quilles> (quella a stecca con le due palle bianche, il pallino rosso e i cinque birilli in mezzo), tipicamente italiana. E infatti Italia ed Argentina, dove il biliardo .5 quilles» arrivò portato dai nostri emigranti, si sono sempre divise il titolo mondiale a pai-tire dal 1965, anno d'avvio dei campionati. Una sola volta, nel '68, vinse uno «straniero», un uruguayano: ma era Anselmo Berrondo. noto agli appassionati come «La Bibbia-. Hanno tutti un soprannome, questi campioni della stecca. Anche Gianpiero Rosanna. 43 anni, di Busto Arsi zio: lo chiamano «Braccio corto, perché non concede nulla alla teatralità, bada a fare un tiro secco col maggior numero di punti possibili. E' il campione mondiale in carica: vinse il titolo due anni fa a 8poleto contro Angel Miguel Borrelli. un argentino dal nome italiano ma d'aspetto inequivocabilmente latino-americano che gli è valso 11 soprannome di «Indio». E' qui anche lui per vedere se riesce a diventare campione come nel 1983, quando vinse contro l'italiano Carlo Cifalà. Quest'ultimo qualcuno lo chiama «Ficaro» per il suo modo di giocare un po' sbruffonesco: «£' inridia, la sua è genialità', ribattono i suol estimatori. Cifalà, 39 anni, messinese trapiantato a Torino, oltre ad aver sfiorato il titolo mondiale ha vinto sette titoli italiani ed è il campione europeo in carica. Scuro di carnagione, fisico asciutto, baffetti. è il solo che alla domanda: «Che professione fa?', risponde: «il giocatore di biliardo». , Ma allora è vero che girano tanti soldi? 'Macché — ri¬ sponde un esperto, uno che da anni segue tutte le gare e che del biliardo sa "praticamente tutto" —, solo che un giocatore del suo livello può vivere facendo il professionista. Perché ci sono le sponsorizzazioni (ed infatti sono diverse le scritte che Cifalà porta sul gilè azzurro della divisa), ci sono t tornei fuori campionato con premi dingaggio, ci sono trasmissioni televisive. Ma qui si vince una coppa, niente di più'. E le scommesse? .Roba da film. Se si gioca di qualcosa, gli è per mettere un po' di sale alla partita. Ma sono quei soldi che pagano la bevuta agli amici, nient'altrO'. A rispondere, con una parlata tipicamente toscana, è uno che i film li ha fatti davvero: Marcello Lotti, alias «Lo Scuro». 58 anni, massiccio e sorridente a dispetto del soprannome (lo aveva già, è lui che ha dato il titolo al film di Nuti, non viceversa) è il «capitano non giocatore» della squadra italiana: 'Ormai — dice— non ho più tempo per allenarmi. Era diverso quand'ero più giovane. Facevo il portalettere, al la¬ voro fino alle 2 e poi 5-6 ore al biliardo'. Attore lo è diventato per caso: 'Si era a dei campionati ed il regista cercava un tipo alla Minnesota Fats. Mi ha visto che sembravo uno sparviero sul biliardo'. Altri film? 'Nuti dice di si...» ma ora l'attenzione di Lotti è tutta per il «Blue team», la squadra italiana. Oltre a Citala e Rosanna ci sono Umberto Casaula, 43 anni, di Cosenza, campione italiano, l'outsider Giovanni Siila (è arrivato al campionati dopo la rinuncia dello svedese Blomdahl) e Attilio Sessa: tipografo in pensione, 54 anni, già campione mondiale nel '79, è di Milano e per lui il tifo si spreca. n pubblico sotto la tenda è quello che ci si può aspettare in una delle tante sale-biliardo del nostro Paese, dove gli appassionati sono almeno 3 milioni. A seguire le partite del pomeriggio ci sono soprattutto anziani, e qualche giovanotto: manca l'età media, la gente al lavoro. Il grosso del pubblico arriva alla sera ed 11 «pienone» ci sarà domenica, quando i due giocatori che avranno vinto più partite si disputeranno il titolo. In tutto 20, i campioni della stecca giocano partite ai 250 punti (ed a questo livello di abilità durano più o meno un'ora). Dal pubblico c'è rispettoso silenzio quando i giocatori si concentrano, ma poi i 'Bravo!, sei forte!- si sprecano. Gli applausi vanno soprattutto agli italiani, ma anche gli argentini sono guardati con attenzione e rispetto. Veste la loro divisa (maglione e calzoni neri) anche quel Nestor Gomez detto «Nene», che vinse il primo titolo nazionale a 14 anni e che, unico finora, è stato due volte di seguito campione mondiale. C'è simpatia per i tedeschi, ragazzini al confronto degli altri, e curiosità per 1 giapponesi: campioni nella «carambola», altra specialità del biliardo, hanno imparato prestissimo anche 11 «5 quilles» che gli italiani sono andati a spiegare loro qualche mese fa: «Tre ore di lesione, un po' di tiri ed eccoli qui. Sono eccezionali', commenta Sessa. Gli accompagnatori dei giapponesi sono i più professionali: un inappuntabile signore in giacca e cravatta detta appunti a due efficienti segretarie. Forse pensa già a quando su quei tavoli e su quelle stecche potrà campeggiare la scritta" «Madè In Japan». Susanna Marzolla

Luoghi citati: Argentina, Cosenza, Italia, Milano, Minnesota, Torino