Chi ha «tradito» Gary Hart?

Gli scandali hanno sconvolto le regole del gioco: sempre più incerta la corsa alle presidenziali Gli scandali hanno sconvolto le regole del gioco: sempre più incerta la corsa alle presidenziali Chi ha «tradito» Gary Hart?|»tbX" Molte ipotesi NEW YORK — Dopo la clamorosa rinuncia di Gary Hart alla «corsa» per la candidatura democratica alle elezioni presidenziali del 1988, gli ambienti politici e soprattutto gli organi di stampa continuano a chiedersi da chi il giornale «Miami Herald* venne informato che la modella-attrice Donna Bice stava per prendere un aereo alla volta di Washington per un «incontro privato» con il suo vecchio amico del Colorado. Le voci in circolazione sono più che numerose: tutti avanzano Ipotesi sulla persona che ha fatto la «soffiata» che di fatto ha posto fine alla carriera politica di Hart, ma nessuno può esibire certezze assolute. Tanto per cominciare: la donna che chiamò al telefono il .Miami Herald* affermò di essere un'amica della Rice, e non pochi redattori dello stesso giornale credono che lo abbia fatto essendo offesa dall'ipocrisia di Hart e quindi decisa a impartirgli una lezione. Altra ipotesi: un'ex intima amica di Hart decisa a vendicarsi per gelosia. I pettegolezzi sulle «scappatelle» di Hart non sono mai mancati, per cui in tal caso resterebbe solo da chiedersi chi potrebbe essere questa ex amica ingelosita. Inoltre, fonti vicine allo stesso Hart avrebbero rivelato che questi aveva già fissato un altro «incontro», annullato all'ultimo momento a causa dell'arrivo della Rice. E ancora: secondo voci raccolte negli ambienti democratici californiani già sostenitori di Hart, il «grande vecchio» del siluramento di Hart potrebbe esser Pat Caddell, che sarebbe tuttora irritato con Hart a seguito della loro «rottura» dopo la fallita campagna presidenziale del 1984. Dopo tutto, lo stesso Caddell ha intentato causa contro Hart che, a suo dire, gli liovrebbo W. mila dollari. Altri non escludono che Caddell voleva Hart fuori di scena per far posto al senatore Joe Biden, il candidato democratico di cui egli dirige la campagna. Oli avvocati di Caddell hanno categoricamente smentito tali voci, e minacciano ritorsioni legali nei confronti dei giornali che le hanno ampiamente riportate se non pubblicheranno adeguate ritrattazioni. Secondo voci in circolazione negli ambienti politici di Washington, il tutto potrebbe anche essere stato organizzato dai collaboratori elettorali del vicepresidente George Bush per allontanare l'attenzione dell'opinione pubblica americana dallo scandalo Iran-contras. Dn ex collaboratore di Hart, che ha chiesto di non essere identificato, ha detto: •La faccenda del Miami Herald, secondo me, ha lo stesso stampo dei repubblicani. I tempi sono stati perfetti. Neanche a dirlo, la famosa telefonata è stata fatta il giorno prima dell'inizio dell' Mats Hellstròm sarà giudicato dal Parlamento (ma nessuna certezza) sulla persona che ha messo i giornalisti del «Miami Herald» sulla pista di Donna Rice Oggi McFarlane depone al Congresso DAL NOSTRO CORRISPONDENTE inchiesta congressuale sullo scandalo Iran-contras. Sema dire che Bush, essendo stato a suo tempo direttore della da, ancora oggi dispone certamente di fidati informatori.. Intanto, Maureen Reagan, figlia del presidente degli Stati Uniti, ha espresso sabato « la sua sorpresa e la sua frustrazione* nel constatare che nessuna donna è fra i candidati in corsa per le elezioni presidenziali del 1988. Nel corso di una conferenza stampa tenuta a Dover (Delaware) in occasione di una riunione del partito repubblicano, Maureen Reagan si è dichiarata 'preoccupata di constatare che nessuna delle donne che oggigiorno ricoprono alti incarichi è entrata nella campagna elettorale*. La figlia