Caccia al passato di Sabatino Moscati

Caccia al passato V0L0NTAEI DELL'ARCHEOLOGIA Caccia al passato «■C'è un dato acquisito, quasi un postulato, nella consapevolezza di molti, ed è che la gente si considera impegnata nella ricerca, nella scoperta, nella tutela, nella vivificazione dei beni culturali, convergendo quindi su alcuni degli scopi delle istituzioni pubbliche: è un caso esemplare di solidarietà costituzionale. Il raccordo fra la tensione del volontariato e l'impegno delle istituzioni esige di essere ridisegnato a ogni passo nei suoi modi: come in un adolescente che cresce, al quale bisogna fornire abiti e scarpe adatti per continuare a camminare e a salire*. Queste parole si leggevano nel programma del terzo Congresso Nazionale dell'Archeoclub d'Italia, tenutosi negli scorsi giorni ad Agrigento. E per viva che fosse la tentazione della primavera agrigentina, con il suo orizzonte limpido e le sue distese di fiori e i templi greci svettanti nella valle, si finiva per non cedere e rimanere nella grande sala dell'albergo, dove si alternavano alla tribuna i protagonisti di quell'incontro tra professionisti e volontari (ma qui preferiscono dirsi «cultori») che sta divenendo una questione primaria nella nostra ricerca del passato. Ma perché accade questo, perché l'antica e radicata diffidenza dei professionisti comincia a cedere dinnanzi alle prospettive che offre loro la collaborazione di tanti che professionisti non sono, ma che nelle varie associazioni volontarie hanno ormai raggiunto le centinaia e centinaia di sedi, le decine e decine di migliaia di aderenti? Ne abbiamo parlato, tra l'altro, con gli amici di Torino, giunti qui in gruppo, e abbiamo trovato una serie di ragioni, su cui vale la pena di riflettere, perché è una riflessione che coinvolge l'avvenire stesso dell'archeologia. ** Anzitutto, i volontari si sono ormai resi conto che la loro opera non può svolgersi fuori o contro quella dei professionisti, bensì come sussidio e integrazione. In altri termini, sono i professionisti che debbono guidare i volontari, scegliere i modi in cui giovarsi della loro opera, porre a questa limiti ben precisi. Ma, entro i limiti, testa poi uno spazio? Occorre riconoscere che resta, anche nel caso-limite degli scavi, che non è l'unico ma è il più ambito dai «cultori». Non si tratta certo di aprire le porte a coloro che, con comprensibile disprezzo, i professionisti chiamano 'archeologi della domenica». Eppure... Vediamo che cosa è accaduto recentemente in Calabria. Gli scavi che riportano alla luce l'antica Skylletion greca, Scolacium romana, sono diretti ovviamente da un professionista, Ermanno Arslan, e collaborano con lui altri professionisti. Ma è stato accolto anche un gruppo di volontari dell'Archeoclub, con il seguente programma: ripulitura razionale della vegetazione; ricognizione sul terreno circostante; raccolta in superficie dei resti ceramici, con pulitura e catalogazione; rilievo delle strutture a diversi livelli; ricerche negli archivi locali. Subito ci si è accorti che qualche «non professionista» ha invidiabili qualità professionali. Chi meglio del laureato in botanica può definire i caratteri della vegetazione? Chi meglio del laureato in architettura può effettuare i rilievi? Chi meglio dell'esperto in archivi può interpretate i documenti sul territorio? Così la ceramica del IV-VI Secolo d. C presente nell'area del Convento dell'Osservanza ha suggerito che proprio 11 sorgesse il «Monastero Castcllense» di Cassiodoro; e un manoscritto locale l'ha confermato. ** Un'altra zona in cui da tempo si svolge la collaborazione tra professionisti e volontari è l'Etruria meridionale. Qui un'associazione volontaria, i Gruppi Archeologici d'Italia, collabora allo scavo della villa romana della Seivicciola, presso Ischia di Castro. Emergono sempre nuovi ambienti dell'edificio; c'è un'area per la produzione agricola, e una necropoli longobarda posta nelle