L'Irlanda sceglie l'Europa (storia d'un voto scontato)

L'Irlanda sceglie l'Europa (storia d'un voto scontato) Settanta per cento di sì al referendum sull'Atto Unico L'Irlanda sceglie l'Europa (storia d'un voto scontato) DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA — Mancava solo il .si. dell'Irlanda all'Atto Unico Europeo, e ieri finalmente è giunto. Non è stato un .sì» clamoroso e festoso, in quanto il referendum era cominciato nell'apatia e nell'apatia si è chiuso: ma degli elettori recatisi alle urne martedì (il 45 per cento), il 69,9 per cento hanno dato il loro assenso al documento approvato dai leader europei alla fine dell'85. Non vi erano mai stati dubbi sull'esito della consultazione; gli unici timori nascevano dal pallidissimo interesse dei cittadini Scarsa affluenza: il 45% -1 fautori del no temevano interferenze in politica estera prendere, in quasi tutti i casi, decisioni a maggioranza invece che all'unanimità». Vero. Ma sia il governo, sia gli altri partiti, tutti proAtto Unico, avrebbero potuto fare di più, spiegare meglio. Si sono destati invece all'ultimo momento, dinanzi all'inquietante comparsa di un'imprevista opposizione. Comunque, tutto è finito bene. E sarebbe finito assai prima, in tempo per la data concordata da tutti gli Stati comunitari, il 1° gennaio, se sulla strada della storia non fosse d'improvviso comparso il signor Raymond Crotty, verso una questione che ai più pareva remota e astrusa. Soltanto nell'ultima settimana, la battaglia aveva avuto qualche breve, vivida fiammata. Questa indifferenza non è antieuropeismo. Poche nazioni amano la Comunità piùdell'Eire. Ma l'Atto Unico Europeo era un testo che non poteva eccitare le masse. I funzionari del governo ricordano che «non era facile reclamizzare uno strumento politico che darà un po' più di influenza al Parlamento Europeo e permetterà al Consiglio dei ministri di un economista. Crotty accusò il governo d'aver violato la Costituzione con la sua ratifica del documento, ricordò che l'Atto Unico avrebbe permesso alla Comunità di «prendere decisioni collettive sugli aspetti politici ed economici della sicurezza», affidò alla Corte Suprema la tutela della minacciata sovranità. In aprile, con una maggioranza di tre a due, la Corte diede in parte ragione a Crotty. Gli accordi per un mercato comune non sono incostituzionali, sentenziò, ma lo sono quelli per una comune politica estera. Come superare l'ostacolo? Non c'era che un solo modo: un referendum. Unico oppositore serio dell'intesa europea è stato il nucleo centrale dei sindacati, con una iniziativa più della direzione che della base. Altro avversario: il Sinn Fein, il braccio politico dell'ira., un movimento che, alle ultime elezioni, non è riuscito a conquistare un solo seggio. A questi antagonisti si era affiancata una sconcertante, variopinta alleanza di ecologisti, di pacifisti, di gruppi di sinistra e di brigate ultraconservatrici e ultracattoliche. «Votate per l'Atto Unico — avvertivano — e spalancherete la porta alle armi atomiche, alla Nato, all'aborto, al divorzio, alla permissività». L'Eire, proprio perché duramente dominata per secoli dagli inglesi, è gelosa della propria sovranità, della propria neutralità. Ma ben conosce altresì la prodigalità economica dell'Europa comunitaria, di cui è la massima beneficiaria; sa che, senza la Cee, il suo tenore di vita sarebbe ancora più modesto e più fragile. Non era, dunque, una scelta difficile. Degli elettori che si son presi la briga di votare, i più hanno ascoltato la voce del buon senso, la voce dei grandi partiti. - Mario Citiello

Persone citate: Crotty, Raymond Crotty

Luoghi citati: Eire, Europa, Irlanda, Londra