Toulouse-Lautrec e le maschere di Parigi di Angelo Dragone

Toulouse-Lautrec e le maschere di Parigi A MARTIGNY IN DUECENTO OPERE UAWENTURA DI UN PROTAGONISTA DELL'ULTIMO '800 Toulouse-Lautrec e le maschere di Parigi DAL NOSTRO INVIATO MARTIGNY — Si deve a Léonard Gian adda l'ampia esposizione che, nella Fondazione-museo da lui costituita a Marti gny, segna il terzo ritorno in Svizzera di Toulouse-Lautrec: dopo la prima mostra postuma dedicatagli nel 1924, a Winterthur, seguita nel 1947 da quella di Basilea. Nel nome di ToulouseLautrec si evoca la Parigi del Circo Fernando e del celeberrimo Moulin de la Gaiette, già frequentato dagli Impressionisti, del Moulin Rouge, aperto nel 1889 con un Immediato successo, protagonisti la bellezza carnale della Goulue ih coppia con l'allampanata, sciolta magrezza di Valentin le Désossé. E'ancora: di Jane Avidi, regina del caffè-concerto, la sola delle sue modelle che l'avesse profondamente apprezzato; o di Aristide Bruant che, come ai tempi del suo cabaret, campeggia nelle locandine della mostra, tutto avvolto nel vasto mantello sotto un grande cappello nero; o di Yvette Guilbert, la cucitrice intelligente, ritratta, con i suoi lunghi guanti neri, senza adulazione ma col più esasperato vigore. Secondo il . progetto di Pierre Gassier, commissario dell'esposizione (che rimarrà aperta fino al 1° novembre), sono state riunite oltre duecento opere, tra dipinti e grafica, comprese le litografie e le affiches, cominciando dai venticinque olii e dai quindici disegni del museo di Alby. Il resto è venuto dalle più importanti raccolte pri¬ vate elvetiche: dalla Collezione von Thyssen-Bornemisza di Lugano; dai musei di Zurigo, Basilea e Winterthur, che conservano alcuni dei maggiori suoi capolavori. Un insieme più che ragguardevole che — con i saggi e documenti del catalogo Mazzotta/Gianadda — consentono di far rivivere per immagini un interprete quasi mitico dell'arte moderna: quello che più di ogni altro seppe celebrare l'ultimo scorcio dell'Ottocento, impegnato a superare il poema luminoso dell'Impressionismo, già preso dal clima del nuovo secolo di cui andava annunciando le drammatiche conti-addizioni. Potrebbe anzi dirsi come ne avesse offerto personalmente più d'un esemplo attraverso i casi della sua breve esistenza. Intanto con l'alto lignaggio d'un discendente dei conti di Tolosa e dei visconti di Lautrec, al quale non era stata risparmiata una vistosa deformità fisica. Grossa era la sua testa, imbruttita da un naso rubizzo e butterato, che appariva calcata nelle spalle, sotto la bombetta allora di moda. Le gambe gli erano rimaste corte e infantilmente gracili sotto il peso d'un corpo di adulto. E tuttavia, al di là di. quell'aspètto che l'aveva in breve emarginato dalla vita — respinto e persino diseredato da quell'aristocratico eccentrico e capriccioso ch'era 11 padre, il conte Alphonse — l'artista, con l'unico conforto del trepido affetto della madre, aveva saputo emergere con la fresca invenzione, d'una pittura ricca di movimento e brillante di colore, fortemente disegnata dai più marcati e nervosi contorni. Sino a dominare, da osservatore attento e distaccato, gli ambienti parigini di Montmartre: dai caffè-concerto alle sale da ballo e ai cabaret*, dai ristoranti ai teatri, ai postriboli, dove dispensava gli stessi inchini e baciamani Dopo il disegno e la pittura coltivata nell'infanzia, seguendo la naturale inclinazione, il giovane aveva frequentato gli studi di René Princeteau, animalista noto, e di Bonnat nel 1882, per passare nel biennio successivo col Cormon, Approfondiva intanto l'estetica dell'Impressionismo e del Post-impressionismo, interessato In particolare da Degas e dalle sue ballerine come da Ingres, impeccabile maestro dalla linea trionfante. Si stancò tuttavia presto di quella disciplina di stampo accademico e