Buio dopo il voto

Buio dopo il voto Buio dopo il voto Il 14 giugno siamo chiamati a votare senza sapere quali alleanze il partito da noi scelto può o intende fare per darci un governo. Rilasciamo una delega in bianco. D'altronde dopo una interruzione traumatica di legislatura le elezioni non ridanno tutti i cocci di quanto e stato frantumato, e diventa praticamente impossibile ricomporre il passato con un colpo di spugna sui devastanti contrasti. Alle spalle abbiamo quattro elezioni anticipate, e tutte hanno portato grosse novità. Nel "72 un ritorno al centrismo rimise in corsa i liberali dopo dieci anni di centro-sinistra. Nel '76 un monocolore de della «non sfiduciai preparò l'ingresso del pei nella maggioranza. Le legislature nate dal voto del 79 e dell'83 videro la cacciata della de da Palazzo Chigi. La sola previsione che si può fare è che u dopo 14 giugno sarà molto difficile. Nel "72. dopo le elezioni del 7 maggio, Leone affidò 1 incarico a Andreotti, ma gli ex alleali della precedente legislatura formularono richieste diverse: il psdi era per una riedizione del centro-sinistra, il pri voleva un governo a cinque con i liberali, il psi puntava i piedi contro i liberali. E Mancini, segretario socialista, avvertiva la necessità di * equilibri nuovi»: «Le disianze ira noi e i comunisti sono minori che quelle verso gli altri partiti!. Andreotti si dichiarò pronto per una coalizione con repubblicani, socialdemocratici e liberali che lasciasse una porta aperta al psi. Moro era contrario: meglio un monocolore o un tripartito con psdi e pri, perché una scelta di centro, aperta quanto si voglia, avrebbe significato chiusura. L'obiezione di Moro fece scattare una pregiudiziale di La Malfa: il pri sarebbe entrato nel tripartito solo se tutta la de fosse stata d'accordo. Andreotti andò avanti e fece un governo con socialdemocratici e liberali, a Malagodi assegnò addirittura il Tesoro. Di nuovo toccò a Andreotti l'incarico di formare il governo dopo le elezioni anticipate del 20 giugno 1976. Craxi, appena eletto segretario del psi, si affretto a affermare che non era possibile una partecipazione socialista al governo se dalla maggioranza fosse stato escluso il pei. Risposta di Andreotti: «I tempi non sono maturi, l'ingresso del pei sarebbe traumatizzante per i settori e i ceti medi che la de rappresenta». Craxi, pessimista, parlava di «porto delle nebbie» e vedeva ebuio nella crisi». La luce venne da Berlinguer: mandò Barca e Napolitano a comunicare a Andreotti le osservazioni del suo partito alle 53 cartelle che il presidente incaricato gli aveva fatto pervenire, e gli fece sapere che il pei non escludeva di astenersi. Per la prima volta un governo, un monocolore de, si presentò alle Camere per chiedere la «non sfiducia». Nel discorso Andreotti fu cosi cauto che non pronunciò mai il nome,di,una4prza politica, ;qeppurs,d,el}a de, che definì, e'una volta sola,'*// mio partito». La legislatura vide il governo di unità nazionale con il pri nella maggioranza". 'Era¬ no i tempi del processo Curdo che a Torino stentava a avviarsi perché i cittadini avevano paura di fare i giurati; del terrorismo dilagante con morti e feriti; del sequestro e della uccisione di Moro e dei cinque uomini della sua scorta. Dalle terze elezioni anticipate del 1979 la de era uscita con il 38,3 per cento e Pertini diede subito l'incarico a Andreotti. Ma Craxi annunciò il suo no: e E' tempo che si applichi il principio di alternanza, la cui esigenza è largamente diffusa». La replica della de fu: nessun laico a Palazzo Chigi. Pertini bloccò la polemica, telefonò a Craxi che era a Milano, gli disse di prendere il primo aereo per Roma, e con stupore dello stesso Craxi, se dobbiamo credere alle sue parole, gli conferì l'incarico. Dal 9 al 24 luglio durarono i suoi sforzi, poi dovette rinunciare, non essendo riuscito a superare il veto di Zaccagnini, che lo accusava di voler preparare l'alternativa di sinistra. Dopo un rifiuto di Forlani e un breve tentativo di Pandolfi, fallito per l'opposizione socialista («Con lui non trattiamo»), il 2 agosto venne l'ora di Cossiga. Per tradizione entro Ferragosto un governo deve essere fatto, così finirono i veti incrociati. Il 12 agosto, domenica, il tripartito de. psdi e pli passò con l'astensione dei socialisti e dei repubblicani. Seguì un Cossiga 2. un quadripatito di Forlani (senza i liberali), infine per la prima volta un laico si sedette a Palazzo Chigi: Spadolini alla guida di un pentapartito. De Mita, allora vicesegretario, disse che non poteva credere: "Non ci aspettavamo questa novità». La campagna per le quarte elezioni anticipate dell'83 fu molto aspra, protagonisti Craxi e De Mita. La de usci sconfitta dal voto del 26 giugno, scendendo dal 38,3 al 32,9, mentre il psi saliva dal 9,8 all'11,4. I socialisti rivendicarono Palazzo Chigi, e Craxi, con chiara allusione a Spadolini, avvertì che non voleva mediazioni, perché osiamo tutti abbastanza maturi e cresciuti». Pertini diede l'incarico a Craxi. La mafia infuriava in Sicilia con l'uccisione del giudice Chinnici, dei due carabinieri di scorta, del custode del palazzo; Gelli evadeva dal carcere svizzero. Craxi formò un governo a cinque, il pentapartito, con l'istituzione del consiglio ai gabinetto. De Mita commentò: i»£' un governo che può durare anche due anni». E poi: «Questa esperienza non è uguale a quelle del passato, per noi, e non è nemmeno una ripetizione della presidenza laica di Spadolini. E' un processo nuovo che si apre: e si vedrà quale partito ha maggiori capacità di direzione politica. Questa è la sfida». Sono parole che aiutano a capire il contrasto che, in maniera sfumata o in maniera palese, è durato per l'intera legislatura, e che alimenterà la campagna elettorale. La de teme di perdere la centralità negli equilibri di governo e di dover subire il «ricatto laico» della rinuncia a. Palazzo Chigi per conservare le alleanze che le permettano di i /ormare una maggioranza. / 7*^*Giovanni Ttov»tì Dalle elezioni anticipate sempre nuove formule

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