Al Cairo la prima volta di «Celeste Aida»

Al Cairo laprimavoltadi «CelesteAida» Al Cairo laprimavoltadi «CelesteAida» . \T ON rientra nelle <(l\ mie abitudini ^ comporre pezzi di circostanza...» Con l'usata franchezza, scrivendo nell'estate del 1869 a Draneht Bey, sovrintendente dei teatri egiziani, Giuseppe Verdi declinava l'invito a scrivere un inno per l'inaugurazione del nuovissimo Teatro dell'Opera del Cairo. Eretto a tempo di primato da un'impresa e da maestranze italiane, su progetto dell'architetto udinese Andrea Scala, 11 teatro apriva 1 battenti con 11 Rigoletto, la sera del 1' novembre: era il preludio musicale al maggior evento nella moderna storia dell'Egitto, l'apertura del Canale di Suez, solennemente avvenuta due settimane più tardi. Ma il rifiuto verdiano non disarmò Draneht Bey, che agiva al diretti ordini del suo potente padrone, il Khedivé tornali pascià, viceré d'Egitto. Non più un semplice inno, ma un'intera opera d'ambiente egiziano venne richiesta a Verdi nella primavera del •70. Stavolta il musicista accettò, non senza aver posto condizioni alquanto .onerose: ben 150 mila franchi-ora restando libretto e partitura in piena proprietà dell'autore in tutte le contrade, con la sola esclusione del committente Egitto. La nuova opera, Alda, sarebbe andata in scena al Cairo nel gennaio del successivo '71. Dopo la prima parigina del Don Carlos Verdi s'era accordato t*e anni di riposo: ora, nella quiete di Sant'Agata, si pose al lavoro con rinnovato vigore giovanile, mentre a Parigi si approntavano le scene e 1 fastosi costumi per la grande prima del Cairo. Al celebre egittologo francese Auguste Mariette era dovuto l'abbozzo di Aida, al librettista, pure francese. Du Lode la sceneggiatura. E Verdi si assicurò la collaborazione, quale librettista italiana del lecchese Antonio Giusi anzoni, devolvendo a suo favore un compenso di 5000 franchi A mano a mano che Ohlalanzonl gli Inviava gli atti di Aida, Verdi provvedeva a musicarli, non senza Intervenire con richieste di modifiche è di ritocchi, di suggerimenti. Quattro mesi di intenso lavoro: tra agosto e novembre Aida veniva recata a termine, e il musicista era in grado di onorare la ■ scadenza contrattuale. Ma nè Verdi né gli egiziani potevano prevedere gli sviluppi della situazione Varo Estratto d europea: 11 clima di ottimismo e di pace che aveva dominato le feste per l'apertura del Canale — intorno all'imperatrice Eugenia erano sovrani, prin¬ Disfatta francese a 8edan e assedio di Parigi, la città ove erano pronti ma inaccessibili scene e costumi per Aida; di qui la necessità di un rinvio alla stagione successiva. Cavallerescamente riconoscendo la eausa-di forza maggiore. Verdi rinunziò ad un paragrafo del contratto che gli avrebbe assicurato la disponibilità di Aida: al teatro del Cairo egli riconosceva la precedenza sulla Scala per la presentazione dell'opera nuovissima. La data venne fissata per il 24 dicembre, viglila di Natale e giorno genetliaco del Khedivé (alla Scala Aida andò In scena l'8 febbraio 1872). Nell'Imprevisto periodo d'attesa si perfezionarono le scritture degli interpreti: fallite le laboriose trattative con Angelo Mariani, 1 cui rapporti con Verdi s'erano incrinati, causa non ultima la comune simpatia dei due artisti per Teresa Stolz, la direzione dell'orchestra venne affidata al cremascò Giovanni Botteslni. anche gran virtuoso del contrabbassa La direzione della messa In scena fu data a Carlo d'Orme ville, librettista e impresario romano. Di buon rilievo 1 cantanti, a cominciare dalla protago¬ i Carne Xtiebig. cipi e dignitari d'ogni Paese, primo fra tutti Franz Josef — em rapidamente mutato, e Napoleone m aveva dichiarato guerra alla Prussia. nista Antonietta Anastasi Pozzoni, anche se 1 nomi migliori ovviamente erano riserbati alla Scala; tra questi la citata Teresa Stolz, per la quale Verdi aggiunse espressamente un'aria, «O cieli azzurri., che non figurava nell'edizione del Cairo? Poco propenso ad un viaggio marittima Verdi non volle recarsi al Cairo, ma segui con attenzione grandissima le notizie sulla preparazione e sulle prove, apportando modifiche sino all'ultimo: ancora pochi giorni prima dello spettacolo comunicava al Botteslni una nuova stesura del duetto Alda-Amneris nell'atto seconda perché «la stretta che vi era mi è parsa sempre un po' comune...». n successo si delincò sin dalla prova generale, alla presenza del Khedivé, protrattasi dalle sette di sera alle tre e mezzo del mattino. A Verdi telegrafarono 11 Khedivé e il maestro Botteslni, che dava notizia del gran successo: «Vedremo se sarà - confermato — commentava l'autore con una punta di saggio scetticismo — perché non bisogna crederci troppo ai telegrammi fatti dopo la pri- . ma recita cta Guido Piamente I