Appeso ad un'ancora conquistò le Dolomiti

Appeso ad un 'aiKora ionquistà le Dolomiti Cent'anni fa una grande impresa in Val di Fassa Appeso ad un 'aiKora ionquistà le Dolomiti lì tedesco Winkler scalò in solitaria una delle Torri del Vaiolet DAL NOSTRO INVIATO VAL DI PASSA — Com'erano più tolleranti gli alpinisti dell'Ottocento, altro che vecchi parrucconi. Negli anni in cui le Dolomiti si situavano al limite delle possibilità umane e barbuti signori ansimavano con alpcnstock e scarponi chiodati, arriva un glovanottlno e sale la parete più difficile mal immaginata usando addirittura 11 lancio di un'ancora cui appendersi. Inaudito, ma non vi fu alcuno scandalo. La trentina Valle di Fassa prepara 1 festeggiamenti per il centenario di un avvenimento alpinistico che, fatte le dovute proporzioni, è Importante per le Alpi Orientali quasi quanto lo fu in assoluto l'ascensione del Monte Bianco duecento anni fa. Il 17 settembre del 1887 arriva in valle un diciottenne bavarese: è Georg Winkler, è figlio di un macellalo ma studia Medicina, vive la montagna come palestra atletica ma anche come momento di sfida ed esaltazione secondo i canoni del Romanticismo tedesco. Sale alla conca di Gardeccia (allora lassù capitava al massimo qualche cacciatore), si affaccia al gruppo del Catlnaccio (ma com'è più dolce la tedesca dizione Ro sengarten, -giardino delle rose»), rimane Incantato alla vista delle tre Torri del Vaiolet e tenta immediatamente la conquista di una di esse. Pensate a quanta maturità in quel ragazzino che le cronache dell'epoca descrivono alto poco più di un metro e mezzo, esile, timido e di gusti modestissimi. Winkler non cerca la vittoria sulla torre più alta ma su quella (anche se di pochi metti) più bassa; sale lungo la via che ha Intuito anche se è di dif^«^^□«^jora^e^ernB^ esegue, con le djtaj: Impresa, ih solitària? "Era chiaramente avanti di quasi mezzo secolo. La via. lungo un'evidente fessura fino al 2800 metri della cima, è ancora oggi un bel quarto grado superiore e poiché Winkler fu fotografato In quei giorni con un'ancorotto di ferro appeso allo zaino, divento assioma- tico che l'avesse usato nei punti più ostici, lanciandolo verso l'alto per farlo incastrare in un appiglio e issarsi poi a forza di braccia, inventando cosi anche l'alpinismo acrobatico che pochi decenni dopo proprio su queste erode ebbe nei funambolismi di Tita Piaz il massimo esponente. Quattro righe di relazione, non di più, un blgliettlno con la firma che fu trovato sotto qualche sasso 'sulla vetta, nessun compiacimento: .Forse a cent'annidt distanga'— dice Bepi De Francese, grande scalatore fossano, primo dissacratore di tanti tabù negli Anni Cinquanta con l'uso del chiodi a espansione — possiamo stabilire che Winkler l'ancorotto non lo adoperò e dò dà ancora più smalto alla salita. Non ne parlò agli amici più cari che tra l'altro ripeterono l'ascensione alcuni anni dopo senza usarlo e credo che a lanciarlo in aria sperando che si appigliasse rischiava parecchio di prenderlo In testa. Certamente invece l'usava, scendendo poi lungo la corda, come ancoraggio in discesa*. E' imponente il calendario delle manifestazioni del centenario (feste, convegni, ascensioni di gruppo, esercitazioni di soccorso ecc.) che la Valle di Fassa ha preparato per luglio e agosto In ricordo di chi passò come uria metèora: Già, perché C&org Winkler, l'estate successiva all'exploit sul Catlnaccio,- fu inghiottito dal ghiacciaio durante la scalata al Welsshorn. nel Vallese, che naturalmente tentava da solo. Nel 1956 1 seracchi restituirono i suol resti: diciannovenne meticoloso aveva in tasca tutti 1 conti degli alberghi pagati. Gigi Mattana Georg Winkler prima della salita alla Torre del Vaiolet