Aspettando Dracula

Aspettando Oracela Aspettando Oracela Per concessione della Marietti, anticipiamo un capitolo da •L'ultima notte» di Furio Jesi, in libreria a metà mese (pp. 96, 15.000 lire). QJUANDO apparvero avevano scarsi contorni, affiora:vano zanne lupine e, sui corpi, zone pelose che parevano di coniglio. Ma, poiché amavano il buio e si rifugiavano negli angoli delle cantine, nell'ombra degli abbaini, ■■■olio le tettoie di polvere e di ragnatele, poteva essere solo illusione, e forse avevano corpo e volto di uomo. Non erano morti che battevano alla porta di notte. Come le creature cieche delle grotte fuggivano ogni filo di luce, fosse pure stata una lampada bassa e fuligginosa, e sfuggivano l'uomo. iì-joo?: Ernesto Gagliano MILANO — Che divertente viaggio ariostescó, pienti di piccole colline e magie, di rUlfe incantate e principesse e giocolieri, di scontri armati — anche se non sempre cavallereschi, ansi spesso sporchi e viziosi — e di bizzarre sparizioni: si intitola «La lunga notte» (Rizzoli, pagine 354, lire 22.000) ed è il terzo e più recente romanzo di Emilio Tadini, milanese, sessantanni quasi, pittore e critico, romanziere e vecchio lettore. Tutto comincia che c'è un tale, un giornalista (un -cronista., anzi) che ama il cinematografo quanto i semplici e multipli e sfaccettati spettacoli della vita. E' un curioso e uno spettatore delicato, e dunque è anche un poco all'antica; possiede dentro molti .pezzettini di vecchio: Non è adatto del tutto, cosi, al compiaciuto sobbollire del Grande Minestrone quotidiano: a lui le grida di a Mosca a Mosca, o piuttosto a New York, non dicono nulla. E quando poi invece delle vecchie biro e macchine per scrivere arrivano i computerà con le loro tristi scritte verdastre di mia domanda 6 malposta. e le loro opache accuse di •errore., non è ad una tecnica ma ad un ennesimo culto che il nostro cronista si rifiuta. Modernità, per lui, non significa necessariamente perdere ogni coerenza. Finisce allora con l'usare quel nuovo mestolo elettrico per minestroni computerizzati nel solo modo umanamente possibile: come un indice e un oroscopo. «Di cosa mi devo occupare», gli chiede, «qual è un tema dimenticato che piace?». La risposta è: «I tesori nascosti; il tesoro abbandonato dalla Wehrmacht In fuga nel 1945.. Ed ecco quindi il cronista (è Tadini? Lui mi dice di no, che non c'è autobiografia: «Mi serviva soltanto un personaggio debole che non prevaricasse sui fatti». Però, insisto, quel vostro comune amore per il cinematografo, per le grandi ombre romantiche che agitano vite enormi sullo schermo... ) partire con un fotografo verso i Laghi di Lombardia casi belli eccetera, attraverso un paesaggio alla Scortese di puttane e copertoni incendiati; un'acre discesa verso quel vecchio e solito Inferno che aspetta nelle prossime pagine attori del racconto e lettori, tutti quanti. Ariosto, avevo detto? Si, ma tradotto in picaresco; in gergo contemporaneo di immagini e parastrutture linguistiche. Il fotografo e il primo bozzetto .picaro. del viaggio. Come tutti i suol simili, miti cani addestrati alla caccia del .contemporaneo visivo., è un chiacchierone protervo, un orecchio-altoparlante alla moda, una radiolina. E lo raddoppia subito, in quel di Como, il fantasma del •raccoglitore di documenti.: lo scatenato incatenato archeologo locale eguale al Nord come al Sud, terrore e corrispondenti per i giornali dei capoluoghi. Costui pratica, invece, la più masochista delle conversazioni paraletterarie, allucinati monologhi ansiosi, labirinti di Impotenza, untuosità problematiche. Ma ha comunque la traccia, anzi l'indirizzo preciso di una Villa. Ci vive, camuffato dimenticato, un ex gerarca già capo di nondescritti Servizi Speciali della repubblichina fascista di Salò. Assieme all'antica amante. E qui il viaggio, il racconto già Ironico di per sé, entra nel tragicomico alla nordica delle barocche avventure del collaborazionista Louis-Ferdinand Celine, delle sue peregrinazioni tra le budella e dentro al più molle del ventre del Terzo Ketch in sfacelo. Con qualche riferimento — ah, cinema cinema — alle nostrane epopee del ridicolo del Fusco e Felltnt, Guerra e Tognazzi, Monlcelll e Gassman. Arrivano i tre alla villa, difatti (una sorta di mausoleo indù*trial-iettatorio tipo Casa Feltrinelli) che il gerarca giace appena cadavere al plano di sopra; e nell'atrio gestisce, recita, agisce con tutti i tics e Jtìteft dei suoi bei tempi la celebre Amante. <E' una ex commessa romana rapita in età minorenne dal gerarca romagnolo allora in divisa da spahis. meharista, cammelliere militare insomma: burnus, sciabola, mantello ripiegato alla Incontro con l'artista menteesce «La lunga notte» j j ■■- ■■ ì „.[• y- -^ffflJT*! ■-- ■ ■ O - ■<'--•• ■- --' Li

Persone citate: Ariosto, Emilio Tadini, Ernesto Gagliano, Ferdinand Celine, Furio Jesi, Gassman, Marietti, Tadini, Tognazzi

Luoghi citati: Como, Lombardia, Milano, Mosca, New York, Salò