Trema la Parma delle notti brave per il processo alla bella Katherina

Oggi in assise la ballerina tedesca e il marito polacco per la morte d'un industriale Oggi in assise la ballerina tedesca e il marito polacco per la morte d'un industriale Trema la Parma delle notti brave per SI processo alla bella Katherine Domenica 17 referendum tra 600 mila abitanti di 80 Comuni La provìncia di Lecce contraria alla centrale a carbone dell'Enel I coniugi accusati PARMA — Oggi entrano nell'aula della corte d'assise. Comincia 11 processo, l'ultima puntata di un giallo ambientato nelle notti peccaminose della Padania. Lei, Katharina Miroslawa, la ballerina dagli occhi verdi, tedesca, bella e provocante, e lui, Witold Drozdzik, suo marito, polacco, sono gli imputati Carlo Mazza è la vittima: industriale, playboy, aveva 51 anni. Era l'amante di Katharina. Fu ucciso, poco più di un anno fa, una notte che nevicava, quella dell'ultimo sabato di Carnevale, in un vicoletto della Parma oltretorrente, con due colpi calibro 6,35 sparati da una arrugginita pistola da borsetta. Fu trovato accasciato sul volante della sua Renault 5, la bocca spalancata e le braccia penzoloni, come se dormisse. A Katharina, la sua amante proibita, lasciò una bella polizza sulla vita da un miliardo. Quel miliardo che adesso la trascina in tribunale davanti ai giudici, assieme al marito. E' il movente numero uno, citato nell'ordinanza di rinvio a giudizio: l'interesse. Il secondo è la gelosia. Mazza, negli ultimi tempi, era stanco di pagare. »Il tempo delle vacche grasse era finito*, scrisse il pubblico ministero Saverio Brancaccio. Lei viveva nella casa che l'industriale le aveva trovato alla periferia di Parma, e si metteva in tasca ogni mese cinque milioni (e due li passava al marito), più l'affitto della casa di Modena pagato. di aver ucciso Carlo M Alla fine, però, proprio poco prima del delitto, era stata costretta a impegnare pellicce e gioielli. Cosi, ad Amburgo, sostiene l'accusa, matura il delitto. Katharina è tornata in Germania, per stare un po' accanto al marito e al figlio, prima di partire per una vacanza alle isole Mauritius con l'amante. Witold avrebbe intravisto un'ottima occasione per risolvere i suoi problemi economici e per liberarsi dell'uomo che le aveva portato via la moglie. Dice l'accusa: parte per l'Italia, mentre Katharina è ancora in Germania, incontra Mazza a Parma e gli spara due colpi alla nuca. Le prove? Nessuna. Solo qualche indizio. «£ questo non è nemmeno un processo indiziario», afferma Mario Secondo Ugolini, l'avvocato di Katharina: «£' un processo illatorio, fondato sul nul- Arrestato killer della mafia PALERMO — Uno dei presunti sicari del commissario Giuseppe Montana, ucciso in un agguato 11 28 luglio dell'84, Maurizio Puleo, di 25 anni, è stato arrestato. Puleo era colpito da ordine di cattura, per omicidio, ed è stato bloccato in un modesto villino di via Argonauti a Mondello, la principale e più elegante spiaggia di Palermo. Mazza, l'amante della ta». Contro i due imputati ci sono soltanto 1 moventi (.Entrambi hanno argomenti a favore di indubbia forza logica; sostiene il giudice istruttore Vittorio Zanichelli nell'ordinanza di rinvio a giudizio) e pochi altri indizi. I proiettili usati per l'omicidio: da dieci anni non si vendono più In Italia e si trovano solo in Germania. L'alloggio di Modena di Katharina e del marito: qualcuno ci abitò proprio nei giorni intorno al 9 febbraio, quando venne compiuto il delitto, e le chiavi le avevano solo 1 padroni. E infine una deposizione di Katharina, ritrattata in seguito, ma, secondo i giudici, in maniera non convincente: «Ero ad Amburgo, e per 4 giorni non vidi mio marito'. 'Al processo», sostengono gli avvocati, •dimostreremo come altre piste siano state trascurate, come gli inquirenti si siano fissati sulla responsabilità di Witold e Katharina, lasciando perdere altri promettenti filoni di indagini». Cosi, in questi giorni, nell'aula del tribunale di Parma, le sorprese non dovrebbero mancare. Altre donne, a complicare una storia già piena di peccati e belle donne. 