lasciò quell'atelier cui farà ritorno soltanto nel 1886 per incontrarvi Van Gogh col quale stabili poi rapporti di amicizia. Nonostante l'opposizione dei suoi, volle avere un proprio studio con l'appoggio dei pittori Rachou e Grenier, e di «papà Forest», benestante amico degli artisti che l'ospitò nel piccolo giardino, una sorta di studio all'aperto nel quale nacquero alcuni del suoi ritratti più noti, facendogli da modelle Berthe «la sorda», Gabrielle la danzatrice, Justine Diehl e i fratelli Henri e Dèstre Dihau: suonatore di fagotto, questi, all'Opera di Parigi, ritratto seduto In giardino a leggere il giornale, mentre la sorella compare in La signorina.Dihau al pianoforte del 1890 (Museo di Alby). Al pubblico malato di classicismo Toulouse-Lautrec parve spesso un caricaturista più che un pittore, che in ogni casa si voleva dotato d'un «talento strano, cattivo, il talento di un essere deforme Era soprattutto un anticonformista, attratto da ogni novità. Della stirpe d'un Goya e d'un Daumler. Capace di supreme eleganze, come in alcuni ritratti di Cha-U-Kao, la cloumesse del Moulin Rouge, o nelVaffìche del 1895 per La Reme Bianche, ma soprattutto nell'arabescato fantasma luminoso cui sulla scena delle FoliesBergère Miss Loie Fuller dà vita in una straordinaria litografia delicatamente lumineggiata dai toni acquerellati a da quel misterioso suo brillio d'oro e d'argento. Fu non di meno in grado di far sentire anche quei momenti in cui l'osservazione dei suoi slmili doveva scoprirgli le verità più segrete e insospettate — come l'atmosfera di particolare intimità ne L'abbandono vien legando la Goulue e l'amica Marne Fromage — come le meno confessatali, tra l'abbrutimento, la violenza, il fondo animale; anche allora riaffermando tuttavia un'inesausta vitalità. La stessa che egli non seppe però trovare che nell'alcol. Nel 1899 dovette esser ricoverato in- una cllnica di Neuilly. . Disintossicato, il primo bisogno fu di tornare a disegnare: privo del necessario, lo fece con una penna di beccaccia sottratta al letamaio dell'orto. Furono quindi anni ancor pieni di attività, cominciando dalla stupefacente suite di 39 disegni sul Circo. Provò un rinnovato gusto per i viaggi Lasciò Parigi per Le Havre, ma prima di Imbarcarsi per Arcachon, nel visitare gli stars una bella inglese. Miss Dolly, lo affascinò al punto da spingerlo a chiedere telegraficamente colori e pennelli. E oggi al Museo di Alby si ritrovano di lei uno splendido disegno di profilo e un ritratto sorridente ch'è certo tra i più belli. Nei dipinti si era talora passati dall'atmosfera delicata in cui aveva a volte ritratto la madre — sino all'ultimo a lui vicina sempre piena di angosciata sollecitudine — ai toni smorzati d'un Whistler. Altrove colpivano le pennellate fluenti e corpose ispirategli da Van Gogh cosi come il ricordo di Gauguin potè altrimenti affiorare nei grandi cartelloni pubblicitari come nelle copertine della Revue Bianche, audacemente intese a reinterpretare con originalità la lezione della grafica estremo-orientale e dell'incipiente affermazioene del Liberty. Non era stato un caso se, col suo manifesto per il Moulin Rouge, fin dal 1891 Toulouse-Lautrec aveva finito col cogliere la celebrità per le strade di Parigi prima che nei musei. Invano, l'indomani della sua morte, la madre aveva ' offerto in dono al Museo Nazionale di Parigi quanto di Henri Toulouse-Lautrec s'era trovato nel suo studio, mentre la Biblioteca Nazionale aveva accettato la donazione di 371 litografie. Soltanto nel I922.il lascito della contessa, comprendente l'intero corpus delle opere del figlio rimaste in casa, venne accolto dalla città natale dell'artista e costituito in museo che in quel primo anno contò 2300 visitatori. L'anno scorso il pellegrinaggio a Alby ne contò più di 120 mila. Angelo Dragone I Toulouse-Lautrec nel 1892