Umanità dell'animale e animalità dell'uomo

Umanità dell'animale e animalità dell'uomo Umanità dell'animale e animalità dell'uomo IN questi giorni lo spettro di un umanoide, frutto di una possibile fecondazione tra seme umano e una femmina di scimpanzé, si aggira per le redazioni dei quotidiani italiani. Oli animi si accendono e, in clima elettorale, si formano i partiti. Oli Intervistati; pensano a questi nuovi esseri come donatori d'organi ò docili esecutori di lavori ripetitivi, in condizione di semi-libertà. . Si afferma apoditticamente che potrebbero stringere bulloni alla catena di montaggio, in letizia. Creature comunque pericolose, poiché costringerebbero ìe fabbriche appena robotizzate a tornare sul loro passi a favore di creature un po' da circo che, magari per bizzarrie di ricombinazione genetica, potrebbero rivelarsi degli insonni dediti alla produzione o meglio alla sovrapproduzione con possibili guerre Commerciali e ripercussioni su dollaro éyen!' Rivedremo forse dal vero . le scène di Charlot che nel film ' «Tempi moderni» i stringeva appunto bulloni a velocità supersonica men• tre un robot lo nutriva alla catena di montàggio e gli puliva'persino la bocca con un tovagliolo. Ma dove dormiranno e abiteranno gli umanoidi, quali livelli di addestramento e istruzione dovranno raggiungere? Oltre alle perplessità etiche mi sembra che ci siano dei problemi pratici a cui gli illustri ■ scienziati nel loro immaginario scientifico non pensano abbastanza. Ad esempio resto perplesso su come gli umanoidi dovranno vestire/ Nudi, con -foglia di fico, perizoma, o con panciotto e cravatta almeno nelle pause lavorative? Non sono problemi da poco e l'Uomo già da tempo se li è posti nel suoi bislacchi rapporti con gli animali attraverso i secoli A questo proposito mi è ritornato alla mente un libro scritto circa ottanta anni fa da un certo E.P. Evans dal titolo sorpren- dente: «The criminal prosecutori and capital punishment Of animais» (L'incriminazione e la pena capitale nei confronti degli animali). La . copertina rappresenta un maiale, vestito con giacca e bretèlle,. appeso a una forca nella piazza di un paesino della Normandia nel 1386. Oli animali appunto, impariamo dal libro, quando venivano portati davanti al. giudice venivano vestiti spesso con .abiti umani- in quanto anche! loro crimini fìllade** e&ììiwn&n® BIOLOGIA: Tecniche e limiti morali dell'ingegneria genetica, di Giovanni Giudice, dell'Università di Palermo, e di Bruno k[UVblfS$ OC Minutila d'Udine, dell'Istituto di psicobiologia del Cnr (Roma) / ZOOLOGIA: L'amicizia tra i babbuini, dell'etologa Isabella Lattes Coifmann / La società delle termiti, del naturalista Giusto Benedetti / MEDICINA: L'insidia dell'Aids nel cervello, di Ezio Giacobini, dell'Università del Sud Illinois .0 e le Imputazioni si riferivano alla disciplina giuridica umana. Erano soggetti in giudizio, a tutti gU effetti. Il maiale' In questione era stato infatti condotto davanti a un tribunale molto formale, accusato di omicidio e condannato a morte per Impiccagione <L?autóre ''del libro su\-que- ' stT'StrfHrmnori.. oSsir ha ' compiuto un'accurata ricerca bibliografica e riporta circa 200 processi intentati dal Medioevo al XIX secolo contro animali. Essi venivano portati in tribunale con imputazioni umane e cosi cani, maiali, asini, ratti, mucche, mosche e - bruchi erano chiamati in giudizio ~on carichi penali che andavano dall'omicidio agli atti osceni. I processi si svolgevano con tutte le garanzie giuridiche del tempo, con testimoni a favore e contro, con difensori pagati dalla comunità per garantire gli imputati, date le loro ovvie difficoltà a esprimersi nel linguaggio giuridico umano e alcune loro presunte ingenuità che già allora si supponevano specie-specifiche. I processi non erano delle pure commedie come potrebbe apparire, ma erano ispirati a principi di giustizia naturale e talvolta gli animali, finivano assolti, indennizzati o mantenuti a vita dal villaggio. Questi processi continuarono fino al XIX secolo. Nel 1760 un y.onwela sua asina furono scoperti commettere degli atti osceni. L'accusatore chiese la sentenza di morte per entrambi. Chiuso il processo, l'uomo fu condannato a- morte mentre l'asina fu prosciolta in quanto vittima della violenza: In lei non c'erano l'Intenzione e la volontà di coadiuvare il padrone nelle sue discutibili iniziative. H prete locale testimoniò che conosceva l'asina da quattro anni e gli era sempre apparsa animale virtuoso, ben educato, che mai aveva dato occasione di scandalo. C'è, a mio parere, una continuità tra queste fantasie antropomorfe sugli animali e lo spettro dell'umanoide possibile. Sono un po' i fantasmi dèlia coscienza inquieta dell'uomo che essendosi posto ih cima alla scala della natura ha un rapporto ambiguo è predatorio con le altre specie. Sono, in fondo, nella linea della vecchia distinzione di una specie con anima e tutte le altre senza. Tendiamo anche spesso a pensare che le altre specie non sentano dolore o provino paura se non in modo differente e limitato rispetto a noi. Oli animali spesso sono solo materiale biologico lontano da noi. Lo stesso problema si poneva al Concilio di Trento quattro secoli fa, quando a lungo si dibatte se le donne potessero possedere un'anima. Come si collocherà da questo punto di vista il mezzo-uomo e mezzo scimpanzé? Sarà in grado di soffrire? Che cosa succederà se si innamorerà di un essere umano? Quali leggi dovranno regolare queste possibilità? I processi medioevali a grilli e somari torneranno di grande attualità in una nuova disciplina chiamata forse antropo-zoologia forense. Fuori dalle mitologie scientifiche prometèiche di chi pensa agli umanoidi, a me sembra che anche in questo caso la novità sia molto limitata e non meriti tutto il chiasso e l'attenzione di questi giorni. Ho 11 dubbio che l'umanoide non si debba creare con" l'Ingegneria genètica ma che sia già presente nella specie umana, e semplicemente abbia altri nomi. L'antropologia documenta le vicende di un rapporto irrisolto tra l'uomo é le altre specie L'evoluzione della

Persone citate: Ezio Giacobini, Giovanni Giudice, Giusto Benedetti, Isabella Lattes Coifmann

Luoghi citati: Illinois, Roma, Trento, Udine