Barbie fu spia di Bonn di Alfredo Venturi

Barbi® fu spia di Bonn» Dal '47 lavorò per gli Usa e la Repubblica Federale: lo scrìve «Stern» Barbi® fu spia di Bonn» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BONN — Klaus Barbie uomo della Gestavo? Certamente: è proprio per questo, e per ciò che in questa veste combinò in Francia, che l'ex ufficiale nazista si prepara a affrontare 1 giudici di Lione. Ma l'identificazione BarbieGestapo non esaurisce il personaggio: dopo la guerra, infatti, quel reduce un po' particolare rimase disoccupato soltanto per poco. Poi trovò lavoro: prima nel servizi segreti tedeschi, poi con gli americani. Con contatti e coperture ramificati anche In Francia e Gran Bretagna. La sconcertante rivelazione compare sul settimanale Stern, nel numero in distribuzione domani. n racconto è circostanziato, e si appoggia sulla convincente testimonianza di John Loftus. Costui è uno dei magistrati americani che affrontarono, nell'immediato dopoguerra, il tragico contenzioso dei crimini nazisti. Loftus, a sua volta, basa le sue informazioni su documenti dei servizi segreti americani, ai quali finora nessuno aveva avuto accesso. Ne risulta che Klaus Barbie, ancora fresco delle atrocità di Lione, lavorò fin dal '47 per l'organizzazione Gehlen. Era il primo nucleo del controspionaggio tedesco, destinato a svilupparsi nel Bundesnachrlchtendienst (Bnd: servizio federale d'informazione). Forse quelli della Gehlen ignoravano le imprese di Barbie? C'è da dubitarne. Ne erano perfettamente informati, per esempio, gli americani. E' proprio per questo, racconta Loftus, che il Oc, 11 servizio d'informazioni delle forze armate Usa, decise di sottrarre l'agente Barbie all'organizzazione tedesca. Non si voleva, spiega 11 magistrato americano, che troppi criminali di guerra affollassero 1 ranghi della Gehlen. Strano modo, In verità, di affrontare la questione: non potevano smascherarlo, denunciarlo? Del resto lui, Barbie, pur lavorando per 11 Oc, e pur ricevendo compensi dalla da, continuò a passare di nascosto le sue informazioni ai servizi tedeschi. Durò per anni: fino al trasferimento in Bolivia. Lo Stern sottolinea come Franoois-Poncet, alto commissario di Parigi nella Germania occupata, abbia garantito copertura a quell'agente cosi poco presentabile, soprattutto per un francese, n settimanale affronta poi un altro capitolo della vita di Barbie: la vicenda della mancata estradizione in Germania. Questa volta la fonte è bolivlana: Gustavo Sanchez. sottosegretario all'Interno nell'83. Il governo tedesco, ricorda Sanchez, di prendere in consegna 11 suo criminale di guerra non ne voleva proprio sapere. Ragioni tecniche, intralci giuridici, spiegava l'ambasciatore Cadde cosi nel vuoto l'invito del presidente boliviano, Siles Suazo, che aveva pregato 1 tedeschi di caricare Barbie sul primo aereo. Più tardi, ricorda Sanchez, l'ambasciatore forni una spiegazione più credibile. Non erano ragioni tecniche, non ragioni giuridiche alla base della mancata ospitalità tedesca. Erano ragioni politiche: nell'83 la Germania si trovava in campagna elettorale, l'arrivo di Klaus Barbie, questa la grande preoccupazione, poteva suscitare nel Paese un risentimento dannoso ai partiti di governo. Le rivelazioni di Stern sono destinate a riproporre l'annoso problema della imperfetta denazificazione del Paese. Alfredo Venturi