Barbie «Non comandavo ho eseguito solo ordini» di Enrico Singer

Barbie: «Non comandavo ho eseguito solo ordini Il difensore del boia di Lione nega la validità del processo Barbie: «Non comandavo ho eseguito solo ordini «Tra i miei superiori Weizsaecker (padre del Presidente tedesco): se l'è cavata con 7 anni» DAL NOSTRO INVIATO LIONE — Dalla sua gabbia di vetro Klaus Barbie continua a contrattaccare. Il processo per crimini contro l'umanità all'ex comandante della Gestapo di Lione è cominciato appena da 48 ore, gli oltre cento testimoni dei suol delitti non sono ancora sfilati davanti ai giudici, ma lui già si dichiara vittima di un giudizio che non merita, lancia accuse, rovescia le responsabilità sui suoi superiori di allora. -Ascoltando l'elenco delle imputazioni che rovesciate su di me ho pensato di essere a Norimberga. Ma io non sono quel pazzo che dite. Io ero un soldato, non il padrone di Lione: eseguivo degli ordini, assieme agli altri 120 uomini deZ("Elnsatzkommando». E uno di quegli ordini, ha detto Barbie, portava la firma del generale delle SS von Weizsaecker, il padre dell'attuale presidente della Repubblica federale tedesca Richard von Weizsaecker. Un telegramma che chiedeva di «accelerare la deportazione degli ebrei dalla Francia-, per il quale l'ex alto ufficiale nazista fu condannato a sette anni da un tribunale tedesco. Un modo per dire che lui, ora, rischia l'ergastolo per fatti al quali avrebbe avuto una partecipazione marginale. Da esecutore. «/ miei superiori hanno scritto nei loro rapporti che ero un nazista fedele: ebbene, avevano ragione-, ha dichiarato chiudendo il suo breve interrogatorio di ieri. Soltanto un primo dibattito diretto con i giudici, perché il suo vero interrogatorio — quello sui capi d'accusa — comincerà domani e durerà tre giorni. Ma Klaus Barbie vuole contestare. Vuole destabilizzare, fino a che gli sarà pos¬ sibile. il processo. Lo aveva già dimostrato lunedi quando si era presentato con il nome di Altmann: quello che ha portato nella sua seconda vita, gli oltre quarantanni durante i quali è riuscito a sfuggire alla giustizia. E che aveva scelto con un'altra delle sue mosse provocatorie: Altmann era il nome del gran rabbino di Treviri, la città nella quale Barbie, che era nato a Bad Godesberg, fece 1 suoi studi (-Di greco e di latino- ha detto ieri ai giudici) e dove si iscrisse, a vent'anni, alla gioventù hitleriana. Se il «boia dì Lione» si definisce un soldato che può avere commesso soltanto dei crimini di guerra, ormai prescritti, il suo avvocato difen¬ sore va più avanti. Jacques Vergès ha sostenuto ieri che il processo dovrebbe essere annullato. Che dovrebbe essere invalidato da una questione preliminare, a suo dire, decisiva. Klaus Barbie è stato già giudicato in contumacia, e condannato a morte, due volte in Francia: nel '52 e nel '54. E il tribunale militare di Lione, che esaminò il suo caso 23 anni fa, lo avrebbe processato per un «unico atto criminale-: per tutti i suoi delitti, quelli di guerra e quelli contro l'umanità. Barbie, insomma, sarebbe accusato adesso di colpe per le quali esiste già una sentenza definitiva e ormai prescritta. Questo, per la legge, non è possibile. E' una tesi che 11 procura¬ tore generale e 1 quaranta avvocati che rappresentano le 115 parti civili del processo, hanno respinto. E che anche la Corte sembra decisa a non accogliere. I cinque capi d'imputazione che l'istruttoria, dopo una difficile distinzione tra crimini e crimini, tra vittime e vittime, ha fissato contro Barbie, sono delitti «precisi e sorretti da prove-. Non possono essere assimilati alla condanna del '54. Ma la richiesta dell'avvocato Vergès, probabilmente, non era che uno dei tanti artifizi escogitati per accrescere il clamore, e alimentare 11 dubbio, attorno al caso Barbie. Lo ha gridato anche uno degli avvocati delle parti civili: -Mi meraviglio che proprio lei, che in decine di interviste sostiene di volere il processo per mettere sotto accusa la cattiva coscienza della Francia, adesso tenti di bloccarlo prima del suo vero inizio-. Barbie ha ascoltato con attenzione, senza un attimo di stanchezza. Dimostrando, a 73 anni, una forza che pochi si attendevano da un uomo che veniva definito come -stanco e malato- e che, nei quattro anni di detenzione nel carcere di Saint-Joseph di Lione, è stato operato due volte. Ma nelle prossime settimane l'elenco di accuse tornerà nell'aula attraverso i testimoni che, ancora ieri, assistevano quasi sbigottiti alle battaglie procedurali. Tra questi, due fratelli ai quali, nel '43, Klaus Barbie disse: «Vi mando in un posto dal quale non si ritorna. Un posto dove sarete soltanto notte e nebbia-. Una testimonianza che già rovescia la «verità» dell'ex obersturmfhiirer sul suo passato di ignaro esecutore di ordini. Enrico Singer inone. Legato a un'imbragarura di sicurezza, un agente è pronto a intervenire sul tetto d'una casa antistante il palazzo di giustizia, dove si è svolta ieri la seconda udienza del processo Barbie (Ap)

Persone citate: Jacques Vergès, Klaus Barbie, Richard Von Weizsaecker, Weizsaecker

Luoghi citati: Bad Godesberg, Francia, Lione, Norimberga, Treviri