Le locomotive non vogliono tirare

Le locomotive non vogliono tirare Le locomotive non vogliono tirare PARIGI — Nell'Occidente industrializzato lo sviluppo è ancora sostenuto e l'inflazione limitata; se in Europa la disoccupazione resta elevata negli Usa i posti di lavoro sono tornati a crescere. Insomma, l'effetto del ribasso del prezzi del petrolio e, per molti Paesi, della diminuita forza del dollaro non si è ancora del tutto esaurito. Ma dietro la facciata si prepara uno scenario nuovo, assai meno rassicurante. La riunione del ministri finanziari e degli Esteri dell'Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico che riunisce 1 24 Paesi più sviluppati, si sta svolgendo a Parigi (terminerà oggi) sullo sfondo di nuove preoccupazioni. Per l'Italia sono presenti Andreotti e Goria. Dopo aver ritoccato al ribasso per due volte le previsioni di sviluppo mondiale per l'87 l'Ocse le ha bloccate ora su un modesto 2,5%, con la sola eccezione di Italia e Gran Bretagna, per le quali è prevista una crescita del 3%. I tecnici che hanno preparato la relazione per l'Incontro di Parigi hanno lanciato un allarme molto esplicito: 11 deficit commerciale Usa (che viaggia verso 1 175 miliardi di dollari), l'instabilità del cambi, la guerra commerciale Usa-Totcyo, lo squilibrio negli scambi tra la Cee e il Giappone, le ricorrenti tentazioni protezionistiche, sono altrettante mine vaganti che potrebbero a breve scadenza portare a una nuova fase di recessione. Ma a chi tocca rilanciare 10 sviluppo? L'Italia ha già fatto più degli altri, ha detto 11 ministro del Tesoro, Goria, •ma temo — ha aggiunto — cora a lungo una domanda interna più dinamica di quella degli altri Paesi europei, anche se in linea di massima è nel suo interesse, dato il bisogno che ha di svilupparsi e di riassorbire la disoccupazione'. Occorre che anche altri Paesi rilancino la domanda, in prima linea 11 Giappone e la Germania. Da parte sua il segretario al Tesoro americano, Baker, ha ammesso che Bonn e Tokyo hanno ottenuto qualche risultato sulla strada della riduzione dei rispettivi surplus, ma ha detto anch'egli che devono fare di più. Germania e Giappone, chiamati in causa, non han- cambiato 11 lori ■ in o atte- nano la¬ no-- però- -mostrato --dl-Kve#*ra mento reticente. Martin Bangemann, ministro dell' Economia di Bonn, ha ammonito sui rischi di una riaccenslone dell'inflazione se si vuole «drogare» l'economia tedesca. Una manovra troppo spregiudicata delle leve fiscali per rilanciare la domanda interna tedesca, e quindi accrescere le importazioni dal resto del mondo, rischia poi di creare deficit nel bilancio pubblico, il che sarebbe una nuova fonte di squilibri. Il ministro degli Esteri giapponese Tadashi Kuranari ha sottolineato da parte sua che 11 suo Paese «é pienamente conscio delle sue re¬ *raponsablHW internazionali; come dimostrano i ,o i piani di sostegno della domanda e di aiuti allo sviluppo per decine di miliardi di dollari che sono stati recentemente definiti. Tocca agU Stati Uniti fare uno sforzo per stabilizzare il corso del dollaro e ridurre 11 loro disavanzo, ha aggiunto, mentre l'Europa dovrebbe anch'essa stimolare di più la domanda. Per Bangemann gli «accordi del Louvre» del 22 febbraio sulla stabilità del cambi sono essenziali per dare maggiori certezze agli operatori internazionali. Slmile è anche il parere del ministro delle Finanze francese, Edouard Balladur, secondo cui l'intesa non ha perso nulla della sua validità. Ma secondo 11 commissario europeo Willy De Clercq, nonostante tali accordi sarà difficile evitare nuove tensioni sui cambi. Come si vede le posizioni restano distanti. Tra un mese c'è a Venezia il vertice dei «7 Grandi», un'occasione in cui sarebbe necessario («urgente», anzi, per usare l'espressione di De Clero) prendere decisioni operative. La riunione di Parigi, ha sottolineato Andreotti, .deve puntare sulla credibilità degli impegni che prenderà e sulla rapida attuazione delle misure necessarie per correggere gli squilibri, stabilizzare i tassi di cambio, rilanciare la fiducia e, con ciò, la crescita economica globale e l'occupazione'. A Venezia, ha aggiunto il nostro ministro degli Esteri, .potranno essere concordati modi per. voltare la pagina della guerriglia commerciale e cercare linee per correggere ciò che non va». Ma ha anche avvertito: 'Se però si aspettano risultati clamorosi la sede non è quella: r. e. s. La forza del samura 80f Attivo commerciala dal Giappone 50 45f 40 35 30+ 2s[ 20 15 10 5 miliardi di dollari n 1979 80 81 82 83 84 85 86 5045 • 40 ■ 35- 30' • I 25 " 20 • | 15 • 10 • 5 • W 0- Attivo commerciala con gli USA miliardi di dollari 1981 82 83 84 85 88

Persone citate: Andreotti, Baker, Bangemann, Edouard Balladur, Goria, Martin Bangemann, Tadashi, Willy De Clercq