Se l'atleta scherza con la natura di Franco Giliberto

Se l'atleta scherza con la natura Doping, un tema scottante al convegno fiorentino della Fondazione internazionale d'atletica Se l'atleta scherza con la natura A convegno specialisti di tutto il mondo: «Fermiamo questa follia» - In aumento le trasfusioni di sangue per accrescere la resistenza fìsica - Si estende l'uso di ormoni anche per controllare l'emotività - Cocaina e psicostimolanti causano danni gravi DAL NOSTRO INVIATO FIRENZE — Come fila via spedito per centinaia di chilometri quel ciclista! Che eccezionali capacità di galleggiamento ha quel nuotatore! Che resistenza incredibile quel maratoneta, ancora fresco al traguardo! E quel tennista che non si stanca mai? E quel centometrista che brucia la distanza in un lampo? Affascinato da prestazioni atletiche mirabolanti, chi da spettatore sta seduto in poltrona davanti alla tv storcerebbe 11 naso se si insinuasse il sospetto che parecchie performances sportive avvengono grazie ad artifizi chimico-farmaceutici e a quasi magiche «procedure fisiologiche». Eppure ci sono il ciclista, il maratoneta e lo sciatore che in vista della gara si fanno fare una infusione di sangue ben ossigenato; c'è 11 nuotatore che riceve una piccola bolla di alleggerente gas elio nell'intestino prima di tuffarsi per la competizione; 11 sollevatore di pesi che durante lunghi allenamenti mangia medicine anabollzzantl per mettere su massa muscolare; 1 velocisti e i saltatori che non disdegnano il pizzico di cocaina pensando di piazzare lo sprint vincente e di non far cadere l'asticella; gU atleti che fanno uso di ormoni maschili e della crescita contro tremori, palpitazioni, insicurezze emotive. L'argomento è delicato per gli equivoci che può suscitare e soprattutto per 11 pericolo di Ingenerose generalizzazioni. Ma questo problema esiste ad ogni latitudine: non a caso la Fondazione in■ -\nazionale di atletica (ha sede a Montecarlo, è presieduta da Primo Nebiolo, presidente onorario il principe Alberto di Monaco) ha organizzato a Firenze, in collaborazione con il Centro studi della Fidai, un convegno internazionale su «Il doping nello sport», chiamando a raccolta un nutrito gruppo di esperti Un dato è emerso dalla prima giornata del convegno: non sono rilevanti nel mondo le percentuali di atleti che fanno ricorso a farmaci e droghe di vario tipo per migliorare le prestazioni. Mà per quali motivi non sono alte queste percentuali? Perché gli illeciti sono effettivamente pochi oppure perché è difficile scoprirli? Arne Ljungqvlst, luminare del Karolinska Institut di Stoccolma, sostiene che ci troviamo di fronte alla punta di un iceberg, per quel che riguarda l'abuso di ormoni innanzitutto e in secondo luogo di psicostimolanti. L'esperto svedese ha citato alcune statistiche degli ultimi cinque anni che riguardano la Scandinavia: per fare un esempio, prima del 1982, era pressoché indiscriminato l'uso degli anabolizzantl tra i sollevatori di pesi. Oggi, con l'incremento dei test per la ricerca di questi farmaci e con le sanzioni minacciate, l'uso di anabolizzantl si è drasticamente ridotto. Cosi pure quello degli psicostimolanti, che in Svezia erano adoperati nel 1984 da quattro-cinque atleti su cento (ma l'indagine ha riguardato meno di mille atleti) Non sempre è facile compiere controlli affidabili. Don Catlin, del dipartimento di medicina e farmacologia di Los Angeles, ha ricordato come negli Usa (e in misura minore anche in altri Paesi) esiste una fiorente attività semi-illecita di consulenza per l'atleta che non voglia grane: «Ci sono pubblicazioni, déplìants e persino agenzie i cui operatori rispondono al telefono spiegando come evitare con vari trucchi farmacologici di essere catalogati positivi all'antidoping. Sette anni fa, durante le prove di ammissione alla marina militare statunitense, si fecero dei test non preannunciali. Si vide cosi che il 48 per cento dei candidati aveva fatto ricorso a psicosttmolanti. Nel 1986, ripetuta la verifica annunciandone l'esecuzione, soltanto il 9 per cento dei candidati risultarono positivi all'antidoping». Ma se è tecnicamente abbastanza facile individuare chi ha fatto uso di cocaina, anfetamine, ormoni, le cose si complicano con le aute- emotrasfusioni. Questa pratica un tantino macabra si starebbe allargando sensibilmente tra varie categorìe di atleti, anche perché finora sarebbe stato pressoché impossibile smascherarla con analisi di laboratorio. Dieter Palm, farmacologo dell'università di Francoforte, ha tenuto una delle più vigorose relazioni contro il doping nello sport: «Anche soltanto cinquanta milligrammi di anfetamina per quattro o cinque giorni — ha ricordato — possono dare sintomi di psicosi allucinatorie. Una statistica credibile attribuisce agli psicostimolanti, cocaina compresa, almeno settanta morti improvvise di atleti avvenute nel mondo in venti anni, a partire dal 1950. Naturalmente c'è da combattere su più fronti. Persino i diuretici, presi non a scopo terapeutico, sono entrati nell'armadietto farmaceutico di giovanotti sportivi incapaci di gareggiare con i soli mezzi che madre natura ha dato loro: «Sembrerà incredibile ai profani — dice il prof. Wilhelm Schaenzer, della Scuola sportiva di Colonia — ma i diuretici che fanno fare più pipì sono usati da certi atleti per perdere chili e rientrare nelle classi di peso inferiori; oppure per ottenere una diluizione maggiore dell'urina, in modo da stemperare le droghe o i farmaci illeciti nel campione prelevato per i controlli. E tutto questo a rischio di non trascurabili danni cardiaci». Franco Giliberto

Persone citate: Alberto Di Monaco, Arne Ljungqvlst, Dieter Palm, Don Catlin, Primo Nebiolo, Wilhelm Schaenzer

Luoghi citati: Firenze, Francoforte, Los Angeles, Montecarlo, Stoccolma, Svezia, Usa