Aiuto, arrivano i poeti di Gian Paolo Ormezzano
Aiuto, arrivano i poeti Aiuto, arrivano i poeti Sportineria di Gian Paolo Ormezzano Per ora la cronaca, la descrizione della festa napoletana per lo scudetto, una festa che è già cominciata anche se lo scudetto potrà essere matematico da oggi (e non è arcisicuro), prendono il sopravvento su altre considerazioni. La mole delle cose da vedere e — giornalisticamente — da riferire è in effetti enorme. Scrivi un lungo articolo, poi verifichi sugli altri giornali e scopri che hai dimenticato le corsie pedonali in azzurro, il marinaio negro verniciato (consenziente) di azzurro, la statua di San Gennaro con la mano che ha perduto tre dita e ora fa il segno V della vittoria, la tavolata gigante a Forcella, i pescatori di Posillipo con barche tricolori, l'eruzione artificiale pirotecnica del Vesuvio, i graffiti immensi, quasi murales; e molte frasi singolari e bellissime sugli striscioni (-Mio Napoli: quante lagrime per arrivare a questa meta»; e lo alzava venerdì con altri tifosi del quartiere, in una via collinare, il riconosciutissimo padre di quella Cristina Sinagra che reclama Maradona come papà del suo bebé); e-chissà-quante-altre-cose-ancora. Ma a scudetto acquisito i cronisti saranno progressivamente sostituiti, mentre la festa andrà avanti almeno sino al 17, giorno della chiusura ufficiale del campionato, dai saggisti, dai poeti, dagli storici. E' uno scudetto troppo importante, per geopolitica e sentimenti. Nessuno di quelli che su Napoli hanno qualcosa da dire o da ridire si perderà l'occasione. E stiamo parlando di centinaia di persone qualificate, autorizzate a scrivere. Aiuto. Lo abbiamo già detto, ora va urlato. Ci fanno una grande paura le interpretazioni -doverose-, imprescindibili, sullo scudetto del Napoli. Temiamo fortemente i letterati e l poeti che non sono mai andati al San Paolo e hanno pronti saggi e liriche di/da stadio, i sociologhi che adesso ci spiegheranno tutta Napoli vista attraverso il calcio, temiamo le tavole rotonde, i processi televisivi, gli evviva doverosi, la doverose perplessità, temiamo che Totò, magistralmente scomodato da Arpino, venga maldestramente usato da troppi. Temiamo i coloristi spinti, e temiamo anche gli snob, gli scettici, i disincantati di professione. Temiamo i socio-rovinologhi (cosa sarà di Napoli dopo la festa?) e i calcio-rovinologhi (cosa sarà del Napoli in. Coppa dei Campioni?). Ma temiamo su tutti, per Napoli a cui vogliamo bene, i grandi ritorni sulla scena della città dei suoi esuli (o fuggiaschi) importanti, quelli che di regola spiegano -con amore- i problemi, le miserie, le immondizie di Napoli stando negli attici romani o negli uffici napoletani, e che adesso si approprieranno dello scudetto per proclamare la loro eterna napoletanità e farsi belli di essa. Magari esibendosi, nel pieno della festa, in una visita alla loro cara città, visita reclamizzatissima da pronte interviste televisive. E per farsi scusare il ritardo, per negare la poca fede, diranno che arrivano -dopo- per scaramanzia, per paura di sovvertimenti in extremis della bella cosa, a parlarne troppo prima della definizione ultima. E così si proclameranno più napoletani di quei napoletani poveracci e indebitati che invece, a Napoli, hanno cominciato a fare festa già domenica scorsa. E li fregheranno ancora. M
Persone citate: Cristina Sinagra, Forcella, Maradona
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