Dieci arresti fra le nuove Br di Cesare Martinetti
Pieci arresti fra le nuove Br Perquisite abitazioni di terroristi a Roma, Venezia, Firenze e Genova Pieci arresti fra le nuove Br Una ventina di persone fermate - Napoli al centro dell'operazione - Trovati armi e molti documenti Particolarmente colpita l'Unione comunisti combattenti, che rivendicò l'assassinio del generale Giorgieri ROMA — Cento perquisizioni, una ventina di fermi in tutt'Italia, dieci arresti a Napoli, un po' di armi ritrovate, molti documenti che 11 ministero dell'Interno definisce di natura 'eversiva», un'operazione in corso in varie città dalla fisionomia ancora misteriosa, ma sulla scia degli ultimi arresti di brigatisti, veri e presunti. Oggi si saprà qualcosa di più. Ieri le notizie fornite a Roma da polizia e Ugicos sono state molto scarne. Si sa che le perquisizioni (ordinate dalle procure di Roma e Venezia) sono state compiute anche a Firenze, Napoli, Genova e in alcune località minori del Nord. Non sarebbe che il seguito dell'operazione del 23 aprile scorso in cui caddero sei persone, tre uomini e tre donne, a Torino, Ventimiglla e Roma, accusate di associazione sovversiva e partecipazione a banda armata e sospettate di far parte dell'area di fiancheggiamento dell'Unione comunisti combattenti — la «seconda posizione» nella scissione delle Brigate rosse — che ha firmato l'omicidio del generale dell'aeronautica Licio Giorgieri. Napoli e Salerno sono, per l'appunto, al centro della vasta operazione antiterrorismo. Gli agenti della Digos hanno eseguito nei capoluoghi campani centinaia di perquisizioni. Secondo le prime, vaghe informazioni trapelate malgrado il riserbo mantenuto dagli inquirenti, le persone arrestate sarebbero almeno dieci. Nelle loro abitazioni sono stati sequestrati armi e documenti sulle attività del Partito comunista combattente e dell'Unione comunisti combattenti. Ieri non sono stati emessi ordini di cattura, solo mandati di perquisizione. I fermati (una ventina) e gli arrestati sono stati trattenuti in seguito e per effetto di ciò che era stato trovato nelle loro abitazioni: qualche arma, ma soprattutto molti scritti. Forse anche qualche documento dell'.Ucc, che negli ultimi mesi ha prodotto un paio di volantini (quello di rivendicazione dell'omicidio del generale Giorgieri fu diffuso contemporaneamente a Roma, Milano, Torino, Genova) e un lungo «saggio» — intitolato «Come uscire dall'emergenza' — che rappresenta il documento ideologico-guida di questa nuova formazione eversiva. La sensazione è che l'operazione di ieri sia una specie di rete gettata nel mare dei possibili fiancheggiatori deU'«Ucc», con la speranza di trovare qualche militante delle nuove Brigate rosse la cui forma organizzativa appare del tutto diversa da quella del passato. Pochissimi sono i clandestini «regolari» (forse solo i latitanti), vecchi militanti nel passato vicini a formazioni semiterroristiche, giovanissime ultime leve. Due dei perquisiti a Roma, tanto per fare un esempio, sono ragazzi di 22 e 23 anni, mai coinvolti in precedenti in¬ chieste sul terrorismo. Lo spaccato più significativo della composizione dell'«Ucc» l'ha dato a gennaio l'operazione dei carabinieri che ha portato in carcere tre persone, arrestate dopo una sparatoria sulla Via Nomentana: Paolo Cassetta, Geraldina Colotti e Fabrizio Melorio. Da quei tre arresti è partita la prima vera inchiesta sull'.Ucc» — fino ad allora una casella vuota e senza nomi nel panorama delle indagini di terrorismo — che aveva firmato (oltre ai numerosi documenti) soltanto il ferimento del consigliere economico della presidenza del Consiglio Antonio da Empoli, avvenuto un anno prima, durante il quale rimase uccisa una ragazza del commando, Wilma Monaco. Il 24 aprile sono stati arrestati — e gli ordini di cattura del sostituto procuratore Domenico Sica sono stati confermati dal tribunale della libertà — Nicola Sergio Serrao e Giuliana Zuccaro a Torino, Marco Pisano ed Helen Codd a Ventimiglia, Francesca Di Mitrio (ricercata da tempo e condannata a cinque anni nel processo a Guerriglia comunista) e Mauro Malasplna a Roma. Tutti collegati in qualche modo alla comunità italiana di Barcellona. In gran parte sono stati poi scarcerati per mancanza di indizi dalla magistratura: si tratta per lo più di «ex» del movimento, più vicini a traffici di stupefacenti che a vere e proprie trame eversive. Tuttavia sembra chiaro che in Spagna qualche punto di appoggio ai nuovi terroristi italiani c'è, se più di una pista ha portato gli inquirenti italiani sulle tracce della comunità di Barcellona. Ne parlerà oggi con 11 collega spagnolo 11 nostro ministro dell'Interno Scalfaro, giunto ieri sera a Madrid per firmare un accordo bilaterale di collaborazione nella lotta contro la criminalità organizzata e il terrorismo. Cesare Martinetti
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