Ubriachi di felicità ma con self-control
Ubriachi di felicità ma con self-control Gli intellettuali elogiano i tifosi Ubriachi di felicità ma con self-control E' dello scrittore Rea l'unica voce contraria NAPOLI — Molti sono scesl in piazza, mischiandosi alla folla impazzita di gioia ed ebbra di entusiasmo. Qualcuno ha percorso chilometri a piedi, bardato d'azzurro. Qualcun altro ha seguito l'interminabile corteo più per curiosità che per passione sportiva. Pochi, pochissimi hanno snobbato un avvenimento che per ventlquattr'ore ha cambiato il volto della città. E' il caso dello scrittore Domenico Rea, chiuso nella sua abitazione dal pomerìggio, di domenica. «La partita? SI, l'ho seguita, o meglio l'ho dovuta seguire in televisione perché avevo con me i nipotini. Ma del Napoli m'importa poco o niente*. Questo scudetto non ha alcun significato per l'autore di «Spaccanapoli»? •No, non mi si venga a dire che la vittoria del campionato ha un significato per la città, o possa coincidere con un nuovo risorgimento napoletano. Non ci credo. Forse che a Roma o Cagliari è cambiato qualcosa? Sono realtà degradate, come Napoli, e continueranno ad esserlo. E non venitemi a dire che la festa di domenica è stata un evento straordinario e unico. I napoletani non hanno fatto nulla di nuovo: il teatro ce l'hanno nel sangue, non a caso hanno inventato la sceneggiata. Sono secoli che scendono in piazza a dare spettacolo. Forse la festa ci sarebbe stata anche sema scudetto*. Un'opinione, quella di Rea. che lo scrittore Luigi Compagnone non condivide affatto. Per lui la conquista dello scudetto può essere addirittura il segnale di un futuro diverso per Napoli. Basta con i luoghi comuni su questa città. Tutti scoprono in questi giorni la cosiddetta civiltà del popolo partenopeo: ma questo io lo considero un insulto, un'offesa che ha il sapore del razzismo. Civili lo siamo sempre stati, malgrado i momenti oscuri della nostra storia*. Ma Compagnone rincara la dose, e veste lo scudetto di speranze che vanno oltre l'evento puramente sportivo: • La vittoria è la dimostrazione che anche Napoli sa programmare il proprio futuro. Campioni si diventa solo quando alle proprie spalle c'è una macchina organizzativa perfettamente funzionante. Proprio ciò che in passato è mancato alla città*. Appassionato di calcio, tifoso da sempre, lo scrittore non lesina consigli tecnici al presidente Corrado Ferlaino: «Sarò pure impopolare, ma suggerirei di non comprare Careca. Il rischio è che questa squadra possa esaurirsi in una parata di stelle. Ferlaino ha vinto la sua grande scommessa anche e soprattutto perché ha saputo creare l'amalgama attorno a Maradona: ha comprato Romano e Carnevale, valorizzando cosi nuovi talenti. Il presidente farà bene a continuare su questa strada*. Scarsamente Interessato alle vicende calcistiche, ma travolto come tanti dall'ondata di entusiasmo per la conquista dello scudetto, l'architetto ed urbanista Cesare De Seta condivide almeno in parte le tesi di Compagnone: «Afl colpisce la capacità di autogoverno che i napoletani hanno mostrato dopo la vittoria. E' un segno di cambiamento che non va sottovalutato. Con un milione di persone in strada a festeggiare lo scudetto, credevo che i contusi sarebbero stati ben più di ottanta. Certo, se queste energie fossero messe al servizio della città, Napoli funzionerebbe decisamente meglio*. Immediatamente dopo 11 fischio finale dell'arbitro Palretto, il filosofo Biagio De Giovanni, accanito sostenitore della squadra azzurra, è sceso in strada a festeggiare: *Ho camminato a lungo, sono stato a Mergellina, Ito percorso via Caracciolo fino a piazza Vittoria, seguendo un Immensa folla colorata d'azzurro. Sono rimasto colpito dal contrasto fra il senso dell'autodisciplina e il grande entusiamo della gente. E' un segno che Napoli sta cambiando e crescendo: soltanto qualche anno fa, una giornata come quella di domenica si sarebbe conclusa diversamente: t.m.
Persone citate: Biagio De Giovanni, Careca, Cesare De Seta, Compagnone, Corrado Ferlaino, Domenico Rea, Ferlaino, Luigi Compagnone, Maradona
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