Trapianti cerebrali le cellule arrivano dalle ghiandole surrenali

Trapianti cerebrali le cellule arrivano dalle ghiandole surrenali Trapianti cerebrali le cellule arrivano dalle ghiandole surrenali LA marcia dei trapianti cerebrali iniziata cinque anni fa con la prima operazione su due pazienti affetti da Parkinson ed eseguita per la prima volta nel Dipartimento di Neurochirurgia del Karolinska Institutet di Stoccolma sta proseguendo in Messico e negli Stati Uniti Nel numero del 2 aprile scorso 11 New England Journal of Medicine riportava in un articolo del neurochirurgo messicano Madrazo e del neurobiologo Drucker-Colin che due pazienti, entrambi al disotto dei 40 anni, cioè molto giovani per esser affetti da Parkinson, erano stati operati mediante trapianti nel marzo 1986 e da allora avevano dimostrato un continuo miglioramento dei loro sintomi. I trapianti cerebrali rappresentano il risultato di oltre dieci anni di intenso lavoro di neurobiologi, specialmente svedesi. Negli Anni 70 Anders Bjorklund e i suoi colleghi dell'Università di Lund dimostrarono che era possibile traplantare frammenti di cervello o iniettare cellule nervose isolate e disperse in un liquido nutritivo nel cervello di animali adulti con alta percentuale di sopravvivenza dei trapianti. La condizione essenziale era che il tessuto trapiantato provenisse dal cervello di embrioni molto giovani. Non era quindi possibile, e non lo è tuttora, trapiantare tessuto nervoso adulto nel cervello adulto. Solo il tessuto embrionale ha la capacità di sopravvivere all'asportazione dal donatore .e al successivo trapianto nel cervello dell'ospite e di rigenerare le fibre nervose inevitabilmente tagliate o danneggiate durante il processo di Isolamento. Dopo una fase di shock durante la quale il tessuto trapiantato sembra essere inerte, si arriva gradualmente a una fase In cui molte cellule nervose (non tutte però) cominciano a emettere sottili fili nervosi, gli assoni, che sembrano cercare una strada nell'intricato meandro delle vie nervose dell'ospite. Se il trapianto ha successo, questi assoni andranno a terminare su altre cellule nervose e stabiliranno contatti funzionali. Viene stabilito cosi il passaggio del segnale nervoso dalle nuove cellule, quelle trapiantate, alle vecchie, quelle del cervello ospite. Alla sopravvivenza dei trapianti contribuiscono vari fattori, molti dei quali non ancora conosciuti. Tra questi è l'Ngf (neroe growth factor), il fattore di accrescimento nervoso scoperto, isolato e studiato da Rita Levi-Montalclni (Premio Nobel per la Medicina, 1987). Anche se non si dubita più che il trapianto di cellule nervose umane sia possibile già ora, non si è ancora purtroppo giunti a questa operazione. L'operazione pionerista degli svedesi, e quelle piti recenti dei messicani e di alcuni americani, comprende infatti il trapianto di cellule della ghiandola surrenale nel cervello del medesimo individuo sofferente di Parkinson. I parkinsoniani soffrono di una mancanza (dal 50 all'80 per cento) di cellule nervose speciali che producono una sostanza chiamata dopamina. Queste cellule, localizzate nella regione del cervello chiamata sostanza nera, si riducono nel corso della malattia, che si prolunga per molti anni, da mezzo mUlohe circa' a SÓ-W) mila. Le cellule della ghiandola ' surrenale, pur non essendo Il caso Hart secon do gli psicologi propriamente nervose, se vengono poste a contatto con tessuto cerebrale possono anch'esse produrre la dopamina deficitaria nel paziente parkinsoniano. il successo clinico riportato dal ricercatori messicani è comparso nel corso dei pochi giorni successivi all'operazione ed è perdurato finora. Il primo paziente di 35 anni non era in grado di camminare a causa della rigidità muscolare, era scosso da un violento tremito e non poteva alimentarsi da solo. Un anno dopo l'operazione non solo cammina, si nutre da solo e parla normalmente, ma ha anche ripreso il lavoro. Cosi il secondo paziente di 39 anni. I pazienti operati poche settimane fa nelle cliniche neurochirurgiche americane hanno anch'essi dimostrato un notevole miglioramento. Ovviamente è troppo presto per poter dare un giudizio definitivo sull'utilità e sui limiti di applicabilità dell'operazione. Occorrerà però operare diverse centinaia di pazienti (1 candidati non mancano, 1 parkinsoniani gravi sono circa 350 mila negli Stati Uniti e oltre 50 mila in Italia) e seguire i pazienti per un periodo di almeno 5 anni per poter osservare l'effetto definitivo dell'operazione. Già ora comunque si può affermare che il trapianto di cellule umane nel cervello umano è possibile. E' interessante rivelare la differenza tra l'operazione eseguita dagli svedesi, seguita da un successo solo parziale e assai breve (poche settimane), e quella del messicani, notevole e perdurante (un anno). Gli svedesi si giovarono anch'essi - della,v ghiandola. : surrenale, separandone le cellule '■•delicatamente, so* Alcune persone sembrano addirittura favorire la scoperta delle loro malefatte. Le circostanze che hanno incastrato Gary Hart suggeriscono che, in qualche modo, voleva essere Incastrato. Un'analisi politica indicherebbe che Hart aveva sentimenti ambigui nei confronti della presidenza: la voleva e non la voleva. Un altro segno caratteristico del narcisismo è la mancanza di riguardi per gU altri. Il narcisista arriva a pensare che non può fare niente di sbagliato ed è perciò autorizzato a fare tutto ciò che vuole. Dimentica però di mettere in conto l'opinione pubblica, che può reagire in modo molto pesante a trasgressioni che sarebbero state perdonate In persone meno importanti o in altre epoche storiche. Le scappatelle galanti di John F. Kennedy c di Martin Luther King Jr. erano ben note nel loro ambiente e tra 1 giornalisti. Le cose però sono cambiate da allora: è cambiata la posizione delle donne ed è aumentata la considerazione per il ruolo del Presidente Usa nei destini del mondo e dunque il giudizio sull'uomo che ricopre quel ruolo. Dice il dottor West dell'Università di California: «C'è un particolare significato nelle indiscrezioni sessuali sul candidato presidenziale o su un ministro del culto, perché noi slamo ossessionati dall'immagine ormai fuori moda di una coppia Innamorata e fedele. Dato che la famiglia è minacciata e frammentata, vogliamo che 1 nostri leader ci rassicurino che l'ideale di un tempo è ancora valido. Vogliamo che essi siano un simbolo per noL Quando non lo sono, ci sentiamo traditi, n presidente viene idealizzato come un buon padre. SI suppone che sia casto, monogamo e paterno. Se tradisce quell'ideale ci sentiamo offesi come bambini». Secondo il consulente politico Bill Hamilton, la gente non perdona al Presidente ciò che perdona invece a un governatore. □ Presidente è l'ultima barriera fra noi e la guerra nucleare, l'instabilità economica, 11 caos mondiale. Per questo la gente vuole che sia solido e affidabile. Daniel Goleman Copyright «The New Yorit Timn Senfcc» • per l'Italia «La Stampe»

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