Autobiografia d'un festival

Autobiografia d'un festival Cannes ha celebrato i propri 40 anni con «Le cinema dans les yeux» Autobiografia d'un festival Certo, gli spettatori cinefili di Ieri mica hanno giocato alla piccola avanguardia sull'autonomia delle citazioni (come sarebbe una poesia composita: «Qua! masso che dal vertice i Che fai tu luna in del? I Le donne, i cavalier, l'armi, gli amori»), ma hanno giuocato, qualche volta conimovendosi, a ricercare le fonti che Jacob ha riepilogato alla fine. Il direttore del festival è andato per giustapposizioni di argomento e di sentimento. La guerra, l'amore, la danza; s'è incominciato con un estratto di Apocalypse now, s'è finito col ballo della Vedova allegra e con la grande danza all'aperto del misconosciuto Cancelli del cielo di Cimino. E' sembrato, nel rivedere 1 frammenti di quarant'anni di festival, che con l'America e il Giappone l'Italia abbia regalato le Immagini più memorabili. VI informiamo che è sempre obbligatorio aver gli occhi lucidi quando I passa il Rex di Amarcord e Un film-antologia di Gilles Jacob costruito per giustapposizioni di argomento o di sentimento - E si scopre il grande peso degli italiani che Otto e messo, dovunque lo si pigli, regge mirabilmente. A proposito, le citazioni felliniane del film hanno messo In rilievo il posto importante che Mastrolanni ha sempre avuto nel festival (eccolo nella macchina di Otto e messo e nella fontana di Trevi della Dolce vita). Fra poco ricomparirà ne L'intervista ed ha avuto grande successo, appena l'altro Ieri, in Od ciornte: non solo il premio dell'interpretazione dovrebbero dargli, ma una speciale medaglia commemorativa (e può darsi che il giurato Klimov mediti l'uno e l'altra pur di evitare la palma al «nemico» Michalkov). Comunque 11 pubblico ha apprezzato la dedica finale del film di Jacob: alla memoria di Tarkovski. Al grande regista che 11 festival non riuscì mal a onorare col massimo premio, nemmeno l'anno scorso. Stefano Reggiani Liz Taylor al suo arrivo a Cannes. Jill Clayburgh e Barbara Hershey in «Shy People» di Konchalovsky DAL NOSTRO INVIATO CANNES — Benissimo, sono 40 anni di festival press'a poco (si cominciò nel '46, con un paio d'anni vuoti e la sospensione del '68), si è deciso di festeggiare ufficialmente il Quarantennale, è giusto che alle celebrazioni poetiche e non commissionate (come il Good Morning Babilonia del Taviani) seguano degli omaggi più istituzionali. Il festival ha una grande memoria, un grande archivio di immagini; ma come utilizzarlo, a parte la questione dei diritti? Con un documentario o un montaggio antologico? Fatto da chi? Nel dubbio, l'iniziativa del film-bandiera (noi avevamo suggerito, qualche anno fa, di fare qualcosa di analogo per la mostra di Venezia) è stata assunta in proprio dal festival e dal suo direttore Gilles Jacob. Certamente con buona volontà, forse con qualche imbarazzo: Venezia o Pesaro ci avrebbero dato in un'occasione simile ton¬ nellate di documentazione e dichiarazioni (i film scelti, il perché e il per come), per Le cinema dans les yeux, II cinema negli occhi, film antologico e celebrativo di Gilles Jacob, inserito nella selezione ufficiale, neanche una riga. E dovrebbe essere il cardine del festeggiamenti. Il fatto è che, dopo l'avvento del telecomando e l'orgia atemporale di film delle tv private (se ne accorgeranno anche in Francia) ogni montaggio personale di brani di film è diventato più problematico e allarmante. Si tratta di offrire una informazióne esauriente o un modello ai telespettatori insonni? Cosi in Le cinema dans les yeux il criterio poetico seguito da Jacob lascia discretamente il posto allo scopo promozionale (ieri sera il film è passato anche su Canal Plus) ed è vietato imbastire un dibattito sui film montaggio di frasi altrui, sia il centone di trailers famosi, sia l'unione per assonanza.

Luoghi citati: America, Cannes, Francia, Giappone, Italia, Pesaro, Trevi, Venezia