Dagli Usa arrivano i Dink doppia entrata niente figli

Settimanale della casa e del tempo libero Settimanale della casa e del tempo libero Dagli Usa arrivano i Dink doppia entrata niente figli LUI resta fino a ore assurde In ufficio, lei non smonta un minuto prima: insieme assommano una media di cento ore lavorative la settimana e uno stipendio di primissimo ordine. Nessuno dei due ha tempo per preparare cena la sera, con grande gioia dei padroni dei ristoranti alla moda e del fruttivendoli coreani che non hanno mai venduto tante insalate pronte come ora. Ma, soprattutto, sulla loro agenda non c'è un ritaglio di tempo per mettere in cantiere un tiglio. Qualcuno lo desidera, ma poi in pratica, tenendo conto degli impegni già programmati, ne potrebbero riparlare solo fra una decina di anni. Troppo tardi. L'America, seguendo una consolidata abitudine llngulstkco-soclologica, li ha già etichettati: si tratta dei Dink (double-income nokids), di quelle coppie, prodotto tipico ed esportabile della Me-generatlon, che tra figli e carriera ha scelto la seconda, decidendo razionalmente di liberarsi dalla schiavitù di neonati che frignano, di bambini che sporcano, di adolescenti che consumano, per gettarsi in quella più dorata e redditizia di professioni a tempo cosi pieno che più pieno non si può. Nel 1960 le coppie senza figli rappresentavano negli Stati Uniti 11 13% di quelle sposate, adesso sono il 29%, 11 che significa che una donna ogni quattro non diventerà mai madre, mentre nel '60 solo una ogni dieci faceva la stessa scelta, i I demografi davanti a questo nuovo ritratto a due facce della famiglia americana sottolineano che si tratta di una tendenza preoccupante soprattutto se si considera che quella attuale è la generazione nata tra U '46 e U '64, 76 milioni di americani venuti alla luce nel periodo del VIAGGIARE con tanti bagagli. portandosi dietro un pezzo di casa, uno scampolo di camera da letto o ~n angolo d'armadio, è ornici inaccettabile. Persino le «star hollywoodiane» oggi si muovono con disinvoltura riducendo al minimo indispensabile le loro valigie. Eppure restano memorabili gli arrivi nei grandi alberghi del personaggi famosi all'inizio del secolo. H principe Antonio De Curtis, il grande Totò, viaggiava con un interminabile e sontuoso set di valigie in pelle chiara. Oggi non c'è più traccia di simili stravaganze, si tende a semplificare ogni spostamento scegliendo bagagli pratici, poco ingombranti e soprattutto adatti al tipo di viaggio. La valigia più diffusa è quella che misura 60 em di lunghezza per 40 di larghezza con uno spessore che va dal 10 ai 20 cm, e può contenere 11 bagaglio di una persona per tre o quattro giorni, o quello di due per un weekend. Da questa misura base con un aumento da 5 a 10 cm per volta, si aggiungono le altre valigie che compongono il classico set, in genere formato da tre pezzi Acquistarne uno nuovo non è facile, bisogna privilegiare la qualità e non badare troppo al prezzo perché un baby boom, un potenziale di possibili padri e madri numeroso come non s'era mai visto prima. Ma è un trend difficile da modificare. Più ricchi dei loro coetanei depauperati da costosissimi omogeneizzati, ciripà, e complesri vitaminici destinati ai figli, i Dink possono permettersi appartamenti superacces«oriati'—1 la. televisione con 11 mega schermo è 11 totem onnipresente — e arredati con la supervisione dell'architetto (tanto \l bambini non imbratteranno le sofisticate poltrone bianco panna e non lasceranno di¬ tate su delicati ripiani di cristallo); possono tenere nel loro garage automobili costose (la Bmw rigorosamente biposto è al top del loro desideri); possono iscriversi ai club più prestigiosi, anche se in realta non si capisce bene quando li frequentano, visto che devono fissare sull'agenda anche gli appuntamenti.. pejf^i» cene,bi pomuhe e, nei perjcdl di superlavoro, persino per 11 sesso. Sotto il microscopio del sociologi che li stanno analizzando spiando, esaminando, i Dink appaiono soddisfatti di sé, realizzati, privi di ripensamenti. Sono il solo gruppo sociale che ha aumentato U suo potere di acquisto nel confronti delle precedenti generazioni. E' ovvio: mai i figli sono stati cari come ora. I sociologi Giampaolo Fati ris e Vittorio Mortara, spioni del nostri comportamenti sociali, inserirebbero i Dink tra gli emergenti, uno degli otto gruppi in cui hanno diviso la popolazione italiana. I Dink made in Italy sono un sottogruppo che scaturisce dall'incrocio tra i dati Istat sul numero delle famiglie italiane senza figli (tre. milioni e 264 mila, il 18,3% del totale) con alcune caratteristiche sociologi-, che della coppia: 1 coniugi sono entrambi in carriera, non timbrano il cartellino (dovrebbero crearne di appositi extra long), dispongono di potere d'acquisto e titoli accademici superiori alla media, conducono una vita intensa di relazioni sociali, viaggiano più che gli altri italiani e, soprattutto, sono convinti che se avessero dei bambir* non potrebbero" Matìterfer*' I8";ét!èss6 tipo di vita che hanno scelto per loro due. Eppure si tratta in molti casi di una vita improntata a stress di lavoro più pesanti che non quelli procurati da un paio di figli. E' quella, ad esempio, scelta da Marisa Bellisario, capostipite dei Dink, che ha più volte pubblicamente affermato di aver rinunciato ai figli per potersi dedicare alla carriera. Tre cani e quattro gatti attendono la Bellisario e suo marito Lionello Cantoni nei loro ritorni manageriali a casa, 11 sabato, la domenica e in poche altre feste comandate. In mancanza di bambini spesso per i Dink gli animali funzionano da validi succedanei. Come per la Bellisario, escludere 1 figli dalla programmazione della vita famigliare è stato quasi gioco

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