Divi e veleno per cominciare

Pivi e veleno per cominciare Cannes, da oggi il 40° Festival - «Un homme amoureux»; apre la Francia Pivi e veleno per cominciare Subito una polemica: il direttore Jacob attacca Toscan du Plantier, autore di un duro articolo contro il presunto declino del cinema italiano DAL NOSTRO INVIATO CANNES — Prima polemica, modesta. «Se il declino dell'impero italiano è questo, evviva: auguro all'Italia di declinare in perpetuo». Gilles Jacob, il direttore del festival, ce l'ha con Daniel Toscan du Plantier, con quanto l'ex presidente della Gaumont ha scritto in un articolo intitolato appunto // declino dell'impero italiano: l'ondata del cinema italiano che con Fellini, i Taviani, Rosi, Scola travolge il festival di Cannes, che magari trascinerà con sé una Palma d'oro, «non pud dissimulare l'incredibile vuoto che circonda questi autori». Oltre loro c'è Comencini, e basta: «Monicelli e Risi sono caduti nel dimenticatoio della mediocrità; Cavani continua a girare, senza successo, sempre lo stesso film; Nanni Moretti sta facendoci aspettare troppo a lungo il proprio avvento come leader della nuova generazione...». Anche i Maestri del festival non convincono del tutto Toscan du Plantier («soprattutto rappresentano la sopravvivenza d'una fama mondiale che serve a procurare all'Italia finanziamenti stranieri»); non lo convincono la mancanza di attori giovani, l'inesistenza e impotenza dui produttori, lo stato di decrepitezza in cui il potere pubblico italiano ha lasciato cadere il cinema. Insomma: «La sfilata probabilmente meravigliosa delle immagini italiane a questo festival di Cannes 1987 ha il sapore di un ultimo valzer». Il direttore Jacob nega, polemizza, offre una testimonianza per lui decisiva: «Il breve brano de L'ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci che proietteremo stasera alla cerimonia inaugurale è uno splendore, è di una bellezza tale da farti cadere per terra. Questo sarà l'anno di Bertolucci e del suo film». Cosi gli italiani trovano modo di essere protagonisti sin dal primo giorno, ma la prima modesta polemica resterà probabilmente isolata: «Temo che polemiche non ce ne saranno», prevede Jacob. «Ormai a Cannes, dove non ci si scandalizza di nulla, per suscitare polemica bisogna almeno uccidere padre e madre. A me dispiace. Pagherei per avere un Ùltimo tango a Parigi* ma non c'è, non esiste». Esistono sempre meno, dice, anche i kolossal, i film immensi alla maniera di Coppola, Cimino, Sergio Leone: «Non si fanno più, costano troppo». Esiste sempre meno cinema politico, sempre più cinema dei sentimenti. Vedendo le centinaia di film internazionali tra i quali ha fat¬ to le sue scelte, rivedendo decine di film del passato presentati a Cannes da cui ha estratto citazioni per l'opera celebrativa Le cinema dans les yeux, s'è accorto di una cosa: «L'arte della messa in scena, la regìa, non ha molto progredito e ha sempre maggiore difficoltà a manifestarsi, nel prevalere di film banalizzati adatti alla tv». Una nostalgia struggente abita il suo film-memoria, dice Jacob, ma anche altri film, a esempio quelli di Fellini e di Linsday Anderson: «E' triste vedere il passare del tempo nella facce di divi che sono stati simboli di bellezza, fulgore, vitalità». Alla fine, il Festa-Festival che celebra i propri quarant'anni gli appare in qualche modo contraddittorio rispetto allo stato del cinema: «Cannes tenta di eclissare inquietudini che sono invece enormi». 1.1, 1 Peter Coyote e Greta Scacchi in «Un homme amoureux», il film della Kurys che apre il festival

Luoghi citati: Cannes, Italia, Parigi