Cigno gentil di Massimo Mila

Cigno gentil TRADURRE I LIBRETTI D'OPERA? Cigno gentil Conviene tradurre in italiano i libretti delle opere straniere, o è meglio ascoltarle nel testo originale, come diventa uso sempre più frequente ai nostri giorni? Tale il tema d'un convegno accuratamente organizzato dal Maggio Musicale Fiorentino, in margine alla rappresentazione del Capriccio di Strauss, che trae argomento dal titolo di un'opera settecentesca, di Salteri su libretto dell'abate Casti: Prima la musica, polle parole. Anzi, l'organizzazione del convegno, durato tre giorni e reso animatissimo dalla presenza di eccellenti specialisti italiani e stranieri, era stata tanto saggia da evitare interrogativi come «conviene?» o «è meglio?». La traduzione della parola cantata, era il titolo; e basta. Ma irresistibilmente ha finito per affermarsi l'interpretazione normativa del tema («si deve far così»), dando luogo nell'ultima tornata, aperta a liberi interventi e discussioni, a una scintillante zuffa nella quale si sono affrontati specialmente Fedele d'Amico, fautore a spada tratta delle traduzioni, e Piero Buscaroli, fautore, ma con juicio, dei testi originali. In realtà, è tutta una questione di prezzi da pagare. Come disse Roman Vlad, occorre vedere che cosa si perde e che cosa si guadagna; ma tenendo ben fermo che neppure di questo bilancio è possibile fornire un calcolo definitivo, perché le circostanze sono disperatamente diverse: non si può far altro che giudicare caso per caso, secondo il saggio consiglio di Leonardo Pinzauti e di Luciano Alberti. Come mai esplode ora questo problema? E' proprio questione di snobismo e di . voga culturale, come si è sen\ tiro ripetere? Al solito: Italia» ni* vi invito alle Storici, Anzi t -rySfStfa, Ugo — alla Storia. ; ! ' ** L'Italia, avendo inventato lei il melodramma e avendolo esportato trionfalmente per due secoli, non si era mai trovata nella necessità di tradurre libretti d'opera. Il primo caso — ricordato opportunamente dal rossinista Bruno Cagli — si presentò con La Vestale di Spontini che, scritta su libretto francese da un italiano, ebbe tanto successo da dovere essere importata. Mozart ebbe la gentilezza di musicare tre dei suoi capolavori in lingua italiana, rovesciando così il problema .sui suoi connazionali. // Ratto dal serraglio e II flauto magico furono recepiti in Italia con prudente ritardo, così come il Edelio e il Freischiitz, anche per la presenza imbarazzante di dialoghi recitati. Invece i successi francesi dell'Ottocento si aprirono la strada con sollecite traduzioni e ruppero la feroce autarchia melodrammatica italiana. Ma nessuno si sarebbe mai sognato di desiderare Gli Ugonotti o la Carmen in lingua originale. Perché il problema si pose, lentamente, con l'opera wagneriana? Perché, per la fusione di compositore e librettista in un unico autore e per l'insolito valore letterario dei versi, farciti d'assonanze, di rime interne; e d'allitterazioni, cominciò.» farsi strada il sospetto che ja funzione del libretto non sta soltanto semantica, ma che esso possa cooperare col suono delle parole ai valori fonici della musica: WortTon-Drama, certo, ma anche nel senso che conta moltissimo il Ton del Wort cioè il suono della parola. Seguì il Pelléas et Mflisande, seguì il realismo della parola di Mussorgski e di Janàcek. Altro che snobismo, altro che moda culturale! Bisognava fare i conti con un'importante evoluzione storica del teatro musicale. Con tutto questo, sono infinite le circostanze accessorie, pratiche ma anche artistiche, che incrociandosi in tutti i sensi impediscono di stabilire una regola universale a cominciare dal genio della lingua. Non tutte le lingue si equivalgono (quanto a Ton del Wort). Il sangue non è acqua; ,1'italiano non è il tedesco nell'inglese. Quando vantiamo iz musicalità della nostra lingua, non facciamo dello stupido nazionalismo. Ccl- letti ha ricordato nel convegno che, secondo Wagner, gli italiani hanno il dono melodico nella voce, e i tedeschi no. Nessuno può negare, poniamo, che «cigno gentil» suoni meglio che «man lieber Schwan» o «Mai devi domandarmi» meglio di «Nie solisi du mich befragen». ** Franco Serpa ha ricordato nel convegno che, ventilandosi di rappresentare il Tristano, in Brasile, Wagner non pensasse di farlo tradurre in portoghese, bensì in italiano. Forse a questo progetto, andato poi a monte, si riferisce un aneddoto narrato nelle classiche biografie wagneriane. Richiesto da Liszt se ci sarebbe andato, Wagner rispose qualche cosa come: "Sei matto? Col mio cuore, sentire il Tristano cantato in italiano/ Temerei di 'morire di voluttà*. In senso contrario, si pensi 'quanto són"sfortunate le caritanti tedesche della Traviata; invece del dolce, assorto «F strano! è strano!» devono cantare il sibilante *'s ist seltsam! 's Ist seltsaml». Oppure, ha osservato nel convegno Markus Engelhardt, nel Rigoletto la celebre cabaletta «La donna è mobile» termina con la duplice ripetizione delle parole «e di pensier». Sta benissimo, perché la ripetizione ribadisce il concetto fondamentale: l'incostanza femminile. Il traduttore tedesco, costretto dalle terribili esigenze di mantenere ritmo, accenti e numero di sillabe, si arrabattò in una parafrasi che dice, press'a poco: se vi fidate della fedeltà femminile, costruite sulla sabbia. La triplice riperi zione dell'ultimo vaso, «habt Ihr gebaut» («avete costruì to») diventa ridicola, perché sposta il discorso dalla donna, di cui si lamenta con insistenza la volubilità, sull'uomo che se ne fida, e che qui non è in causa. In conclusione, ogni soluzione presenta i suoi prò e " suoi contro. Certamente bisogna riconoscere il merito di traduzioni che non solo non tradiscono, ma anzi, perfino miglio|anò,£ vajori fonici dell'originale. (E Luciano Alberij ti, l'autore dcJJa soluzione «caso per'caso», ha ricordato la nostalgia profonda per le esecuzioni di Wagner — soprattutto del Lohengrin — in italiano). Ma non si può chiudere gli occhi davanti all'inesorabile trend storico che col progresso della cultura spinge sempre di più verso il desiderio di conoscenza integrale dell'opera lirica, musica e parola. Massimo Mila ®k C. Grmim: «Wagner dissotterra il tesoro dei Nibelunghi» (1879)

Luoghi citati: Brasile, Italia, Ton