Attentati in Alto Adige fermato un fotografo di Giancarlo Ansaloni

Attentati in Alto Adige fermata un fotografo Sospetti per alcuni volantini simili a quelli dei terroristi Attentati in Alto Adige fermata un fotografo E' un giovane di lingua tedesca - Trasferito a Trento per motivi di sicurezza DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BOLZANO — Un arresto nelle indagini per gli attentati dinamitardi e sparatorie che hanno seminato allarme e paura nella popolazione del circondario di Merano. Con un'operazione congiunta, seguita immediatamente al vertice dei servizi di sicurezza convocati lunedi scorso a Roma dal ministro Scalfaro, carabinieri e polizia hanno fermato ieri un fotografo di lingua tedesca, Leo Henger, di 33 anni, abitante a Collalbo nell'altipiano del Renon a monte di Bolzano, titolare di uno studio alla periferia della città. Secondo notizie non confermate ufficialmente, per il fermo del Flenger sarebbe stato decisivo il ritrovamento nella sua auto di alcuni manifestini identici a quelli rinvenuti sui luoghi dei sei attentati contro caserme di carabinieri e edifici abitati prevalentemente da cittadini di lingua italiana, nei quali si invitavano gli italiani ad andarsene dato che per essi «si avvicina la solueione finale». I manifestini portavano la sigla del gruppo «Tirol» che agisce in Alto Adige fin dal 1979. La detenzione dei manifestini, peraltro, potrebbe trovare in via ipotetica una giustificazione nella professione del Flenger, molto noto negli ambienti giornalistici oltre che politici di tutta la provincia per la sua attività di fotoreporter esercitata fino a due anni fa presso il quotidiano Dolomiten di Bolzano (dal quale si congedò mettendosi, dopo un breve periodo di inattività, in proprio) e anche come collaboratore di giornali e riviste sia italiane che estere. Sta di fatto però che 11 giovane fotografo pare fosse sotto controllo da qualche mese e che gravi elementi di sospetto sarebbero emersi da intercettazioni telefoniche. Il giovane si trova ora in stato di fermo non a Bolzano, bensì, per ragioni di sicurezza, nelle carceri di Trento. Soltanto nelle prossime ore, dato il riserbo strettissimo degli inquirenti, si sapra la reale portata dell'operazione e l'effettivo ruolo svolto dall'ex fotoreporter. La catena di attentati era iniziata nella notte su saba¬ to 24 maggio con un ordigno collocato davanti alla porta d'ingresso della caserma dei carabinieri di Terlano, a nove chilometri da Bolzano, lungo la strada statale che collega il capoluogo con Merano. Fu qui che apparvero i primi esemplari del minacciosi manifestini antitaliani attaccati con lo scotch ad un tabellone. La notte successiva ci fu la prima apparizione della mitraglietta Kalashnikov di fabbricazione cecoslovacca, un'arma inedita nella storia del terrorismo altoatesino, con la quale furono sparate alcune raffiche contro la caserma dei carabinieri di Cermes, un paese che gravita attorno all'abitato di Lana ritenuto il nucleo caldo dell'estremismo sudtirolese. Il terzo obiettivo fu la linea aerea della ferrovia Bolzano-Merano: di notte i terroristi, questa volta in veste di sabotatori, segarono un palo provocando l'interruzione del traffico per alcune ore. Segui un attentato contro un obiettivo «civile»: la casa dei ferrovieri a Postai, presa di mira anch'essa con la mitraglietta. Più grave il quinto attentato: fu fatta esplodere della dinamite davanti all'ingresso di un bar, al piano terreno di una palazzina occupata dai gestori di lingua italiana e da altre famiglie: contro tutte le finestre furono sparate raffiche di mitraglietta. La serie si chiuse venerdì scorso con un'altra sventagliata di raffiche contro la casa dei dipendenti della società idroelettrica. La deplorazione e la condanna per gli attentati è stata unanime e le reazioni non si sono limitate ai comunicati: soprattutto i giovani hanno reagito con alcune iniziative intraprese a Merano, dove il 6 giugno si svolgerà una marcia sotto il motto 'Camminiamo insieme per la pace», che ha già raccolto centinaia di adesioni di tutti i gruppi compresi anche turisti tedeschi. Un'altra manifestazione è in programma venerdì lungo le passeggiate del Passiria a Merano, con l'adesione del vescovo di Bolzano e Bressanone, mons. Egger, e delle organizzazioni sindacali. Giancarlo Ansaloni

Persone citate: Egger, Leo Henger, Scalfaro