1*1, Katharina, la protagonista, •fredda e dura», come scrivono i giudi' ci, continua a ballare allo Schelling, il night dove si esibiva sotto luci soffuse assie me a Witold, prima di incon trare Mazza. Lui, invece, fa il cuoco in una pizzeria del centro. Pierangelo Sapegno a donna - Ma non si escludono sorprese Ecologisti, partiti, sindacati e curia non vogliono rimpianto che sta sorgendo a Cerano questo l'amministrazione provinciale di Lecce sta insorgendo. «Gli effetti negativi sull'habitat marino saranno rilevanti», dicono gli avversari della centrale. Magistrati, uomini politici, professionisti, persino l'arcivescovo di Lecce, monsignor Michele Mìncuzzi, hanno dato la massima adesione a questa battaglia che avrà il suo culmine domenica prossima quando, dalle 7 alle 22, i cittadini (clic stanno ricevendo in questi giorni le cartoline di convocazione ai seggi) potranno esprimere il loro parere. •Non possiamo subire questo ulteriore danno ecologico — dice Chino Salento — perché per la centrale saranno necessarie 5 milioni di tonnellate di carbone all'anno, con 90 autocarri al giorno destinati allo sgombero delle ceneri che dovranno essere depositate in venti discariche. Giungerebbero nel porto di Brindisi ogni settimana due super-carboniere da 150 mila tonnellate. In mare saranno costruiti un pontile e una diga: vi saranno opere per il raffreddamento dell'acqua della centrale, saranno interrati 770 mila metri quadrati di mare, bisognerà dragare 800 mila metri quadrati di costa per abbassare il fondale di 20 metri e consentire l'attracco delle super-carboniere». Gli •ossidi prodotti dalla centrale inglobati nelle nubi provocheranno una pioggia acida nociva per uomini, animali e piante». L'inquinamento atmosferico provocherebbe quindi malattie come l'asma bronchiale, bronchiti croniche, enfisemi polmonari e soprattutto aumenti di mortalità per tumori. «La centrale a carbone di Cerano — dice l'arcivescovo Mincuzzi — è una fonte di male incombente e merita l'unione di tutte le forze sociali per renderla innocua. Ci sono, però, altri problemi che sono ugualmente fonte di permanente danno per il Salento. C'è da sperare che, affrontato con tenacia il problema di Cerano, sì passi con eguale decisione ad altri problemi che condizionano lo sviluppo arretrato, lento e indegno dell'immenso cambiamento che va operandosi in Italia». a l cmf Ed assieme a lui gruppi di ambientalisti, tutti i partiti politici, le tre organizzazioni sindacali Cgil, Osi e UH, si sono pronunciati contro Cerano ed hanno preannunciato il loro appoggio al referendum che verrà fatto domenica prossima 17 maggio. Negli ultimi giorni è stata definita la mappa dei Comuni che parteciperanno alla consultazione referendaria: 80 su 97 della provincia di Lecce per un totale di 600 mila elettori. Per di più l'Ente nazionale dell'energia elettrica ha anche chiesto — ed ottenuto — l'uso di sette ettari di mare (nel tratto costiero che lambisce Cerano) per poter utilizzare le acque del mare destinate al raffreddamento della centrale. Ed anche per LECCE — Migliaia di leccesi hanno partecipato ieri mattina alla manifestazione di protesta organizzata dal comitato promotore per il referendum contro la costruzione della centrale Enel a carbone di Cerano. Sono partiti dalla centralissima piazza Mazzini per raggiungere in pullman, auto e con altri mezzi Cerano, qualche chilometro a Sud di Brindisi. In questa caratteristica campagna pugliese, con i circostanti ulivi e'grandi vigneti, da molti mesi si sta costruendo una centrale che funzionerà a carbone, Il complesso — caratterizzato da una ciminiera molto alta — sorge a qualche centinaio di metri dal mare, sulla costa adriatica. Secondo i tecnici dell'Enel la località è la migliore per insediarvi una centrale destinata alla produzione di energia elettrica. Ma gli ecologisti — e non solo loro —, appoggiati dall'opinione pubblica della provincia, hanno subito dichiarato guerra a questa centrale sostenendo che se da un lato potrà produrre energia (magari a basso costo, ma questo è tutto da dimostrare), dall'altra rappresenterà un vero e proprio attentato alle condizioni ambientali di questo angolo di Puglia che vive soprattutto di agricoltura e turismo. Tra i principali assertori della necessità di far sospendere i lavori della centrale c'è Giacinto Urso, ex parlamentare leccese, attualmente presidente dell'amministrazione provinciale di Lecce.