Sale la stella di Cuomo di Ennio Caretto

Sale la stella di Cuomo I democratici e i sondaggi puntano sul governatore Sale la stella di Cuomo Le ultime resistenze: «Accetterò la candidatura, se la offrirà il partito, saltando le primarie)) - Caso Hart: «In tutti gli armadi c'è qualche scheletro» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — A quattro giorni dalla scomparsa di Oary Hart dalla scena politica, in seno al partito democratico si è formato un movimento popolare per portare Mario Cuomo alla Casa Bianca. Il governatore italo-americano di New York, non candidato dallo scorso febbraio, quando annunciò che non avrebbe preso parte alle elezioni primarie, figura in testa al sondaggio d'opinione condotto dalla rivista Time col 28 per cento dei voti. Quasi dimenticato il mese scorso, all'ascesa della stella di Hart, Cuomo appare oggi ai democratici l'anti-Reagan, l'uomo che può cambiare il volto dell'America, il loro salvatore: l'invocazione del suo nome dalla base giunge sempre più forte ai vertici del partito. Il movimento, che include leader prestigiosi come il sindaco di New York Edward Koch, ha una strategia precisa: rafforzarsi con impeto tale da costringere la Convention dell'estate '88 ad assegnare la candidatura alla Casa Bianca a Cuomo, nel caso che nessuno degli altri candidati ottenga la maggioranza assoluta. E' una strategia che ha un corrispettivo in campo repubblicano, dove a loro volta i sostenitori del capo di gabinetto Howard Baker sperano di Imporre il loro uomo a una Convention lacerata da molte e deboli candidature ufficiali, come quelle del vicepresidente Bush e del senatore Dole. Intervistato alla tv, Cuomo ha dichiarato per la prima volta che, su richiesta unanime del partito, egli si presenterebbe candidato alla presidenza, «con buone speranze di riuscire e di fare bene-, Cuomo ha spiegato le sue obiezioni alle primarie: uomini già assorbiti, come lui, da cariche difficili e delicate, ha detto, non possono affrontarne la fatica né i pericoli, né tanto meno addossarli alle famiglie. Il governatore ha ricordato che due dei presidenti a cui si ispira, Lincoln e Roosevelt, furono scelti dai partiti alla Convention, non condussero una campagna elettorale. Assente Cuomo, le primarie democratiche sono incominciate in pratica l'altro ieri: i candidati si sono precipitati in massa nello Iowa a contendersi le spoglie di Gary Hart. Lo Iowa è lo Stato dove il prossimo gennaio avrà inizio coi «caucus» (voto a voce) il processo elet¬ torale: insieme con lo Stato del New Hampshire, dove afebbraio s'inaugurerà il ballottaggio vero e proprio, esso determina i piazzamenti alla partenza. Giornali e radio tv hanno alimentato la febbre da primarie con sondaggi d'opinione, interviste, rivelazioni. Di colpo, dalle boccaccesche storie sulla affossatrice di Hart, l'attrice Donna Rice, tra gli altri amica, si è scoperto, del miliardario saudita Kashoggi, del principe Alberto di Monaco, e di vari divi dell'Olimpo rock, l'America è passata a un traumatico confronto con un gruppo di politici che non conosce e di cui forse diffida. L'esito non è stato confortante. La stragrande maggioranza degli elettori, il 67 per cento secondo il quotidiano Usa Today, non sa come orientarsi: condanna inoltre i mass media, nella misura del 64 per cento, scrive il Los Angeles Times, per la loro interferenza nella vita di Hart. La domenica di fuoco dello Iowa, dominata da tre uomini, il governatore del Massachusetts Dukakis, il senatore del Delaware Biden e il deputato del Missouri Gephardt, ha lasciato cosi l'amaro in bocca a molti. L'unica nota positiva l'ha fornita Mario Cuomo: 'Tutti gli armadi nascondono gualche scheletro — a meno che uno non sia San Francesco d'Assisi', ha detto il governatore italo-americano dello Stato di New York. Porse anche perché ha rifiutato di avanzare la sua candidatura, Cuomo l'altro ieri ha di nuovo ottenuto un grosso successo di pubblico alla tv. Tuttavia, senza precisare le percentuali, Usa Today e il settimanale Newsweek hanno dato in testa all'elenco degli aspiranti democratici alla Casa Bianca il reverendo negro Jesse Jackson, e il Los Angeles Times vi ha dato Dukakis. Senza affermarlo in modo esplicito, Cuomo ha indicato in sostanza che quasi nessun candidato alla Casa Bianca è in grado di sostenere l'esame a cui viene sottoposto dal mass media, e che occorre una riforma del sistema delle primarie. Con le loro spietate analisi del «death wish», la tendenza suicida di Hart, Time e Newsweek, che hanno posto l'ex candidato in copertina, hanno aggravato il disagio dell'America. Oggi, c'è la sensazione che quasi nessuno in questa vicenda si sia comportato bene. Ennio Caretto