In Puglia ancora delfìni morti

In Puglia ancora delfìni morti Una strage senza precèdenti, ma il mare non risulta avvelenato- In Puglia ancora delfìni morti Ritrovate altre due carcasse (34 in tutto) - Unica certezza: la morìa non è provocata dai bidoni della Cavtat affondata nel Canale d'Otranto 10 anni fa • La soluzione del giallo sarà forse nei risultati delle analisi delle acque DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BARI — Delfini e tartarughe marine continuano a morire nel Canale d'Otranto. Ma il mistero incombe ancora su questa strage che non ha precedenti dall'inizio del secolo nel bacino del Mediterraneo. Dal 14 febbraio — giorno in cui si è scoperto sulla spiaggia di Otranto 11 primo delfino morto — sono trentaquattro i cetacei e 180 le tartarughe uccisi da cause ancora misteriose. Si attendono i risultati di analisi delle acque e dei fanghi raccolti sul fondo del Canale d'Otranto da parte dell'Istituto di biologia marina dell'Università di Bari e dell'Istituto talassografico di Taranto. Ma da primi, sommari accertamenti, si esclude che il mare, sia in pieno Canale sia lungo il litorale, da Nord di Otranto fino a Gallipoli, nell'arco ionico del Golfo di Taranto, ci sia inquinamento chimico. *In altri termini — spiega il pretore di Otranto, dottor Ennio Clllo — i veleni chimici che erano nei bidoni a bordo della nave "Cavtat", che affondò in mezzo al Canale d'Otranto dieci anni fa, non sono fuoriusciti e non hanno prodotto inquinamento, quindi non c'entrano con la strage di delfini. Le acque sono nella media del mare pulito, da 1 a 10 microgrammi. I fanghi intorno ai 10 microgrammi*. Allora chi ha ucciso e continua a uccidere delfini e tartarughe? Il dottor Cillo scuote 11 capo: 'Attendiamo che le analisi sui reperti degli animali morti ci chiariscano il mistero*. Bisognerà aspettare forse una ventina di giorni ancora. Nel frattempo, altri due delfini sono stati trovati morti in mare sabato 25 e mercoledì 29 aprile. Si trovano anch'essi in un locale del museo comunale di storia naturale del Salento di Calimera, un comune a pochi chilometri da Otranto. H direttore è Roberto Basso. Dice: *La morìa continua senza sosta. Colpisce specie marine, come i cetacei e le tartarughe, che sono fra le piii robuste e resistenti della fauna mediterranea. E' evidente che le cause sono traumatiche, ma quali? Ci sono esperti internazionali di biologia marina che finalmente stanno affrontando questo mistero con la speranza di risolverlo il più rapidamente possibile*. Al museo funziona un pronto intervento ventiquattr'ore su ventiquattro. Prestano la loro opera una trentina di volontari che si muovono su segnalazioni di pescatori e delle Capitanerie di porto del basso Adriatico e dello Ionio. Ma è una collaborazione giunta solo recen¬ temente, quando il fenomeno ha cominciato ad assumere proporzioni preoccupanti. All'inizio nessuno dette molta importanza all'allarme lanciato dal naturalisti che fanno capo al museo di Calimero. •/I Comune ha allestito sette acquari da tremila litri d'acqua ciascuno nel locali del museo dove abbiamo ricoverato ventiquattro tartarughe ancora in vita*, dice Roberto Basso, che continua a polemizzare per interventi ancora sporadici, certamente non all'altezza di un fenomeno che coinvolge una larga fetta del Mediterraneo, non solo il Canale d'Otranto. 'Alla segreteria del museo giungono in continuazione segnalazioni di avvistamenti di delfini e di tartarughe. I volontari partono, prelevano gli animali, spesso si tratta di veri soccorsi in alto mare. Non è facile estrarre dalle acque delfini che pesano tra il quintale e il quintale e venti, specialmente se già morti o in avanzato stato di decomposizione*, racconta Basso. Secondo il direttore del museo, la moria avrebbe proporzioni ben più vaste, anche se 1 dati certi in possesso (1 resti degli animali morti e fotografie scattate nelle zone di localizzazione) parlano di trentaquattro cetacei e 180 tartarughe uccisi. 'Specialmente per le tartarughe — sostiene Roberto Basso — sono convinto che la cifra è solo il dieci per cento della moria reale. Si tratta di animali piccoli che facilmente sfuggono ai controlli. Poi chissà quante che sono andate a morire sul litorale potrebbero essere-state divorate da cani o da altri animali randagi*. Vito Cimmarusti

Persone citate: Cillo, Ennio Clllo, Roberto Basso