Fantacronache di Stefano Reggiani di Stefano Reggiani

XI club della Falcucci (llFantacronache di Stefano Reggiani XI club della Falcucci Venerdì 22 / domenica 24, i vandali nostri fratelli. Ci si chiede chi finirà per primo, il vandalismo o le metropoli. Scompariranno per prime le grandi città, naturalmente, dicono i sociologi. Se non ci fossero almeno gli spaccatoli di panchine e i rompitori di lampade pubbliche, come faremmo ad esser sicuri di abitare in una città sviluppata, una di quelle che fanno testo per l'inflazione? Una bella giornata di sole, una tiepida nottata in buona compagnia, la visita a un museo misteriosamente aperto potrebbero farci credere di essere d'improvviso capitati in un luogo, come si dice per nostalgia, vivibile. Per fortuna, ci sono i vandali, decisi a dimostrare che non si può praticare insieme De Amici» e il municipio. Ha fatto bene il sindaco di Milano a mascherare il suo disappunto, dopo che le biciclette gialle messe a disposizione dei cittadini sono state in una notte rubate o fatte a pezzi, soprattutto fatte a pezzi e abbandonate chissà dove. S'è ammirevolmente adeguato, ha detto che si aspettavano un vandalismo maggiore, che i milanesi devono solo abituarsi. Ma se il vandalismo è l'anima d'ogni grande città (la bandiera del suo malessere) come sperare che abbandoni il campo? Quando era sindaco di Torino, l'ottimo Novelli si avvelenò il sangue per combattere i vandali che gli rompevano i lampioni e i cestini dei rifiuti appena installati. Vinsero i vandali. L'unico compromesso per ora realizzato tra vandalismo e pubblici servizi sembra quello della Sip: le cabine telefoniche sono dislocate in tutti i punti nevralgici delle grandi citta, ma, per tacito accordo con i vandali, tutte rigorosamente guaste. Lunedi 25, la signora ministro della Pubblica Istruzione. Quell'aria paziente e distratta di chi vuol dimostrare la possibilità di governare con le gqffes o di chi ha appena ottenuto l'iscrizione al Club Sabotatori Elettorali And De Mita. Martedì 26, bambini in vendita. Che bel bambino, lo compro. Dietro il mercato dei bambini (un nuovo giro è stato scoperto presso Napoli) c'è sempre, insieme con gli ignobili speculatori, una coppia trepidante che è ricorsa al mezzo estremo per avere finalmente un figlio. Non ci sono più, a quanto risulta, organizzazioni negriere che allevano i piccoli per farne torme di accattoni da distribuire nelle città alla maniera ottocentesca, sarebbe un investimento troppo elevato rispetto ai risultati. Cosi lo sdegno che accompagna ritualmente il turpe mercato dei bambini (l'attenzione sull'infame levatrice e sul compiacente dottore) ha una sua eleganza ipocrita, come se bastasse la repressione a risolvere il prò-, blema dei genitori mancati. La coscienza comune è tranquilla se un bambino resta in orfanotrofio o tra le brac¬ cia di una madre infelice che era disposta a venderlo per due milioni. Non si sa cosa accadrà di quel bambino. E cosa accadrà di quella coppia che voleva comprarsi il diritto di amare un bambino? Invece di correre a riformare la legge sulle adozioni, esauriamo gli sdegni sull'infame levatrice che smista i figli come al Supermercato. Nei casi più tormentati possiamo impietosirci moderatamente sulla madre snaturata, costretta a vendere dal bisogno o dalla tirannia del costume arretrato («Volevano cacciarmi di casa»). Si, ma i bambini? Mercoledì 27, le effusioni e la grande politica. I baci contano anche in politica, bisogna vedere chi li dà. Ecco due foto a confronto sulle prime pagine. Una ritrae la bella Donna Rice affettuosamente sulle ginocchia dell'ex candidato democratico Gary Hart (hanno la faccia di chi ha appena chiuso un'intensa partita di baci); l'altra immortala il bacione all'orientale tra Gorbaciov e il tedesco Honecker. I primi baci hanno precluso ad Hart la Casa Bianca, il secondo bacio forse prelude alla conversione al riformismo di tutta l'Europa comunista. I primi baci sono il simbolo di una disfatta, il secondo di un dominio. Eppure (com'è strano l'animo umano) ci sentiamo completamente dalla parte degli sconfitti e, all'occasione, preferiremmo i baci di Donna Rice. Giovedì 28, Einaudi. La cultura non dovrebbe mai andare in tribunale, si scopre che tante parole hanno un doppiosenso banale. Giulio Einaudi è stato accusato di aver seguito per anni la politica dello struzzo. Che doveva fare? E' stato il suo vario ed è il suo merito di aver imposto per anni la Politica dello Struzzo, inteso come il suo celebre marchio editoriale. "J

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