di Reagan ha sottolineato che le candidate potenziali per la Casa Bianca non mancano ed ha citato in particolare Jeane Kirkpatrick, ex ambasciatore Usa all'Onu, ed Elizabeth Dole, segretario ai Trasporti. NEW YORK — L'ex direttore del Consiglio di sicurezza nazionale McFarlane testimonierà oggi che nel 1984, quando 11 Congresso li dichiarò Illegali, il presidente Reagan ordinò che gli aiuti militari al -contras* nicaraguensi continuassero. McFarlane aggiungerà tuttavia che il Presidente non s'informò dei mezzi usati dai suoi collaboratori e che anzi diede disposizione che non si violasse la normativa congressuale. Lo ha scritto Ieri U 'New York Times*, confermando le voci secondo cui Reagan fu assai più addentro allo scandalo dell'Irangate di quanto oggi voglia fare credere. L'autorevole quotidiano sottolinea che la legittimità o meno della condotta della Casa Bianca è una questione molto controversa. Afferma che Reagan chiese un parere a un gruppo di giuristi e che questi affermò che la proibizione del Congresso non toccava i privati. Se essi, sollecitati da funzionari come il colonnello North, avessero raccolto fondi per i «contras», non si sarebbero quindi esposti a incriminazione. North tuttavia, si affretta a ricordare il *New York Times*, andò ben oltre: diresse di persona, ad esempio, lo storno dei pagamenti Iraniani per le forniture militari americane ai ribelli antisandinisti. n punto centrale è quindi se il Presidente fosse o no a conoscenza delle pericolose manovre del suo collaboratore. Uno dei privati che operarono con North, il generale a riposo Secord, di fatto il suo braccio destro, ha testimoniato di si. Deponendo al Congresso la scorsa settimana, Secord ha asserito che North riferi sempre tutto al suo diretto superiore, l'ammiraglio Poindexter, il successore di McFarlane alla guida del Consiglio di sicurezza nazionale; e che in più occasioni i due uomini parlarono al Presidente dello storno dei pagamenti iraniani al «contras». Intervistato Ieri alla televisione, il capo dell'inquirente congressuale, il senatore democratico Inouye, ha ribadito che Reagan «sapeva di più di quanto non pensassimo*. A parere di Inouye, si stanno adombrando gravi responsabilità reaganiane nello scandalo. Punta sul vivo, la Casa Bianca ha subito smentito, rifacendosi alle dichiarazioni del Presidente della settimana passata. 'Secord è male informato* tuonò allora Reagan. *Io fui sempre all'oscuro e lo sono tuttora del meccanismi di North*. In questo clima sempre più teso 11 vicepresidente Bush ha ieri cercato di prendere le distanze dall'Irangate e da Reagan con un intervento nel Michigan in cui ha denunciato la mancanza di moralità nella politica americana. Partendo dagli scandali amorosi dell'ex candidato alla Casa Bianca Gary Hart, senza però mai nominarlo, Bush ha chiesto onestà di governo e ha ammonito che chi viola la legge dev'essere punito. L'improvvisa sortita del vicepresidente' ha colto gli americani di sorpresa: finora egli si era volontariamente tenuto in secondo piano. Stando al suo entourage, Bush ha deciso di separare le sue responsabilità nelllrangate, che sono relativamente modeste, da quelle di Reagan per non perdere l'insperata occasione di conquistare voti offertagli dal ritiro di Hart. n vicepresidente si rende conto di giocarsi la carriera. Per il momento, egli figura in testa al sondaggi d'opinione, ma teme il suo rivale repubblicano, il senatore Dole, e il governatore dello Stato di New York, Mario Cuomo, che continua a rifiutare la candidatura alla Casa Bianca ma con forza sempre minore. Bush. Inoltre vuole anticipare eventuali rivelazioni dannose a suo carico nei tre mesi di inchiesta suli4'Irangate'cherlniangono a disposizione del Congressi1' eiavJ I two . ;,. Ennio Carette