Si pensa già a un governo balneare di Marcello Sorgi

Si pensa già a un governo balneare L'asprezza della campagna elettorale rende difficile un accordo subito dopo il voto Si pensa già a un governo balneare Craxi parla di una «soluzione di passaggio» - Spadolini possibiHsta (però non si candida) Fanfani Io esclude, ma aggiunge: «La continuità si può garantire anche cambiando formula» ROMA — Ne accenna Craxi. Spadolini ci pensa, ma nega che sia per sè. Fanfani lo esclude, ma subito precisa: «La continuità può essere garantita anche cambiando formula». SI parla di un governo di tregua per dopo il voto, un'Intesa provvisoria per consentire al partiti di riflettere e raffreddare Il clima acceso di polemiche della campagna elettorale. Da qualche giorno l'ipotesi si affaccia con Insistenza nel discorsi del leaders, e non solo come soluzione di riserva. Dopo una crisi che ha interrotto o reso difficile la comunicazione tra le forze di governo, dopo una campagna elettorale arroventata già dai primi giorni, l'idea di un armistizio comincia' a farsi strada fra 1 partiti Ih mancanza di un risultato chiaro, nell'impossibilità di riformare in breve un pentapartito o di passare ad alleanze con 11 pel, la «tregua» potrebbe diventare l'unica strada per impedire un'altra crisi lunga e senza sbocco. In passato governi «di de¬ cantazione» (subito soprannominati «balneari», perché si formavano in estate, al termine di crisi.senza via d'uscita e con un compito di raccordo verso soluzioni più stabili) hanno contrassegnato tutte le fasi di crisi di alleanze politiche. Fu cosi a cavallo fra gli Anni Sessanta e Settanta, con una serie di governi a vita breve guidati da Leone e da Rumor. Davanti alle intermittenze del centro-sinistra, alle divisioni Interne dei partiti e alla crescente incomunicabilità, de e psl, indecisi, finivano per non stringere e per non rompere. Nascevano governi a formula ridotta (de e laici, ma non tutti), sorretti da maggioranze e da astensioni. Poi, nel passaggio da una legislatura all'altra, o tornava 11 centro-sinistra o si andava a una formula nuova. Una prospettiva del genere, nessun partito se la augura. Ufficialmente l'obiettivo principale di tutti resta un governo stabile e solido. Eppure le analogie fra la situazione attuale e quelle che aprivano la strada ad accor¬ di «di transizione» sono evidenti, e spingono 1 partiti a mettere nel conto anche questa possibilità.- Allo stato del fatti la prospettiva di una rapida riedizione del pentapartito sembra improbabile. E' lo stesso Craxi, in un'intervista a Repubblica, a suggerire «una soluzione di passaggio, adatta a guadagnare il tempo necessario per creare fra i partiti quella chiarezza di rapporti e quella condizione favorevole per risolvere il problema politico della legislatura, cioè un equilibrio stabile». Oggi all'idea di appoggiare un governo a direzione de l'ex presidente del Consiglio risponde: «Non ci penso neanche». E Martelli, in un'Intervista a L'Ora, sostiene che la de «*i sta incamminando verso l'isolamento. Noi avremmo accettato il ritorno di un democristiano alla guida del governo solo se la de avesse deciso di camminare in punta di piedi. Invece il partito di De Mita preferisce usare scarponi e schiaffoni». Non sono più Incoraggian¬ ti le affermazioni degli altri leaders: Spadolini si tiene sganciato, •equidistante- fra de e psl, e pronto a una mediazione; Nicoiazzi fa la campagna elettorale «per l'alternativa» e contro •l'egemonia de». Al dunque, a parte la democrazia cristiana, solo Altissimo punta ancora sull'alleanza a cinque. Perfino De Mita deve ammettere che la ricostituzione del pentapartito non sarà facile senza un risultato che scombini 1 calcoli e 1 numeri di tutti quelli dell'area laico-socialista, consacrando una de vincitrice e ridimensionando 1 •desideri- d'alternativa degli alleati. Un quadro simile, quand'anche si verifichi, non è detto che risolva le difficoltà del pentapartito. Anzi,. da una delusione elettorale, laici e psl potrebbero ricavare altre ragioni per resistere a un'alleanza forzata con la de. Cosi, da soluzione d'emergenza, il governo «di tre guadi venta a poco a poco ipotesi concreta per 11 dopo elezioni. Chi potrebbe presiederlo? I nomi che si fanno sono parecchi, anche se gli interessati smentiscono ogni candidatura. Il più accreditato rimane Fanfani. Lui nega, dice che non ha voglia di restare dopo le elezioni e il suo partito è sollecito «a rispedirlo a casa appena aggiusta le cose». Ma una certa soddisfazione per la rapidità con cui il governo s'è formato, la qualità dei ministri, alcune innovazioni (come l'accorpamento dei ministeri) traspare da una sua intervista a Panorama. -E poi, non è che uno dice: vai a Pala&io Chigi, tanto ci starai un bel po'», conclude il presidente del Consiglio, tradendo forse un pizzico di speranza Fanfani certo non ignora che la prassi delle crisi gli assegna almeno un altro tentativo, come capo del governo uscente. E, pur in una soluzione «di transizione», difficilmente la de accetterebbe il ritorno di un laico a Palazzo Chigi Marcello Sorgi

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