Le barriere contro gli «Exocet»

Le barriere contro gli «Exocet» N Dalla guerra delle Falkland al Medio Oriente: i perìcoli della guerra sui mari Le barriere contro gli «Exocet» Tra i tipi di difesa più efficaci, il «muro di proiettili» e le contromisure elettroniche Ieri le Falkland, oggi il jolfo Persico. I missili aria.uperficie — in questo caso ancora una volta gli Exocet di fabbricazione francese — continuano a dimostrare la loro efficacia nella guerra aero-marittima. E ancora una volta si conferma la vulnerabilità delle navi ad un attacco condotto con missili «seaskimming», ossia missili che si dirìgono verso l'obiettivo volando a pochi metri dalla superficie del mare. Soprattutto quando l'attacco è portato da aerei da combattimento che per la loro quota di volo e la più elevata sofisticazione dei loro radar hanno la possibilità, rispetto agli elicòtteri o alle unità navali, di acquisire il bersaglio a distanze maggiori, al limite del raggio d'azione del missile. Il caso della fregata americana «Stark» appare emblematico anche per il fatto che si tratta di un'unità moderna, entrata in servizio nel 1982, dotata di sistemi di difesa antiaerea, ma non antimissile. E per il fatto che, secondo alcune fonti, sarebbe stata colpita da uno solo dei due missili lanciati dai Mirale F-l iracheni. Nel successo dell'attacco può aver giocato il fattore sorpresa. Ma ormai da tempo le acque del Golfo sono diventate pericolose per la navigazione ed è difficile credere che a bordo della «Stark» non si fosse in stato d'allerta. Il missile anti-nave, quindi, come mezzo risolutivo della guerra sul mare? Ovviamente no. Si tratta di un'arma certo molto efficace per le sue caratteristiche operative, ma alla quale si può rispondere:, sia intercettando il velivolo d'attacco prima che si porti a una distanza utile per il lancio del missile; sia confondendo i sistemi di guida terminale del missile stesso, specie se sono a guida radar atti¬ va o allinfrarosso (per esempio, con contromisure elettroniche nel primo caso o, nel secondo caso, creando forti sorgenti idi calore a una certa distanza dalla nave); sia impiegando i sistemi di difesa antimissile a corto e cortissimo raggio, questi ultimi del tipo «Phalanx» che utilizzano armi ad elevatissima cadenza di tiro per creare una «barrie- al ra di proiettili» davanti percorso del missile. Due ultime osservazioni a margine. La prima riguarda il Golfo. L'attacco alla «Stark», dopo quelli dei giorni scorsi contro una nave mercantile sovietica, potrebbe spingere le due superpotenze a forme più attive di intervento. Sul piano diplomatico, una più pressante ricerca di una soluzione del conflitto Iran-Iraq, che ormai sì trascina da quasi sette anni. Sul piano militare, una maggiore presenza in termini di un aumento delle forze navali normalmente dislocate nella regione e in termini di una più esplicita determinazione ad imporre la sicurezza della navigazione nel Golfo, rispondendo a nuove eventuali minacce, da qualunque parte provengano. E gli Stati Uniti potrebbero decidere sulla necessità di una copertura aerea difensiva del Golfo che integri il pattugliamento e la scorta navale fornita dalle unità da guerra della marina. D'altra parte, potrebbe diventare un'ipotesi da non sottovalutare, come segnale inequivocabile di un comune interesse, quella di un accordo Usa-Urss su uno stretto coordinamento o integrazione dell'attività di scorta. La seconda osservazione riguarda la trasformazione geostrategica del Mediterraneo negli ultimi vent'anni. Oggi tutti i Paesi rivieraschi sono in possesso di missili antinave, specie montati su unità navali veloci. E quasi tutti dispongono di moderni aerei da combattimento. Ciò significa che la prospettiva di un uso della forza militare — navale in particolare — come strumento di pressione o di.intimidazione politica e diventata molto più diffìcile e rischiosa; e che ogni crisi Nord-Sud è divenuta, militarmente, un'equazione in cui il fattore sofisticazione dei,mezzi non gioca più a favore di uno solò Maurizio Cremasco In un'immagine ricavata dalla tv, la fregata lanriamtssTH «Stark» in navigazione dopo l'attacco

Persone citate: Maurizio Cremasco, Stark

Luoghi citati: Falkland, Medio Oriente, Stati Uniti