vicinanze attesta la continuità della vita sul luogo, con armi, monete, iscrizioni che gettano nuova luce su questa gente «barbari ca». I volontari, dunque, non fanno scavi per proprio conto, ma collaborano agli scavi nei limiti e con i aiteti indicati dai professionisti. A chi pensasse che si tratti di una soluzione troppo avanzata, troppo rischiosa del rapporto tta gli uni e gli altri, raccomandiamo di leggere alcune autorevoli riviste straniere di archeologia, ad esempio quel la che intitola una sua rubrica: «Dove farete scavi questa estate?». E aggiunge una serie innumerevole di luoghi. In Italia, come si vede, siamo più prudenti e più attenti. Ma che, entro questi limiti, i volontari servano e molto, perché negarlo? Per ora e per un lungo tempo prevedibile, i professionisti sono pochi, disperatamente pochi. C'è un altro aspetto da considerare. Le associazioni volontaristiche sono eminentemente locali, articolate soprattutto per Comuni. Ebbene, l'esperienza locale è insostituibile, la conoscenza diretta e la frequentazione conti nua dei luoghi offre possibilità impensabili per chi si trova nelle grandi sedi. Ciò significa che dalla periferia possono giungere segnalazioni preziose di ritrovamenti casuali, di emergenze improvvise per circostanze dipendenti dalla natura (smottamenti, frane e simili) o dagli uomini (costruzioni di case, strade e così via). Valga un esempio, quello della totre quattrocentesca del Bagno nell'isola di Capraia. Posta a pochi metri dal mare, in un luogo affascinante dal punto di vista paesaggistico e quindi meta continua nell'estate di bagnanti che si fermano proprio alla sua ombra, chi se non l'Archeoclub locale era in grado di individuare, con l'osservazione visiva e con la documentazione foto- ftafica, le crescenti crepe alla ase dell'edificio? Donde la segnalazione e l'intervento della Soprintendenza responsabile. Ma vediamo il caso di vere e proprie scoperte. Il Gruppo Archeologico Romano ha ritrovato recentemente, presso un casale abbandonato nel territorio di Ncpi, un'importante iscrizione che contiene la dedica a Diana da parte di due personaggi della famiglia Mummeia. Solo percorrendo palmo a palmo il territorio, per passione e in ampi gruppi, possono avvenire scoperte simili. L'importante è poi che l'impresa si concluda come quella ora detta: 'Dell'importante scoperta è stata tempestivamente informata la Soprintendenza archeologica per l'Etruria meridionale*. A guardar bene, il volontariato (sempre quello affidabile e controllabile, s'intende) opera a due livelli: anzitutto, come abbiamo visto fin qui, per passione ed esigenza di cultura-, inoltre, e non è un aspetto di minor conto, per aspirazione di avvenite. Migliaia di giovani, infatti, chiedono non solo che cosa sia l'archeologia, ma anche se e come possa aprirsi in essa una prospettiva professionale. Ebbene, questo intento, un tempo utopistico, comincia ad apparire realizzabile quando si pensi alle cooperative locali che offrono servizi, e che a più riprese lo Stato e i privati hanno utilizzato. Casi come quello della legge 285 di qualche anno fa, o dei recenti «giacimenti culturali», mostrano che si tratta di ipotesi reali. Inoltre c'è il turismo, che richiede sostegni competenti. E c'è l'iniziativa privata (industrie, banche, enti vari), che si muove sempre più verso l'archeologia finanziando mostre, convegni, ricerche; né le forze dei professionisti bastano certo, specie quando le iniziative sono locali. Il volontariato, purché operi sotto il controllo dei professionisti, è dunque la naturale riserva per tutto ciò, nel comune intento di proteggere e di valorizzare il nostro amplissimo patrimonio di civiltà. Che fascino, il dibattito su questo complesso di problemi in intenso divenire! Pazienza per la primavera siciliana, che attendeva fuori. Sabatino Moscati

Persone citate: Casi, Ermanno Arslan

Luoghi citati: Agrigento, Calabria, Ischia Di Castro, Italia, Torino